26 gennaio 2013


Conferenza di Programma, l’intervento di Laura Di Martino della Filcams Cgil di Palermo

Laura Di Martino della Filcams Cgil di Palermo è intervenuta alla Conferenza di Programma della Cgil, che si è tenuta a Roma il 25 e 26 gennaio.

“Da tempo discutiamo della necessità di un piano del lavoro, di un progetto, di un programma da offrire, per far risalire le sorti del nostro Paese.
In Italia non arretra l’alto tasso di inoccupazione e disoccupazione giovanile e non, continuiamo a misurarci con normative che non facilitano né la crescita di un’occupazione stabile, né sufficienti ammortizzatori sociali che garantiscano tutti.
Il terziario è pesantemente colpito dalla crisi globale che ha investito l’economia, se da un lato crescono i centri commerciali, dall’altro assistiamo alla chiusura di negozi storici e al fallimento delle piccole aziende. Per questo continueremo la nostra battaglia contro le liberalizzazioni!
Perché se non c’è ricchezza non si consuma, è questa la verità! e non come vogliono far credere che, a differenza degli altri Paesi europei in Italia, l’economia non gira perché le attività commerciali adottano orari più rigidi. L’economia non si solleva con le aperture serali o domenicali, perché se la gente non ha credito non spenderà ugualmente.
E a chi dice che è colpa del sindacato che ostacola l’occupazione, della Filcams in particolare, contraria alla liberalizzazione degli orari di lavoro, rispondiamo che saremmo ben contenti dell’incremento delle ore lavorative, ma se ai lavoratori fossero garantiti i diritti, e quindi turni di lavoro dignitosi, le maggiorazioni per le domeniche lavorate, la paga degli straordinari, la garanzia del riposo settimanale; se questo creasse nuova occupazione.
Nei settori del terziario invece, si vive di contratti part-time e a temine, si continua ad applicare contratti di associazione in partecipazione, che insieme a NIdiL, contrastiamo con forza e grazie ad una sinergia concreta , abbiamo avviato trattative che hanno trasformato i rapporti di lavoro da associato a dipendente a tempo indeterminato.
Anche il turismo sta risentendo della forte crisi, gli alberghi che quest’anno hanno subito la stangata dell’imu, sono vuoti, perché anche qui, se l’economia non gira la gente non viaggia, sono troppe le strutture alberghiere costrette a fare ricorso alla cassa integrazione in deroga o alla sospensione presso l’ente bilaterale.
Parallelamente, non si frena l’utilizzo delle tipologie atipiche: in questo settore cresce il ricorso ai voucher per retribuire cuochi e camerieri, e gli stagisti, spesso studenti di istituti alberghieri o universitari, sostituiscano senza retribuzione alcuna, i lavoratori dipendenti che vedono una contrazione del loro orario di lavoro.
Si è generata una guerra fra poveri, dove i dipendenti vedono diminuiti i loro diritti e i giovani che pensano all’ingresso nel mercato del lavoro vengono disillusi dopo mesi di sfruttamento.
Ma Sono i diritti che devono essere garantiti, ed è quello che diciamo anche a mc donald’s che con la sua campagna pubblicitaria sta illudendo moltissimi giovani convinti di trovare occupazione dignitosa. Noi ribadiamo che ben vengano, nuovi posti di lavoro, ma vorremmo discutere della qualità del lavoro e non della quantità di assunzioni part-time con basse retribuzioni che non consentono di vivere un presente sereno, e che incideranno sul futuro pensionistico.
Sembra labile a volte la differenza tra un dipendente e un parasubordinato, si è precari anche con un ccnl oggi, nel settore delle pulizie per fare un altro esempio, un lavoratore dipendente vittima di esternalizzazioni e bandi di gara, lavora solo 20 minuti al giorno per un salario mensile di qualche centinaio di euro
In questo contesto, abbiamo subìto la riforma delle pensioni e una riforma del mercato del lavoro che non crea occupazione, limita il welfare e non cancella quelle tipologie atipiche che con forza abbiamo chiesto di abrogare; continua ad esistere la divisione, nello stesso posto di lavoro, tra lavoratori di serie a e serie b, come se il lavoro fosse una merce e i lavoratori solo numeri.
La solidarietà, quella che una volta vigeva nella classe operaia, sta venendo sempre meno e il bisogno di lavoro costringe ad accettare condizioni capestro. Troppa gente e troppi giovani ormai sfiorano la soglia della povertà.
Di fronte a questa crisi attuale, per troppo tempo negata, siamo costretti ad adottare una politica sindacale difensiva che fa cambiare idea alle aziende che inizialmente vogliono abbassare la saracinesca, proponiamo di applicare contratti di solidarietà, piuttosto di ricorrere alla cassa integrazione in deroga o alla mobilità. Sono questi gli accordi che sigliamo ogni giorno in Sicilia, dove la contrattazione di secondo livello sembra diventata un’utopia e le aziende disdicono gli accordi integrativi.
La crisi oggi, non sta risparmiando neanche gli Studi professionali. In questo settore stiamo tentando di coinvolgere i tanti praticanti e apprendisti per metterli a conoscenza il rinnovo del ccnl che include i parasubordinati e mira ad estendere diritti e tutele anche a loro, continuando a perseguire l’obiettivo di far conoscere la nostra organizzazione e coinvolgere nella mobilitazione i tanti giovani lontani dal sindacato.
Ma in questo quadro, dove diventa difficile chiedere alla gente di scioperare , di rinunciare a una giornata di lavoro, soprattutto se si vede che le cose non cambiano, dove la rassegnazione sta prevalendo sulla voglia di combattere, dobbiamo riprendere con forza la contrattazione collettiva e quella confederale sociale.
E’ fondamentale rilanciare un piano del lavoro che preveda investimenti per creare nuova occupazione, che valorizzi le nostre risorse, partendo ad esempio dal turismo.
l’Italia è una nazione ricca di un patrimonio artistico non valorizzato, faccio l’esempio della città in cui vivo: a Palermo, abbiamo uno dei teatri più belli d’Europa; bene è quasi impossibile visitarlo, perché le aperture sono limitate e ci sono poche guide turistiche, lo stesso vale per i tanti musei.
A questo si aggiunge la mancanza di infrastrutture e servizi urbani.


Al modello organizzativo della grande distribuzione organizzata non corrispondono neanche gli orari dei servizi sociali.Per cui è necessaria una contrattazione territoriale con il coinvolgimento delle istituzioni per affermare una nuova organizzazione dei servizi, tenendo conto in particolare delle esigenze delle donne, che divise tra lavoro professionale e lavoro di cura , sono coloro che stanno pagando il prezzo più alto della crisi.
Contemporaneamente dobbiamo riproporre con forza il tema della legalità negli appalti pubblici e nel terziario dove sono diffuse le infiltrazioni mafiose. Bisogna interrompere la logica dei bandi di gara con il criterio del massimo ribasso e pretendere il mantenimento della clausula sociale nei cambi di appalto che garantisca i livelli occupazionali.
Occorrono interventi per lo sviluppo del mezzogiorno che pongono fine alla fuga dei cervelli e valorizzino le tante professionalità e risorse. Tenendo presente come obiettivo la stabilizzazione dei rapporti di lavoro.
Per questa ragione occorrono interventi concreti per contrastare gli abusi, includendo i precari nella contrattazione collettiva, sperimentando una contrattazione inclusiva che eviti di legittimare l’utilizzo distorto della parasubordinazione e che dia diritti e tutele a chi realmente svolge la propria attività in autonomia.
Va rivendicata l’estensione degli ammortizzatori sociali a tutti i lavoratori; nella nostra categoria ad esempio sono troppi i lavoratori esclusi dalla cassa integrazione ordinaria o mobilità retribuita, la mini aspi risulta inadeguata per i lavoratori stagionali e i tanti giovani parasubordinati continuano a non avere alcuna copertura sociale nei periodi di non lavoro.
Obiettivi da raggiungere nell’ottica della Confederalità, che contraddistingue la nostra organizzazione, perché i problemi dei lavoratori di una categoria, dei giovani, dei precari, riguardano tutta la CGIL.
Dobbiamo continuare a parlare con la gente, militare nel territorio e soprattutto nei posti di lavoro; sarebbe bello ad esempio che le assemblee dei dipendenti coinvolgessero anche i precari, difficili da intercettare e organizzare.
E’ nostro dovere riportare la solidarietà tra i lavoratori e in questa fase vicina alle elezioni, dobbiamo farci sentire dal futuro nuovo Governo nazionale affinchè vengano messi al centro dell’agenda politica i valori cardini della nostra costituzione a partire proprio dall’articolo 1; perché il lavoro non è una concessione e non possiamo permettere che venga ancora intaccata la dignità delle persone ma al contrario dobbiamo pretendere quella giustizia sociale, oggi inesistente.”