Un mercato più selvaggio e a rischio illegalità.
I lavoratori in appalto in caso di subentro di una nuova azienda, qualora vengano riassunti dalla stessa, si troveranno con ogni probabilità un nuovo contratto a tutele crescenti senza il diritto al reintegro in caso di licenziamento ingiustificato.

"Il Jobs Act riguarda solo i nuovi assunti a far data dal 1 gennaio 2015"; "Nulla cambia per chi un lavoro già ce l'ha."  Sono queste alcune delle affermazioni dei supporters istituzionali e non delle nuove norme sul lavoro varate il 24 dicembre dall'esecutivo.

Aldilà della evidente iniquità (e della dubbia costituzionalità) di provvedimenti che dividono il mercato del lavoro fra "sommersi" e "salvati", ideati in ossequio a logiche spiccatamente liberiste , non si può tacere il fatto che non tutti i "vecchi" assunti sono stati messi in salvo.
Leggendo il decreto 183/14, che sancisce la riforma dell'articolo 18 e in sostanza il suo superamento, si evince come i lavoratori in appalto ( pulizie, ristorazione collettiva e commerciale, vigilanza etc) in caso di subentro di una nuova azienda, qualora vengano riassunti dalla stessa, si troveranno con ogni probabilità un nuovo contratto a tutele crescenti senza il diritto al reintegro in caso di licenziamento ingiustificato. Il legislatore infatti all'articolo 7 sembra solo preoccuparsi di legare alla reale durata del servizio del lavoratore sull'appalto l'eventuale risarcimento economico, dando per scontato che nelle stazioni appaltanti non esistano anzianità e diritti acquisiti.
Se così fosse - la norma si presta a qualche interpretazione - saremmo di fronte all'ennesima discriminazione verso lavoratrici e lavoratori che già operano spesso in condizioni difficili, essendo sempre più frequenti i casi in cui gli appalti si rivelano terra di nessuno, esposti ad illegalità e violazioni dei diritti individuali e collettivi.
La Filcams Cgil ritiene necessario che negli imminenti passaggi alle commissioni di Camera e Senato si ponga rimedio a questa ulteriore stortura, ripristinando garanzie minime alle decine di migliaia di addetti coinvolti.
Qualora ciò non succeda la Filcams Cgil non lascierà nulla di intentato per tutelare i propri rappresentati e i lavoratori che operano in appalto, dalla mobilitazione alle azioni legali e vertenziali.

Troppo spesso le lavoratrici e i lavoratori terziarizzati vengono vissuti dalle imprese come un surplus di cui poter fare a meno. Renderli anche più facilmente licenziabili significa consolidare il principio che essi non appartengono alle imprese, in barba ad ogni valore di responsabilità sociale, ma soggiacciono solo a leggi di un mercato divenuto, per gli effetti della crisi, sempre più selvaggio.