Per avere un quadro aggiornato in cui si colloca l’iniziativa confederale e di categoria delle prossime settimane provo a consegnare al Comitato Direttivo una sintesi del confronto con il governo e sulla manovra finanziaria.
Il 27 novembre u.s. sono arrivate le convocazioni a Palazzo Chigi dei primi due tavoli di confronto chiesti dalle OO.SS.: il 9 dicembre quello dedicato alla Pubblica Amministrazione e il 10 dicembre per gli investimenti e il mezzogiorno. Ci sono altre due macro-tematiche su cui il Governo si era impegnato con le parti sociali: la riforma fiscale e la riforma delle pensioni le cui convocazioni sono attese nei prossimi giorni.
Per quanto riguarda la manovra finanziaria, che in queste ore è al vaglio delle Commissioni e che sta entrando nel vivo dei lavori dell’aula per concludere i passaggi parlamentari dal senato alla camera entro il 24 dicembre, la valutazione di merito mantiene un carattere di luci e ombre. Ci sono alcune aspetti positivi ma anche dei limiti evidenti e delle non risposte. Va aggiunto che sono stati presentati oltre 4000 emendamenti; circostanza ormai usuale ogni volta che si discute del bilancio.
Nel merito, tra gli aspetti positivi possiamo sottolineare l’intervento sul cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti a partire da luglio 2020 per 3 mld dove ci aspettiamo che vengano coinvolti i redditi fino a 35mila euro annui; consideriamo questa condizione come un primo intervento importante a cui dare continuità e implementazione in termini di risorse da investire per i prossimi anni.
C’è un segnale importante rispetto all’evasione e al suo contrasto. Un punto che va valorizzato perché è un intervento di giustizia fiscale per il beneficio che produce verso l’economia del paese e per il cambio di impostazione, che prova a trattare l’evasione per come deve essere trattata e non camuffandola da condono. Siamo sicuramente di fronte a un problema che pervade il nostro paese e che fa perdere nel complesso quasi 190 miliardi di euro cioè una cifra quattro se non cinque volte la manovra finanziaria stessa. Dentro a questo brutto primato possiamo poi verificare che una percentuale molto rilevante è data dall’evasione dell’IVA su cui poi torneremo.
Altri interventi importanti sono relativi all’investimento sugli asili nido, da considerare un investimento sul sistema scuola ma soprattutto un dovere verso i bambini e le famiglie (su cui l’Italia deve recuperare gap importanti) e quello sulla sanità, con l’abolizione del super ticket – battaglia sempre sostenuta dalla CGIL – oltre ad un aumento complessivo del Fondo per la Sanità.
Ci sono una serie di altre richieste, frutto anche della nostra azione, come l’intervento per una tassazione agevolata sugli aumenti contrattuali e l’implementazione del Fondo per la non autosufficienza; tutte materie importanti su cui si sta ancora lavorando per una possibile definizione.
Restano aperte diverse questioni e tra le più rilevanti quella della rivalutazione delle pensioni e il rinnovo dei contratti pubblici.
Bisogna considerare che parte rilevante della manovra è stata assorbita dal vincolo dei 23 mld per bloccare le clausole di salvaguardia ed evitare l’aumento dell’IVA. Tema però che necessitava di essere affrontato in maniera meno “strumentale” pur comprendendo che, per i possibili impatti sulla fragilità dell’economia Italiana e per gli impegni già assunti, non si avevano molti margini per avviare una discussione diversa. Riteniamo però necessario – come già indicato dalla Confederazione – avviare un approfondimento che porti ad affrontare anche una rimodulazione dell’IVA.
Per quanto riguarda i nostri settori, si è lavorato con la Confederazione per promuovere alcuni emendamenti. Un emendamento attiene al Part Time Verticale e Ciclico al fine di risolvere il contenzioso e la “discriminazione” rispetto alla mancata copertura della contribuzione per le lavoratrici (come sappiamo si tratta prevalentemente di donne); l’altra proposta è volta a chiedere di integrare la CIGS per i lavoratori della ex Mercatone Uno con un provvedimento straordinario che possa sanare l’ingiustizia e il disagio economico subito con il fallimento della Shernon Holding e il recesso in Amministrazione Straordinaria.
Come detto già in premessa emerge da questa illustrazione per macro titoli un quadro in chiaro-scuro, una manovra che per diversi aspetti, se confermata, mostra primi segnali di discontinuità anche se con un tratto troppo tenue.
La valutazione che la CGIL si è impegnata a fare, sin dall’avvio dei lavori, resta la stessa, cioè valutare nel merito i provvedimenti e valutare complessivamente la realizzazione dei risultati anche oltre la legge finanziaria, in un orizzonte più ampio che deve tenere dentro la presentazione del DEF e il lavoro dei quattro tavoli di confronto che abbiamo fortemente rivendicato ed ottenuto (riforma della PA, riforma fiscale, Pensioni, Sviluppo).
Ci possiamo interrogare se questa è una “scommessa” per il sindacato oppure è la strada che dobbiamo continuare a percorrere per provare a capitalizzare i primi risultati – che intanto però dobbiamo riuscire a portare a casa nella manovra – e determinare, attraverso la continuità del confronto, il consolidamento strutturale delle nostre richieste per produrre quel cambiamento sostenuto nella piattaforma unitaria e con cui abbiamo iniziato le mobilitazioni dal 9 febbraio di quest’anno.
E’ indubbio che ci muoviamo in un quadro politico fragile e con un insieme di problemi che oggi sembrano non centrati rispetto all’attenzione che sarebbe dovuta da parte della politica.
Credo sia evidente nel paese una egemonia del centro-destra che al netto dei sondaggi, delle percezioni, continua ad insinuarsi nelle urne (come dimostrano i recenti risultati elettorali in Umbria) che si manifesta con la stoltezza di non concedere la cittadinanza onoraria alla senatrice Liliana Segre da parte del Sindaco di Biella, oppure con la ricostituzione di nuclei nazisti armati, e non solo nella propaganda, come le recenti cronache che arrivano da alcune città d’Italia, come ancora resta divisivo e conflittuale il tema dell’accoglienza e dell’integrazione.
Abbiamo, inoltre, una maggioranza che sostiene il Governo con spinte alla parcellizzazione e con tensioni e malumori interni ai 5 stelle con la conseguente difficoltà a prevedere la tenuta di un esecutivo e le sue possibili evoluzioni. Anche per questo è corretto, per la nostra Organizzazione, continuare a misurare la politica per quello che fa, produce e per le risposte concrete rispetto alle nostre richieste.
Nella fragilità del quadro politico qualcosa però si muove; si sono determinati spazi nuovi e comunque segnali di reazione e di proposta.
Mi riferisco ai giovani del movimento per il clima e alle sardine. Non mi avventuro in analisi sociali che avrebbero bisogno di ben altri strumenti di indagine ma credo sia utile osservare che se da un lato le spinte aggregative, di movimento, hanno avuto spesso degli andamenti ciclici nel nostro paese, la spinta nuova, per contenuti e forma di questi movimenti, rappresentano una vivacità non scontata. Dentro queste nuove forme c’è molto di noi, del mondo che parla alla sinistra, al mondo della CGIL. Sono portatori di identità, di valori, di una visione di una società coesa e accogliente, tollerante, parlano del problema delle disuguaglianze e stigmatizzano negativamente, rigettandolo, il sovranismo e un uso del linguaggio violento, arrogante e fascista. Abbiamo quindi molte parole d’ordine comuni.
L’interrogativo che già emerge è perché questa reazione che sta prendendo le piazze italiane è stata innescata da loro e non da noi. Credo invece che dovremmo semplicemente considerare un fatto significativo il movimento che c’è; un movimento che non è in contrapposizione al sindacato e alla sinistra ma con cui il sindacato può dialogare e costruire – nelle rispettive autonomie – anche collaborazioni e dialogo costruttivo come in questi anni si è fatto con una vasta rete sociale che ha portato, ad esempio, all’alleanza contro le povertà oppure a collaborazioni importanti sui temi della legalità.
A tutti i livelli, insieme alla tanta partecipazione alle iniziative delle sardine, è necessario però continuare a concentrare il nostro lavoro ed impegno sui temi qualificanti della manovra finanziaria perché, come già detto, mancano ancora diversi temi rispetto agli obiettivi posti dalla CGIL e dalla piattaforma unitaria. La sfida all’ordine del giorno del confronto Governo-Sindacati rimane la stessa: quella di rimettere al centro il lavoro nell’agenda politica del paese.
Siamo attraversati dalle grandi crisi industriali come quella dell’ILVA e di Alitalia nell’ambito di un problema più generale di politiche industriali mancanti, tema che coinvolge ancora il settore auto e la componentistica. C’è un allarme sollevato nei distretti industriali, in diverse aree del paese, anche in alcune regioni del nord che sembravano caratterizzate da stabilità e solidità. C’è lo stallo dei cantieri che purtroppo, è sin troppo facile dirlo, non sono ripartiti dopo lo Sblocca Cantieri.
Abbiamo bisogno di rilanciare e di considerare centrale il binomio territorio e investimenti a partire dalle opere di manutenzione e messa in sicurezza del nostro paese che è composto da scuole, da infrastrutture viarie, dal patrimonio naturalistico e da quello architettonico.
L’urgenza è riconfermata dagli ultimi episodi climatici che hanno fatto crollare il viadotto della A6, hanno interessato Matera, intere città della Calabria, le spiagge e le coste della Puglia, Genova e la Liguria, le valli sopra a Bolzano e drammaticamente Venezia coperta dall’acqua. Davanti ad una emergenza costante bisogna rispondere con quel piano di intervento strutturale per la messa in sicurezza del paese necessario per la tutela delle persone e per non far svanire il capitale ambientale e architettonico che, solo con il turismo tra impatto diretto, contributo indiretto e dell’indotto vale complessivamente il 13% del PIL del nostro paese.
Per quanto riguarda i nostri settori la situazione di difficoltà è evidente ma la percezione è che la politica e il Governo non riescano ad averne contezza. Un elemento che rafforza la necessità di continuare la nostra iniziativa unitaria e di categoria.
Dopo un primo passaggio al MISE, dove abbiamo deciso di portare la vertenza Auchan – Conad, siamo in attesa di una riconvocazione del tavolo che dovrebbe intervenire – anche su nostra sollecitazione – entro la metà del mese di dicembre. La situazione permane in tutta la sua difficoltà e preoccupazione dato il piano industriale work in progress presentato da CONAD che, nei fatti, sia dentro la rete del consorzio come con le possibili cessioni ad ulteriori attori del settore, non garantisce la continuità occupazionale agli addetti della rete e al sistema dell’indotto. Siamo dentro la più grande operazione nel settore commerciale che fa diventare CONAD il primo marchio della distribuzione e per questo, la nostra preoccupazione è certamente quella della tenuta occupazionale e della condizione del lavoro in termini di diritti, tutele, relazioni sindacali, contrattazione.
Si è completata la procedura per la vendita della ex Mercatone Uno e le prossime settimane saranno determinanti per comprendere quale scenario si aprirà per le lavoratrici ed i lavoratori. Oggi si è svolto al MISE un incontro e saremo in grado di fare valutazioni sul percorso in base agli elementi emersi. Sulla condizione che i lavoratori hanno subito, come detto nella prima parte della relazione, continuiamo a considerare centrale la prospettiva e la continuità del lavoro, ma non abbiamo mai considerato un capitolo chiuso quello dell’ammortizzatore sociale ridotto con cui i lavoratori sono stati costretti a sopravvivere nel corso di questi mesi. Una ragione ulteriore per presidiare la manovra finanziaria affinché l’emendamento venga approvato.
Situazione oltremodo complessa e ancora in corso è quella del Consorzio Manital, quasi 10.000 lavoratori in tutta Italia, dagli appalti pubblici al privato, in forte crisi strutturale al punto di non riuscire a pagare le retribuzioni da molti mesi. Dopo mobilitazioni, incontri, iniziative ad ogni livello, si è arrivati parzialmente all’attivazione del pagamento in surroga da parte di un gran numero di committenti spesso su attivazione dello stesso Consorzio. Manital ha presentato in queste ore un piano industriale che stiamo verificando ma che sembra non poggiare su basi particolarmente solide e c’è un appuntamento al Tribunale di Torino il prossimo 20 dicembre dove è ancora sospesa la pronuncia per l’amministrazione straordinaria.
Altro grande fronte è quello della stabilizzazione dei lavoratori e delle lavoratrici impegnati negli appalti delle scuole statali. Come abbiamo detto crediamo che i numeri parlino con chiarezza: se i lavoratori oggi occupati negli appalti sono 16.232, come attestato dalle procedure di mobilità aperte dalle imprese, e i posti disaccantonati messi a disposizione per l’internalizzazione sono 11.263, si lasciano fuori 4969 persone destinate alla disoccupazione. Ma i numeri saranno ancora più alti per effetto della mancanza dei requisiti di accesso alla selezione e per lo sbilanciamento che esiste nei singoli territori tra posti disponibili e numero dei lavoratori presenti. Una condizione che abbiamo giudicato inaccettabile. Non ripercorro la gestione della vertenza che, è evidente, non possiamo considerare conclusa. Mi limito a dire quello che sta avvenendo in queste ore: siamo difronte alla imminente uscita del Decreto e nel frattempo è stato approvato un emendamento presentato dalle stesse forze della maggioranza che sostengono il Governo.
Un lavoro sugli emendamenti durato mesi dove abbiamo dovuto registrare un totale muro di gomma da parte della politica rispetto al complesso delle proposte che abbiamo formulato. I correttivi introdotti nell’emendamento e nel decreto non sono un risultato scontato, considerando le resistenze registrate nel corso di questi mesi, e per questo possiamo rivendicarli anche come il frutto della mobilitazione dei lavoratori e del lavoro che abbiamo svolto insieme alla Confederazione che ha sostenuto a livello nazionale questo lungo iter. Continuiamo però a considerare il punto a cui si è arrivati ancora problematico e insufficiente perché non consegna risposte complessive ai problemi presenti in questa vertenza. C’è quindi bisogno di continuare la nostra azione, a partire dal rivendicare l’attivazione della cabina di regia presso la Presidenza del Consiglio al fine di ricercare soluzioni per i lavoratori che restano esclusi dall’internalizzazione.
Una condizione quindi quella del lavoro – dall’industria ai servizi – che è necessario riunificare, e che ha bisogno di soluzioni e di prospettive.
Per tutto questo e in coerenza con il percorso fin qui svolto, CGIL-CISL e UIl hanno indetto una settimana di mobilitazione territoriale e nazionale. Gli appuntamenti nazionali, organizzati come appuntamenti tematici, sono previsti per il 10-12-17 dicembre in Piazza Santi Apostoli a Roma.
Credo sia utile, data la fase, ottimizzare la presenza della categoria proponendovi di concentrare sulla giornata del 10 dicembre le lavoratrici ed i lavoratori delle vertenze di Auchan- CONAD, Mercatone, Appalti Scuole e Manital (questo non esclude le tante vertenze territoriali) e concentrare invece nella giornata del 12 dicembre una presenza delle aziende e dei lavoratori sul tema della contrattazione. Qui in considerazione dei 9 contratti nazionali ancora aperti e le tante criticità nella contrattazione aziendale possiamo aggregare dal multiservizi alla vigilanza, dalle farmacie al turismo. Nell’iniziativa del 17 dicembre possiamo invece comporre una presenza più trasversale.
Sul 10 dicembre (mobilitazione dedicata al mezzogiorno, alle questioni dell’industria e dei servizi, contro i licenziamenti, a sostegno dell’occupazione e delle vertenze aperte, per l’estensione degli ammortizzatori sociali, per la riforma degli appalti e dello sblocca cantieri) mi soffermo sul tema appalti, per un opportuno aggiornamento relativo al lavoro svolto dal MIT sulla bozza del regolamento secondo i demandi previsti dallo Sblocca Cantieri e in larga misura in sostituzione delle linee guida dell’ANAC. Un testo complesso, che stiamo provando a seguire con la Confederazione e dove, almeno dal primo approfondimento, sembra non esserci traccia degli appalti di servizi. Questo fronte, per la sua delicatezza e rilevanza dovrà essere approfondito e presidiato attentamente dalla categoria nei prossimi giorni.
Sul fronte dei contratti la nostra azione sindacale mantiene tutta la sua tensione. Svolgendo il Comitato Direttivo nell’ultimo mese dell’anno credo sia utile riepilogare velocemente che ci sono 9 contratti nazionali aperti (due per il settore delle Farmacie, acconciatura ed estetica, vigilanza privata, multiservizi, lavoro domestico, Confindustria Turismo, Federalberghi Confcommercio, Confesercenti) e, a breve, attendiamo l’apertura del tavolo di confronto con gli Studi professionali dove abbiamo presentato quest’anno la piattaforma.
Novità degli ultimi giorni è il rinnovo dei dipendenti dei proprietari di fabbricati. Un contratto che oltre all’aumento economico contiene elementi acquisitivi, rispondendo alle richieste della nostra piattaforma, sul fronte delle indennità, sul tema della malattia e della carenza che per questo settore è gestita dalla specifica Cassa. Un risultato che consideriamo positivo per il suo contenuto complessivo e la modalità con cui si è tenuta la trattativa che ha portato alla definizione del rinnovo.
La situazione di gravità – se prendiamo a riferimento il solo fattore tempo – resta quella dei CCNL Multiservizi e Vigilanza Privata. Seguendo il percorso che avevamo deciso di intraprendere nel CD di settembre, abbiamo avviato il coinvolgimento della politica chiedendo la convocazione rispettivamente al Ministero del Lavoro per quanto riguarda il Multiservizi e al Ministero del Lavoro e dell’Interno per la Vigilanza Privata/Servizi Fiduciari. Ad oggi, abbiamo un’unica risposta, solo sulla Vigilanza Privata, pervenutaci dalla Ministra Catalfo che però rinvia a dopo la conclusione dell’iter della Manovra Finanziaria la definizione di un possibile incontro.
Nei prossimi giorni provvederemo ad inviare ai due Ministeri interessati anche la petizione sottoscritta dai lavoratori della Vigilanza; firme raccolte a partire dallo sciopero di luglio, che serviranno da ulteriore sollecito alla richiesta di incontro e a supporto complessivo della vertenza sul contratto e sulla situazione del settore. In merito all’iniziativa di raccolta firme, credo sia però utile rilevare che pur in presenza di 9.539 firme per ogni Ministero, se guardiamo alla sola Filcams pur tenendo in considerazione che in alcuni territori si è lavorato ad una raccolta unitaria, c’è un delta importante tra firme raccolte e i nostri iscritti nel settore. Un dato che ci deve far comprendere cosa non ha funzionato e quale indicazione arriva dalle lavoratrici e dai lavoratori. L’11 dicembre terremo il coordinamento FILCAMS dei delegati del settore e sarà un momento utile per valutare la prosecuzione dell’iniziativa a sostegno del rinnovo.
Un dato continua a legare entrambi i contratti: l’assenza di segnale da parte delle associazioni datoriali. Sono completamente assenti quelle del settore della Vigilanza, con interlocuzioni di carattere informale il rapporto con le associazioni datoriali del Multiservizi. Per il multiservizi si può rilevare, come già avvenuto in precedenza, il peso della vertenza appalti scuole statali che per molte società e cooperative significa l’uscita da commesse importanti. Situazione che viene fatta ricadere negativamente sul contratto nazionale di lavoro.
Nel sollecitare l’apertura di tavoli di confronto a livello ministeriale, per rafforzare la nostra azione, si tratta ora di verificare se riprodurre a tutti i livelli, regionali e provinciali, l’apertura di una interlocuzione con le amministrazioni pubbliche.
Le ragioni restano le stesse: il 7 % del PIL generato dagli appalti è prevalentemente dato dagli appalti pubblici di servizi (pulimento, mense, vigilanza, portierato) e i dati 2018-2019 mostrano come il trend dell’affidamento con bandi di gara e adesione alle convenzioni è in crescita per numero e volumi. Inoltre, permane, a tutti i livelli, una condizione negativa legata alle dinamiche dei cambi appalto con la rincorsa a recuperare i problemi a valle quando non si è riusciti a definire regole e parametri certi attraverso la contrattazione d’anticipo oppure quando, pur in presenza di accordi, questi vengono disattesi o aggirati.
Registriamo certamente stanchezza anche da parte dei lavoratori rispetto al loro diritto al contratto e siamo consapevoli che l’iniziativa intrapresa potrebbe non essere sufficiente. Per questo dobbiamo continuare a ricercare forme e spazi di azione per la tenuta del rapporto con le lavoratrici e i lavoratori del settore.
In merito ai Contratti delle Farmacie c’è un ulteriore aggiornamento della nostra iniziativa con la richiesta di apertura di un tavolo di confronto sul settore e sul contratto nazionale presso il Ministero della Salute. Una richiesta che segue un primo contatto avuto con il Ministro Speranza durante l’iniziativa pubblica “FarmacistaPiù” che si è svolta il 5 ottobre u.s.
Nel frattempo sono stati sollecitati i confronti che riguardano il settore del turismo perché si recuperi il ritardo che si è prodotto sia nel tavolo di Confindustria sia in quello di Federalberghi.
Ultima parte della relazione è per entrare nel vivo della scadenza dei CCNL del settore terziario. Abbiamo completato gli attivi dei/delle delegati/e e credo ci sia utile una valutazione condivisa per costruire il percorso da avviare.
Alle varie tappe degli attivi abbiamo riscontrato presenze non sempre ampie come ci si sarebbe aspettato ma la partecipazione è andata crescendo – diciamo che abbiamo approcciato con un andamento lento- e possiamo confermarci di aver fatto bene ad organizzare un momento dedicato allo scambio di idee, all’ascolto, alla socializzazione tra delegati e delegate, alla condivisione della situazione di contesto e dei singoli comparti, degli andamenti e delle prospettive. Pur pensati con questa impostazione, il dibattito ha fatto emergere proposte, necessità e priorità per le piattaforme contrattuali che abbiamo raccolto e che costituiscono la base per le nostre elaborazioni e per il confronto con Fisascat e Uiltucs.
Per titoli, la rappresentazione che emerge è aderente alla quotidianità che affrontiamo nel settore: un sostanziale peggioramento delle condizioni di lavoro; la questione salariale; l’esclusione e marginalizzazione delle rappresentanze sindacali nei processi interni all’azienda, una forte sensibilità sul tema della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (dall’impatto delle patologie oncologiche al problema delle inabilità anche di carattere temporaneo), i tempi di vita scanditi dai tempi di lavoro, il problema del lavoro domenicale e festivo, il recupero della malattia riferita alla carenza e il mantenimento della malattia, un welfare più efficacie, una risposta agli aspetti di genere in un settore che ha uno dei tassi più alti di occupazione femminile.
Tra le questioni poste con maggior forza il tema dell’inclusione, con lo sguardo e l’azione rivolta a dare risposte ai lavoratori degli appalti, ai lavoratori indiretti che operano dentro lo stesso spazio di lavoro. Una divisione percepita, dalle delegate e dai delegati intervenuti, nella corretta dimensione per l’ulteriore precarietà e disuguaglianza che si genera con la frammentazione, perché è un punto di debolezza della coesione tra i lavoratori, per la difficoltà della messa in campo dei rapporti di forza e per il processo di contrazione del riconoscimento del lavoro che può progressivamente riguardare tutti. Per mutuare la frase di un delegato intervenuto, l’obiettivo è chiaro: “la diversità tra i lavoratori deve essere spezzata perché le differenze ci dividono e ci indeboliscono”.
Credo che questo sia un dato molto significativo per la Filcams perché la linea politica della ricomposizione e dell’inclusione messa al centro delle proposte e dell’azione della categoria e della confederazione è fatta propria e viene rilanciata dai delegati e dalle delegate.
Non sono mancate – e non poteva essere altrimenti – le specificità legate a singoli comparti dove i lavoratori continuano a non vedere riconosciute le professionalità e le problematiche connesse al tipo di attività. Sono i lavoratori del terziario avanzato, delle associazioni no profit, piuttosto che i lavoratori delle società partecipate e dei servizi alle imprese. Un problema che abbiamo aperto da tempo nei rinnovi dei contratti nazionali ma che non ha trovato cittadinanza nel confronto con Confcommercio che contestualmente però rivendica la rappresentanza di questi settori.
E’ inoltre emerso in maniera chiara la preoccupazione di una riproposizione, rispetto alla dilazione dei tempi per arrivare al rinnovo dei contratti e il disallinamento dei tavoli contrattuali. In tal senso è forte la richiesta di sostenere soluzioni che ricompongano le regole e i contratti di settore.
Gli attivi sono stati anche una occasione per una analisi del contesto. Possiamo dire che c’è sufficiente consapevolezza – dal terziario privato alla distribuzione cooperativa – sull’operazione Auchan-Conad che trasforma il settore o comunque può determinare un impatto importante. Conad diventa il primo operatore per quote di mercato superando il primato delle Coop. Non è un cambiamento di poco conto. Il marchio più rilevante nel mercato italiano è costituito da un consorzio di dettaglianti fatto prevalentemente di società piccole e medie. Un modello vincente e performante ma molto problematico per quanto riguarda le relazioni sindacali, le condizioni di lavoro legate al contratto, la pressoché inconsistenza della contrattazione di secondo livello, etc.
C’è consapevolezza della trasformazione tecnologica in atto e si pone il tema della qualificazione e riqualificazione e più in generale del ruolo che svolge la formazione come diritto soggettivo; attenzione al tema della concorrenza sul mercato data dall’on line e dai contratti pirata con conseguente dumping contrattuale.
Abbiamo nel frattempo effettuato un primo confronto a carattere interlocutorio con Fisascat e Uiltucs in cui abbiamo socializzato alcune riflessioni sui dati e sui principali indicatori economici: bassi consumi, crescita piatta, previsione inflattiva contenuta, scarsa propensione agli investimenti anche in presenza di liquidità, clima di fiducia altalenante che condiziona ancora la dinamica del consumo.
Abbiamo affrontato il tema di quale modello utilizzare per la piattaforma e se è possibile considerare ancora funzionale la formula utilizzata nel 2013; ci sono punti di condivisione rispetto alle condizioni di lavoro (flessibilità, orari, turni, domeniche e festività), sull’esigenza di proposte di genere non solo legate alla conciliazione dei tempi di vita/lavoro. Si è affrontato anche il tema del welfare con una riflessione sull’estensione ai familiari della sanità integrativa e sull’ adesione contrattuale per la Previdenza Integrativa (per chiarezza, adesione contrattuale si intende l’obbligatorietà da parte delle imprese a versare comunque una quota a titolo di previdenza complementare sul fondo contrattuale anche se il lavoratore non esprime l’opzione, esempio utilizzato nel contratto degli edili).
Quindi abbiamo qualche punto di condivisione e di possibile convergenza e degli aspetti più problematici come quelli relativi al welfare su cui riteniamo comunque utile affrontare al nostro interno una riflessione.
Nel socializzare a Fisascat e Uiltucs i contenuti emersi nei nostri attivi dei delegati la parte più complicata attiene alla malattia e non poteva essere altrimenti perché quello della malattia è stato un punto di sofferenza per chiudere il rinnovo del CCNL 2015 con Confcommercio ed è stata digerita da Federdistribuzione perché abbiamo imposto la firma di un contratto largamente con gli stessi contenuti di Confcommercio.
La formulazione sulla malattia è stato un punto di problematicità anche con Fisascat e Uiltucs, che a quella mediazione non parteciparono considerandola come una necessità della Filcams e una condizione inevitabile perché il contratto fosse firmato da tutti ricucendo il tessuto unitario che si era strappato nella tornata precedente.
Come procediamo? Intanto consideriamo utile la discussione del CD odierno per tornare ad un ulteriore approfondimento con Fisascat e Uiltucs che nel frattempo riuniranno i loro organismi.
L’obiettivo è quello di avere uno schema di riferimento perché a gennaio si possa – in tempi ragionevoli– aprire e concludere il percorso che ci porta a presentare la piattaforma. Un percorso che per quanto ci riguarda deve vedere attori i delegati e le delegate, i lavoratori del settore per costruire e approvare i contenuti e per la gestione della trattativa.
Un ultima annotazione sul contesto è relativa alle Associazioni datoriali. Non abbiamo una condizione diversa tra le quattro associazioni di rappresentanza del settore; anche il rientro delle aziende aderenti a Federdistribuzione nei Fondi EST e QUAS dal 1 gennaio 2020 non è un segnale sufficiente per dire che siamo difronte ad un collante nuovo tra parti datoriali, almeno per quanto riguarda il rapporto Confcommercio-Federdistribuzione. Consideriamo comunque importante questo passaggio, come guardiamo con attenzione al tavolo di confronto che le parti datoriali hanno avviato sui temi del settore e di interesse delle imprese (ricordiamo l’intesa che era stata raggiunta da tutte le associazioni in merito alle aperture domenicali e festive). Un sistema di confronto che però all’oggi non ha prodotto un punto di avanzamento sul rinnovo dei contratti nazionali. Quindi il tema del “disallineamento” è ancora presente e resta tema centrale su cui chiamare a responsabilità le parti datoriali.
Concludo con una informativa per le notizie che stanno circolando e le domande che arrivano sul tema comunicazione. Avete letto la circolare, a firma del segretario generale della CGIL, sul riordino e la riforma del sistema comunicativo CGIL: Radio Art 1, informazione, casa editrice, sito web, etc. Non abbiamo molto da aggiungere a quanto scritto; possiamo però dire che era una esigenza su cui l’Organizzazione si stava interrogando da tempo e che certamente, come tutti i cambiamenti, può incontrare problematicità ma anche vantaggi e miglioramenti su un versante da cui non si può più prescindere. C’è la complessità di una riorganizzazione e connessa a questa c’è un tema di grande delicatezza che riguarda le lavoratrici e i lavoratori e tutte le professionalità coinvolte. Il percorso, da quanto ci è stato trasmesso al primo incontro con le categorie nazionali, vedrà delle tappe in cui saranno coinvolte le strutture ai vari livelli ; pertanto ci aspettiamo altri appuntamenti per capire quale concorso eventualmente viene chiesto alle categorie. Questo comunque non determina un assorbimento dell’attuale sistema di comunicazione di cui ogni categoria si è dotata mantenendo, a partire dalla Filcams, la propria autonomia e struttura. Quello che auspichiamo è che il nuovo sistema possa produrre maggiore sinergie e miglioramenti sul versante comunicazione- informazione per le categorie e per il sistema confederale complessivo. Restiamo anche noi in attesa di comprendere quale contributo potrà essere chiesto alla categoria e quale contributo la categoria potrà dare.
Buon lavoro!
Relazione M.G. Gabrielli, C.D. Filcams Cgil, 3-4/12/2019
di Admin
giovedì 27 agosto 2020