“Blockchain for decent work” è un progetto co-finanziato dall’Unione Europea con l’obiettivo di indagare i campi di applicazione della blockchain nel mercato del lavoro e i margini di coinvolgimento dei lavoratori e delle lavoratrici nella gestione degli algoritmi in essa contenuti.

Il progetto è stato avviato a marzo 2020 e si è concluso ad agosto 2022. Con l’ausilio di expertise interne al consorzio e con il coinvolgimento di esperti esterni, abbiamo analizzato le applicazioni più tradizionali della blockchain, ma anche le applicazioni in fase di sperimentazione, con l’obiettivo di identificare le implicazioni attuali e potenziali per i lavoratori e le lavoratrici, nonché le sfide e le opportunità ad esse correlate. Il progetto è stato realizzato in un contesto di grandi trasformazioni, sollecitate dalla pandemia da Covid-19 e delle politiche di transizione digitale che ne sono seguite, e ci ha consentito di attrezzarci per negoziare l’utilizzo di una blockchain socialmente utile e compatibile nei luoghi di lavoro, nell’ambito di una digitalizzazione giusta ed inclusiva. 

Siamo partiti da una consapevolezza. La blockchain è una tecnologia, una delle tante tecnologie che vengono utilizzate  in ambito aziendale e come tutte le tecnologia utilizza dati. Nella fattispecie la blockchain registra dati, li certifica e da essi estrae informazioni. E sebbene sia inconfutabile che i dati in sé siano oggettivi, le informazioni estratte dai dati non lo sono. La lettura dei dati è sempre il frutto di una elaborazione, dunque è soggettiva. Nessuna applicazione tecnologica che si basa sull’elaborazione algoritmica di dati è neutra perché risponde agli scopi di chi programma l’algoritmo. Partecipare alla costruzione dell’algoritmo permette di contemperare interessi ed esigenze diverse e fare in modo che tutti gli attori in campo traggano beneficio dalla tecnologia.

La blockchain è un archivio digitale per la certificazione di dati ed informazioni costruito e condiviso da più nodi di una rete. Ogni nodo, ciascuno per la propria parte di competenza, possiede una copia del registro e contribuisce ad introdurre e validare i dati. Tutte le copie del registro sono interconnesse e sincronizzate. Per cui i dati una volta introdotti non possono essere modificati da un nodo della rete senza che un altro nodo se ne accorga. Il livello di controllo diffuso e multiprospettico è così ampio che un dato errato verrebbe immediatamente segnalato e qualsiasi monomissione emergerebbe. Per questo motivo si afferma che la blockchain è una tecnologia che in linea di principio garantisce la tracciabilità, la trasparenza e la veridicità dei dati.

I campi di applicazione della blockchain sono molteplici ed eterogenei.

A titolo esemplificativo ma non esaustivo, essa viene utilizzata per:

Sempre di più se ne discute anche nell’ambito degli appalti pubblici. Da anni il legislatore europeo promuove la digitalizzazione degli appalti pubblici, il cosiddetto e-procurement. In particolare si guarda alla blockchain come sistema di rilevazione e certificazione di dati per la fase di aggiudicazione del bando di gara per due ordini di motivi: il primo perché può interconnettere più banche dati, rilevare informazioni sugli operatori che partecipano alle gare e in questo modo fornire informazioni chiare e attendibili sui requisiti dei partecipanti; il secondo perché stabilendo a priori i criteri per valutare le offerte e rilevare quelle anomale, si automatizza un processo, quello della valutazione, che è sempre fonte di contenzioso per le pubbliche amministrazioni. Sarebbe tuttavia utile applicare la blockchain anche in fase di esecuzione, per rilevare e certificare che siano rispettate le previsioni di natura normativa e contrattuale a garanzia della qualità delle condizioni di lavoro dei lavoratori in appalto nelle unità produttive.

Il progetto ha esplorato i risvolti di interesse sindacale e l’esercizio del ruolo dei rappresentanti dei lavoratori, sia nell’alveo delle rinnovazioni dei contratti collettivi nazionali di settore sia in quello della contrattazione di secondo livello. In particolare, ci si è concentrati sui seguenti punti:

  1. Se è un sistema di certificazione, che certifica la regolarità e la qualità del lavoro sui luoghi di lavoro, come ad esempio la formazione, non può essere l’azienda che certifica se stessa, non può il controllore essere il controllato. Le rappresentanze dei lavoratori devono essere nodo della catena, non semplicemente per certificare un’informazione, ma per partecipare alle decisioni in merito a quali dati rilevare, chi li deve fornire, chi li deve validare per essere attendibili e in che modo vanno elaborati per poter estrarre informazioni di qualità. L’accuratezza dei dati è rilevante, e non è garantita dalla tecnologia ma da chi programma quella tecnologia.

  2. Se si utilizza la blockchain per controllare l’attività di produzione o l’erogazione di servizi (l’orario di lavoro, la valutazione di produttività individuale, la salute e la sicurezza, le politiche di genere), emerge la necessità di evitare forme invasive di controllo, pressione e sorveglianza e di condividere cosa succede al realizzarsi di determinate situazioni per evitare l’uso improprio dei dati e possibili discriminazioni algoritmiche nella definizione dell’organizzazione del lavoro (es. assegnazione di turni, mansioni, percorsi di carriera etc)

Per il sindacato essere nodo della catena significa validare la “transazione” ed esserne a conoscenza. È in questa logica che andrebbero rafforzate le sezioni dei contratti collettivi dove si disciplinano diritti e obblighi delle parti firmatarie. In particolare, è necessario rafforzare i diritti di informazione e consultazione, affinché sia garantito il coinvolgimento, la trasparenza ed il consenso:

In tutti i casi in cui lo strumento tecnologico certifica (pensiamo alla formazione certificata dal lavoratore), attua (vedi gli smart contracts, che eseguono azioni al verificarsi di determinate condizioni) o esercita una capacità decisionale e definisce l’organizzazione del lavoro (ad es. indicando quale settore/lavoratore deve svolgere una certa mansione e in che termini e tempi ciò deve avvenire) lavoratori e lavoratrici devono essere a conoscenza dei meccanismi algoritmici, delle tecnologie adottate, dei dati utilizzati, delle conseguenze attese e di quelle possibili. Devono cioè poter conoscere e contrattare le finalità per cui sono introdotte nuove tecnologie e le modalità con cui vengono implementate. Sono in gioco il potere direttivo e disciplinare del datore di lavoro, i diritti legati alla privacy, i limiti legati al tema del controllo della prestazione, i diritti di informazione e consultazione già presenti nei contratti collettivi, il diritto ad avere spazi di contrattazione.

I processi di cui sopra sono già in atto, sia nei settori pubblici che privati. La guida realizzata nell'ambito del progetto ha lo scopo di accompagnare le rappresentanze dei lavoratori nella lettura di tali processi e nell'acquisizione di conoscenze e competenze per essere pronti ad affrontare le sfide del presente e del futuro. 

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Questo progetto ha ricevuto un finanziamento dall'Unione europea nell'ambito dell’accordo di sovvenzione n. VS/2020/0093.