Tra sindacati e Carlson Wagonlit si profila una ipotesi di accordo. Nel corso dell’incontro di mercoledì 19 aprile 2017 le parti hanno condiviso la volontà di arrivare quanto prima alla chiusura della trattativa, delineando le tappe precise che porteranno alla chiusura di alcune sedi e alla riorganizzazione complessiva dell’attività del gruppo. “Pur non condividendo il piano industriale, che secondo noi produrrà danni sul business oltre che effetti negativi sui lavoratori – ha detto Luca De Zolt di Filcams Cgil nazionale al termine dell’incontro - come organizzazioni sindacali abbiamo cercato un terreno di confronto con l'azienda su possibili soluzioni che andassero a mitigare gli effetti della riorganizzazione sulle persone. Abbiamo conquistato, con Fisascat Cisl e Uiltucs, uno spazio di negoziazione importante per un accordo che, se confermato, prenderà le mosse dall'apertura di una procedura di mobilità necessaria per una maggior tutela dei dipendenti coinvolti dalle chiusure e che ristabilisce le responsabilità reciproche delle parti”. L'intesa di massima prevede che si raggiunga un accordo sulla procedura di licenziamento collettivo che comprenda: 1. l'individuazione del criterio esclusivo della non opposizione (saranno licenziati solo coloro che dichiareranno la loro disponibilità a non opporsi al licenziamento); 2. la previsione, in alternativa al licenziamento, del trasferimento su sede diversa da quella attuale solo su base volontaria; 3. la possibilità di ricollocazione in sede/reparto esistente sul proprio territorio applicando, qualora vi fossero più candidature, i criteri di legge per individuare le priorità nella ricollocazione stessa. L'azienda ha escluso la possibilità di implementare il tele-lavoro, richiesta dai sindacati, per mantenere le posizioni operative nonostante la chiusura delle sedi fisiche. Rispetto alle possibilità di ricollocazione in altre sedi, l'azienda ha presentato uno schema che prevede la ricollocazione dei dipendenti di Padova a Milano o Trieste, di Bologna a Genova e di Firenze a Roma. Ha proposto un incentivo ai trasferimenti di 1000 euro, in aggiunto a quanto previsto dal Contratto Collettivo di Lavoro in merito ai cambi di sede di lavoro. Dai sindacati è arrivata la richiesta di lavorare su un incentivo maggiore, prendendo atto che le disponibilità aziendali al supporto dei trasferimenti non saranno comunque tali da indurre molte persone a optare per tale proposta. Riguardo le ricollocazioni su reparti o sede nei territori nei quali insistono le chiusure le parti hanno convenuto di valutare la disponibilità all’esodo incentivato anche per altri reparti, così da contare su un maggior numero di ricollocazioni dei dipendenti delle sedi in chiusura. Infine si è svolto il confronto sull'incentivo che verrà riconosciuto a coloro che non si opporranno al licenziamento. Condividendo l'impostazione che riconosce un maggior incentivo a chi ha maggiore indennità di servizio, il piano concordato prevede 10 mensilità per coloro che hanno meno di 10 anni di anzianità aziendale, 11 per coloro che ne hanno più di 10 e meno di 20, 12 per coloro che hanno più di 20. La base di calcolo è l'ultima retribuzione mensile utile (un quattordicesimo di retribuzione annua lorda). Le non opposizioni andranno comunicate, se non subentrano imprevisti, entro la fine di maggio. I tempi di un accordo sono ora subordinati all'apertura della procedura di licenziamento, che dovrà essere avviata dall'azienda nei prossimi giorni. Un nuovo incontro è stato fissato per il 4 maggio, per consentire di consultare  sull'intesa finora raggiunta i lavoratori e le lavoratrici e procedere con la definizione di un accordo. “Come Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs – conclude De Zolt – riteniamo che lo schema condiviso possa rappresentare un buon punto di arrivo, fermo restando la necessità di continuare il lavoro di pressione affinché l'azienda aumenti le postazioni disponibili per le ricollocazioni nei territori sui quali impattano le chiusure”.