Federazione lavoratori commercio turismo servizi
Ufficio Stampa
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13 dicembre 2001
GIACOMELLI SPORT: IN SCIOPERO NELLE "DOMENICHE NATALIZIE"
I negozi Giacomelli Sport spa (in Italia sono 76 e occupano un migliaio di dipendenti) nelle "domeniche natalizie" del 16, 23 e 30 dicembre rischiano la chiusura per lo sciopero proclamato da Filcams Fisascat Uiltucs. I sindacati di categoria lo hanno deciso al termine dell'incontro di ieri con la direzione aziendale.
Con lo sciopero delle domeniche è stato dichiarato lo stato di agitazione e l'astensione da tutte le prestazioni non ordinarie.
“Allo sciopero si è arrivati – dicono i sindacalisti – a causa dell'atteggiamento dell'azienda che non vuole riconoscere, ai dipendenti chiamati a lavorare nelle domeniche del periodo natalizio, un trattamento economico aggiuntivo in linea con quello percepito in questo periodo dai dipendenti delle altre grandi aziende commerciali”.
Ma i rilievi del sindacato non si fermano alla mancata indennità per il lavoro nelle domeniche natalizie.
Da un lato ci sono “problemi annosi” come la sicurezza nei posti di lavoro, una contrattazione aziendale "non esigibile", mancanza di attenzione verso il lavoro disagiato; dall'altro lato, i sindacati fanno notare che i dati di crescita forniti dall'azienda “si scontrano con i dati relativi alla rete italiana dove meno del 10 per cento dei punti vendita ha un trend di crescita in linea con gli obiettivi di budget, e negli ultimi mesi oltre la metà dei punti vendita ha un trend inferiore agli obiettivi di budget di oltre 30 punti percentuali”.
Ciò che i sindacati rilevano è che “l'attenzione del gruppo Giacomelli pare sempre più spostata all'estero o rivolta a nuove iniziative commerciali, come le beauty farm”. E temono che la gestione aziendale “sia più improntata a curare la propria immagine esterna che non a risolvere i problemi strutturali che continua ad avere un'azienda cresciuta così in fretta”.
La Giacomelli Sport è presente, con una trentina di negozi, in Spagna, Portogallo, Francia, Belgio, Germania, Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria, Estonia.
Ha avuto una fase espansiva prorompente: in otto anni è passata da 2 a 500 mld di lire di fatturato.