Un consorzio interuniversitario, il maggior centro di calcolo in Italia, di cui fanno parte due ministeri, una settantina di università, enti di ricerca, aziende ospedaliere e altre istituzioni pubbliche, è questo il profilo pregiato di Cineca. Eppure è stato il recente contratto integrativo siglato a ricomporre il disordine contrattuale che regnava nel gruppo: integrativi diversi tra le diverse sedi, uno per Milano e un altro per Roma e Bologna, fasce di lavoratori che ne erano del tutto sprovvisti e poi l’anomalia di Chieti, la nuova sede, acquisita da un anno e mezzo e di recente sindacalizzazione. Lì i lavoratori erano esclusi dalla contrattazione.

“Il nostro obiettivo è stato ricomporre tutti questi pezzi – spiega Federico Antonelli, Filcams Cgil nazionale – e arrivare a un unico contratto integrativo nazionale, con un accordo specifico per Chieti, che ha intrapreso ora il suo percorso contrattuale mutuando alcune parti dell’integrativo aziendale”. 

E questo è stato possibile grazie a un lavoro solidaristico che ha coinvolto tutti i dipendenti. “Per chiudere il contratto abbiamo discusso anche di una tantum – spiega Antonelli – perché c’era stato un anno di buco del premio di risultato e quando si è parlato della possibilità di incrementare l’importo la delegazione ha posto come prioritario l’obiettivo di condividere il beneficio dell’erogazione tra tutti i lavoratori, compresi i colleghi di Chieti, estendendo così l’una tantum anche a loro che ne erano potenzialmente esclusi. Questo anche a costo di ridurre leggermente anche l’importo che individualmente si sarebbe potuto ottenere”.

“I lavoratori di Chieti praticamente erano inesistenti – racconta Daniela Primiterra, segretaria della Filcams provinciale – per Cineca era un esperimento lavorare all’interno di un’università e di un ospedale piuttosto che nelle proprie sedi, come avviene nelle altre città dove sono presenti. E non sapendo come poteva andare preferivano non riconoscere niente a questi 154 lavoratori, che hanno il contratto del commercio e lavorano a fianco dei dipendenti pubblici dell’università e dell’ospedale, facendo il loro stesso lavoro: aiutano i docenti, che in parte sono anche medici della struttura ospedaliera, curano i progetti, organizzano la giornata”.

Fino al penultimo incontro sembrava che per Chieti le cose dovessero rimanere esattamente com’erano e “invece all’ultimo incontro abbiamo ottenuto un buon accordo per lo smart working, un accordo per la flessibilità in entrata e in uscita per part-time e full time per andare incontro alle esigenze delle lavoratrici – spiega Primiterra – e poi il premio aziendale, ed è stato merito dell’unione di tutti i territori, che hanno rinunciato a una parte del loro premio per farlo avere anche ai colleghi di Chieti. Hanno insistito, e Cineca ha ceduto”.