A partire da metà aprile si spegneranno, una ad una, ben 54 insegne Coop a Roma e nel Lazio. Al loro posto compariranno quelle del marchio Tigre, proprietà dei Magazzini Gabrielli di Ascoli Piceno, già presente nella regione con una cinquantina di negozi.
Quella che si sta definendo è una cessione massiccia, che segna il grande passo indietro di Coop Alleanza dal territorio e apre un capitolo di forte preoccupazione per gli 800 addetti impiegati nei suoi punti vendita. Dietro la scelta le perdite di oltre 21 milioni di euro registrate nel 2021, su un fatturato annuo di circa 180 milioni.
Lo storico marchio rosso resterà con i negozi di Unicoop Tirreno, sette a Roma e altrettanti nel resto della regione, e con i Doc di Unicoop Firenze: ma anche intorno ad alcuni punti vendita Unicoop Tirreno circolano voci di chiusure e il recente ridimensionamento di uno dei maggiori, il romano Ipercoop Casilino, che doveva essere seguito da tre nuove aperture ma ne ha vista concretizzarsi una sola, è un altro segnale di contrazione.
Sul tavolo, adesso, c'è il delicato passaggio da una proprietà all'altra. Durante il primo incontro con i sindacati, il 5 aprile, la nuova proprietà ha assicurato l'assunzione alle stesse condizioni degli 800 dipendenti, che però lascerebbero il contratto nazionale della distribuzione cooperativa per quello di Federdistribuzione, che l'azienda applica nella sua rete di vendita: un cambio che andrebbe a erodere alcuni diritti acquisiti, dal trattamento della malattia alla gestione di ferie e permessi.
Le organizzazioni sindacali puntano, in lotta contro il tempo - il primo negozio aprirà i battenti con il nuovo marchio il 17 aprile - a una armonizzazione contrattuale che garantisca, oltre all'assunzione, il mantenimento delle condizioni economiche e di diritto maturate con il contratto precedente.
"Vorremmo sciogliere questi nodi il prima possibile - spiega Fabio Fois, Filcams Cgil Roma Lazio - e il 17 aprile partire subito con il piede giusto. Ma la questione preponderante è un'altra, lo spettro di un possibile ricorso in futuro alla soluzione del franchising".
Una pratica dilagante, applicata ampiamente da Margherita Distribuzione nella transazione da Auchan a Conad, il modello della grande acquisizione destinata alla frammentazione, a una cessione secondaria a piccoli imprenditori locali, che rappresenta un guadagno per l'azienda a capo della manovra e una perdita per lavoratrici e lavoratori. Un gioco che la legge non ostacola.
"Il nostro obiettivo - prosegue Fois - è un accordo quadro che stabilisca oggi i termini di una eventuale cessione in franchising, perché i lavoratori ulteriormente ceduti possano mantenere le condizioni di lavoro precedenti e i diritti acquisiti, escludendo il ricorso a contratti pirata".
Questi i grandi argomenti in discussione tra le parti, i problemi che devono essere affrontati al meglio in pochi giorni. E dietro, come un'ombra, il defilarsi dalla capitale e dalla regione di un marchio protagonista della grande distribuzione, un'azienda simbolo, con un profilo etico che le difficoltà economiche e gestionali e le soluzioni messe in atto per affrontarle rendono sempre meno riconoscibile.