“Ho 68 anni e distribuisco i pasti. Sono un’operaia e ne sono fiera”, Cristina, delegata Filcams, corre a mettersi qualcosa di rosso addosso, prima di essere intervistata ai microfoni della Rai. “Siamo in piazza perché il mondo del lavoro è in sofferenza, le tasse non sono giuste, noi che abbiamo un lavoro povero avremo un’agevolazione di € 3.74. La legge di bilancio è inadeguata”.
“Sono qui perché non arrivo a fine mese; le spese aumentano, lo stipendio diminuisce e non abbiamo nessuna agevolazione: solo mazzate. Non se ne può più” dice Tiziana, dalla manifestazione di Cagliari.
“Lavoro nel commercio, dove ormai è diffuso il part time imposto, non volontario, e noi donne facciamo fatica economicamente: questa manovra non ha pensato a noi e alle nostre famiglie”.
Sono le tante voci delle lavoratrici e dei lavoratori della Filcams che il 16 dicembre hanno aderito allo sciopero generale proclamato dalla Cgil e dalla Uil per esprimere il proprio dissenso ad una manovra economica che non da risposte adeguate alle fasce più deboli e amplia la forbice delle iniquità.
Dopo due anni di emergenza sanitaria, di difficoltà del mondo del lavoro, tra chi è rimasto a casa e chi ha continuato a lavorare in piena pandemia con tutte le criticità, era necessario un passo in avanti da parte del Governo e delle istituzioni, soprattutto donne e i giovani ed i soggetti più fragili della società. Le lavoratrici e lavoratori del commercio, turismo e servizi, spesso caratterizzati da un lavoro povero, per cui privarsi di una giornata di lavoro ha un forte peso economico, sono stati nelle piazze e questo ha un significato ancora più importante. Le lavoratrici e i lavoratori degli appalti di servizi della sanità, invece, hanno garantito il servizio, ma, dal loro posto di lavoro, hanno sostenuto lo sciopero e inviato i lori messaggi di solidarietà.
Tanti volti, voci e storie diverse. Come quella di Enrico e i suoi giovani colleghi, che anno aderito in massa e si sono ritrovati in piazza a Milano: il contratto che hanno non gli permette di avere un futuro sereno. 
“Sono in part time a 3 ore, ma non l’ho scelto. Siamo poveri oggi e saremo poveri un domani quando dovremo avere una pensione” afferma Cinzia, in piazza a Bari. 
“Questa manovra non prevede vantaggi per le fasce più deboli, per le donne, i giovani e per il nostro futuro.  Ci stanno togliendo quei pochi diritti che abbiamo” è il pensiero di Mario da Palermo.
Per questo continueremo la mobilitazione, uniti, insieme, perché “manifestare è speranza; speranza per un futuro diverso, per me, per i miei amici e per tutti quanti” sono le parole di Claudia, fiera di essere in piazza.
“Chi prende poco avrà ben poco. Basta vedere le buste paga dei lavoratori e verificare se il netto cala o aumenta. Se il vantaggio dell'intervento è 6-7 euro in più al mese, allora di cosa stiamo parlando? Viene dato di più ai redditi alti, questa è una grave ingiustizia" sono le parole di Maurizio Landini, segretario generale della Cgil che conclude la mattinata di mobilitazione rossa e blu: “Da questa piazza diciamo una cosa precisa: è il momento di cambiare. Serve una nuova qualità del lavoro, stabile e sicuro, un lavoro dove non si muore. Serve una nuova qualità di vita per le persone per guardare al futuro.”
E al futuro, anche dalle piazze di Roma, Milano, Bari, Palermo e Cagliari, guardano le lavoratrici e i lavoratori del commercio, del turismo e servizi per continuare a rivendicare cambiamenti e prospettive migliori: superare la precarietà e le disuguaglianze, per un lavoro stabile e di qualità, una pensione certa e dignitosa, e per la garanzia del proprio lavoro e del reddito nei settori ancora fortemente colpiti dalla pandemia, che al 31 dicembre vedono scadere gli ammortizzatori sociali “covid”. 
Dall’accoglienza, alle agenzie di viaggio e tour operator alle mense aziendali, dal Primo gennaio hanno bisogno di poter contare sulla certezza di una proroga degli ammortizzatori in deroga.

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