Le incertezze che si profilano con l’arrivo di All Food, l’azienda umbra che prende il posto di CirFood ed Elior, vanno quindi a sommarsi a un lungo periodo di inattività e di cassa integrazione, e all’ansia e ai timori che lavoratrici e lavoratori hanno accumulato a partire dal marzo del 2020. Sono solo tre le sedi che nel frattempo hanno riaperto i battenti, ma con un servizio ridotto.
All Food ha fatto il suo ingresso non concedendo la propria disponibilità al confronto con i sindacati per l’attivazione della procedura di cambio gestione, senza rispettare quanto prevede il Contratto nazionale del settore.
Un brutto inizio, al quale Filcams Cgil, Fisascat, Uiltucs e i lavoratori hanno risposto con il presidio che lunedì 22 novembre si è tenuto di fronte alla sede del Ministero del Lavoro di via Fornovo, a Roma, mentre all’interno si svolgeva il confronto tra le parti sindacali e le due imprese uscenti: grandi assenti la ditta subentrante, All Food, e la committenza TIM.
“Non sappiamo ancora quando ci sarà questo passaggio, quante persone verranno prese e quando cominceranno a lavorare - ha detto una delle lavoratrici presenti al presidio – la nostra è una cassa integrazione di 300 euro al mese, che è arrivata dopo sei mesi e il 31 dicembre scadrà, e noi non sappiamo cosa succederà dopo”.
Ma l’incontro del 22 novembre è stato utile alle organizzazioni sindacali per sollecitare il ministero a convocare un ulteriore confronto, questa volta alla presenza dell’impresa subentrante All Food, per dare seguito a quello che chiedono a gran voce da mesi, ovvero che si dia attuazione alle procedure di cambio di appalto previste dal contratto nazionale.
“Per noi è assolutamente rilevante che si arrivi a questo confronto, non solo per provare a trovare una soluzione per tutte le lavoratrici e i lavoratori oggi occupati nell’appalto – spiega Cinzia Bernardini, segretaria nazionale Filcams Cgil – ma anche per ribadire che non è possibile agire mettendo da parte il contratto nazionale. Abbiamo chiesto al ministero di prendersi in carico la vertenza per affermare questo principio e per dare a 260 lavoratrici e lavoratori una possibilità di continuità occupazionale e reddituale”.