18 gennaio 2010


Telefono azzurro manda a casa 26 dipendenti

Il telefono Azzurro non ha rinnovato il contratto a 25 dipendenti del call center di Palermo, di cui 24 donne e un uomo.
Nonostante la proroga del servizio dal Ministero delle Pari Opportunità fino al 30 aprile prossimo (per un valore di 400.000 Euro) avvenuta i primi giorni del mese di dicembre del 2009, l’associazione onlus Telefono Azzurro, il 31 dicembre scorso, non ha rinnovato il contratto in scadenza ai 25 dipendenti del call center di Palermo, che coprivano un servizio h24.
I lavoratori, in forza al Telefono Azzurro ormai quasi da quattro anni, sono stati sostituiti da ragazze e ragazzi del servizio civile, giovani che da ottobre scorso, collaboravano con la struttura, semplicemente per filtrare le chiamate in arrivo, ed evitare che i tanti errori potessero rallentare il lavoro.
L’Associazione, nonostante il rinnovo dell’appalto, lamenta la mancanza di fondi, e sostituendo il personale con i ragazzi del servizio civile, un progetto economicamente a carico del Ministero degli Interni ha praticamente azzerato i costi.
Giovani sicuramente volenterosi, ma senza nessuna formazione specifica, e senza quella qualifica e quella competenza indispensabile per la delicatezza del servizio offerto.
Abusi sessuali sui minori, violenze domestiche, ma anche telefonate di bambini in crisi con i genitori; rispondere adeguatamente, saper trovare il contatto giusto per provare a risolvere il problema, affidarsi alla struttura territoriale di competenza, non è sicuramente semplice. Ci vuole personale qualificato, preparazione ed esperienza, tutto quello che avevano i 25 lavoratori lasciati a casa, per la maggior parte psicologi, assistenti sociali e psicoterapeuti, che da anni svolgevano i loro incarichi con impegno e professionalità.
“Oltre il licenziamento, e quindi la mancanza di una retribuzione che mette in crisi molti di noi” racconta amareggiata una lavoratrice oggi a Roma per cercare di ottenere qualche risposta dal Ministero “c’è il rammarico e la rabbia che il servizio è stato anche affidato a persone senza una grossa preparazione, che vengono caricate di responsabilità che non dovrebbero avere, con il rischio che ci siano pesanti conseguenze sugli stessi bambini in difficoltà.” Le lavoratrici si stanno mobilitando per protestare contro questa scelta.