18 Aprile 2011



La Festa non si vende, sbarca in Sicilia per la penultima tappa


La Festa non si vende, sbarca in Sicilia per la penultima tappa.
Già nei giorni scorsi la Filcams di Palermo ha organizzato la distribuzione di un volantino e di alcuni gadgets ai consumatori lungo due vie dello shopping cittadino via Ruggero Settimo e presso l’Ipercoop, mentre questa mattina, 18 aprile, ci sarà l’incontro - dibattito organizzato presso l’Aula Consiliare.
La relazione sarà di Adele Cinà segretario Gen.le Filcams Cgil Palermo; interverranno il segretario della Cgil Maurizio Calà, Pino Apprendi Commissioni Attività Produttive, Felice Bruscia Asse.re comunale, Lillo Vizzini Federconsumatori, Filippo Parrino della Legacoop Giovanni Felice di Confesercenti. I lavori saranno conclusi dal Segretario Nazionale della Filcams Franco Martini. Presiederà i lavori Monica Genovese Segr. Reg.le Filcams.
“Siamo per una regolamentazione delle aperture domenicali e festive” dichiara Adele Cinà Segretario Generale Filcams Palermo “perché difendiamo le ragioni dei lavoratori, in maggioranza donne, impegnate a conciliare tempo di lavoro e di cura già durante tutta la settimana. Allo stato attuale, tenendo conto del nuovo contratto, che la Filcams come è noto non ha sottoscritto, le lavoratrici sono obbligate a 28 domeniche su 52; sul versante legislativo invece ricordiamo che la competenza è regionale e che allo stato attuale tutte le città riconosciute come d’arte o a vocazione turistica non hanno alcun vincolo: praticamente tutta la Sicilia”.

Il Ddl. 604 dell’agosto 2010, che dovrebbe intervenire sulle aperture e chiusure degli esercizi commerciali è stato oggetto di innumerevoli veti incrociati tanto che è stato ritirato e ritornerà in Commissione Attività Produttive. Il decreto propone 32 chiusure tra domeniche e festivi oltre ad alcune feste intoccabili ed abolisce le aperture per le città d’arte.
“Se il decreto venisse approvato così” afferma Cinà “sarebbe una proposta soddisfacente. Noi proponiamo, come accade in altre regioni, che si faccia un accordo che preveda un tetto massimo di 20 domeniche per lavoratore.
Non condividiamo” conclude “un modello di consumo in cui il tempo di non lavoro delle persone viene incanalato in tempo di consumo, laddove, tra l’altro in tempi di crisi, si acquista davvero poco.”