18 settembre 2012

La Grande Distribuzione Organizza, analisi e prospettive di un settore in difficoltà
Le ripercussioni occupazionali

Il 17 e 18 settembre, la Filcams Cgil ha organizzato due giorni di riflessione e confronto sull’attuale contesto della Grande Distribuzione Organizzata.
Con il coordinamento e il supporto di Trade Lab, società di ricerca e analisi, e il suo presidente, Luca Pellegrini, professore ordinario di Marketing presso l’Università IULM di Milano, tra i maggiori esperti del settore, la Filcams Cgil ha voluto approfondire le dinamiche e gli andamenti del settore: dalle tendenze e i comportamenti dei principali gruppi in Europa e nel Mondo, alle performance delle maggiori imprese della Gdo nel mercato italiano; dalle prospettive dell’occupazione e le tendenze quantitative e qualitative, all’andamento del mercato retail in Italia: il decreto Salva Italia e la crescita della marca commerciale e gli assetti di filiera.
“Si guarda con preoccupazione il contesto in un cui tutte le aziende si trovano ad operare” afferma Mariagrazia Gabrielli segretario nazionale Filcams Cgil a margine dell’iniziativa.

Nel comparto Alimentare, la rete commerciale è sostanzialmente bloccata, i fatturati aumentano solo “grazie” all’incremento dei prezzi, e la redditività è progressivamente in calo: solo alcuni formati (superstore e discount) presentano performance positive.
Nel
Non Alimentare, sono in crescita le catene in franchising, la redditività è legata al settore di specializzazione, ed hanno performance migliori le aziende del “low cost”.

A partire dal 2008, si è registrata una riduzione occupazionale, di circa 100mila posti di lavoro nei tre comparti strategici del settore, che si vanno a sommare alle tante crisi aziendali aperte (commercio all’ingrosso -45mila, commercio al dettaglio -35mila, commercio auto e moto -16mila) fenomeno al quale si è accompagnato un forte peggioramento della qualità e delle condizioni di lavoro, con l’aumento esponenziale del ricorso al part time e forme di lavoro precarie.
La crisi dei modelli distributivi adottati nel paese e la difficoltà da parte delle imprese del settore di avviare le necessarie innovazioni, mantiene il settore in situazione di stallo.

“L’assenza di una ripresa complessiva dell’economia del paese in mancanza di politiche di sviluppo, si ripercuote sul settore del terziario ed a parte alcune eccezioni, pervade una situazione di incertezza in cui le aziende hanno sempre maggiori difficoltà.”
Il rischio, secondo Mariagrazia Gabrielli, è che, data la diminuzione dei consumi e la contrazione delle entrate, le aziende del settore cerchino soluzioni solo al proprio interno, individuando nella diminuzione del costo del lavoro, l’unica leva possibile per affrontare il momento di difficoltà e limitare i danni della crisi economica. Preoccupazione che si sta proiettando nella contrattazione nazionale e continua a condizionare la contrattazione aziendale di secondo livello.
“Se questa è l’unica ricetta, il problema sarà scaricato solo sul lavoro dipendente e il risultato sarà un’ulteriore depressione del sistema e l’aumento del conflitto che renderà sempre più difficile ragionare sulle possibili soluzioni.”

È necessario, invece, individuare soluzioni contrattuali e progettuali perché il settore terziario sviluppi gli anticorpi per superare la crisi, riuscendo a mantenere e creare lavoro e reddito e per riposizionarsi come comparto produttivo.