Parola alla segretaria nazionale Elisa Camellini. Mense scolastiche, ospedaliere o aziendali, pulizie e attività di manutenzione e sicurezza di ambienti quali: ospedali, scuole o uffici, pubblici o privati, strutture alberghiere e aziende industriali,  il mondo degli appalti è frammentato e variegato.

Un mondo precario che con i tagli indiscriminati degli ultimi anni, ha avuto una forte riduzione delle ditte attive e dei lavoratori. I lavoratori in appalto della Filcams sono tanti, in particolare nel comparto dei servizi, e le difficoltà enormi, soprattutto per la carenza di regole chiare e condivise. Sono circa 450mila i lavoratori interessati, una forte incidenza femminile (più del 70%), per la maggior parte part-time con un orario di lavoro settimanale che difficilmente arriva a 20 ore. Precarietà economica e futuro incerto, questo sono le caratteristiche con cui sono costretti a vivere le migliaia di lavoratrici e lavoratori di questi settori. Il lavoro invisibile degli addetti alle pulizie che garantiscono la salubrità di ambienti sensibili come quelli delle scuole o degli ospedali e delle sale operatorie, la professionalità delle lavoratrici delle mense che assicurano la giusta alimentazione a bambini, anziani o ammalati; ma anche il ruolo delle guardie giurate che difendono aree sensibili per la collettività. I lavoratori che operano in appalto sono tanti e ricoprono ruoli e incarichi strategici per la società. Il sistema degli appalti è messo a dura prova, da un lato, per le difficoltà economiche e i tagli indiscriminati alla Pubblica Amministrazione da parte del governo, blandi e goffi tentativi di contenimento della spesa, che non hanno intaccato la vera radice del problemi: gli sprechi e l’inefficienza. Ma soprattutto, dalla mancanza di trasparenza determinata in parte da una giungla di leggi e regolamentazioni nelle diverse fasi di gara, e dal mancato rispetto delle clausole sociali contenute nelle norme contrattuali nel cambio appalto, violando la tutela occupazionale. Riforma Pa, tagli alla spesa pubblica e JobAct Gli interventi che si sono susseguiti negli ultimi anni, vista l’alternanza dei governi, si sono concentrati esclusivamente sul piano economico, predisponendo tagli indistinti alle voci di costo, invece di cercare di rendere efficiente la Pubblica Amministrazione cosi come necessario. La Filcams, cosi come la Cgil e altre categorie, ha sempre sostenuto la necessità di un processo di riorganizzazione della pubblica amministrazione, nonché l’attivazione di tutte le iniziative utili per contenere sprechi e migliorarne il funzionamento, ma allo stesso tempo non è con la politica dei tagli lineari che si possono pensare riforme strutturali dell’intera macchina pubblica del nostro Paese. Inoltre, con la nuova riforma del lavoro e la modifica alle tipologie contrattuali, nel cambio di appalto i lavoratori, pur avendo un’anzianità di servizio di svariati anni nel cantiere e pur continuando a lavorarvi sotto il nuovo assegnatario dell’appalto, si vedranno applicato il contratto “a tutele crescenti” ritrovandosi nella condizione di essere riassunti dalla nuova azienda appaltatrice senza le tutele dell’articolo 18, ma solo con un risarcimento economico in base all’anzianità sull’appalto. Le regole negli appalti Lati oscuri e incomprensibili, il mondo degli appalti ha una serie di criticità dovute soprattutto alla mancanza di regole chiare, che negli anni, hanno trasformato il comparto, contribuendo alla diffusione di  tante forme di illegalità e corruzione. Per questo la Filcams sostiene ed è parte attiva nella raccolta firme per la proposta di legge di iniziativa popolare “Gli appalti sono il nostro lavoro, i diritti non sono in appalto” promossa dalla CGIL. Lotta al massimo ribasso, riduzione del numero delle stazioni appaltanti, introduzione per legge della clausola sociale, applicazione di un contratto di riferimento, quello prevalente nel sito, sono gli obiettivi principali dell’iniziativa. Le strutture territoriali e regionali di categorie sono da giorni impegnate nell’ideazione e organizzazione di dibattiti, convegni e presidi per raccogliere quante più firme possibile e riuscire a raggiungere la soglia minima per la presentazione della proposta. Il lavoro in appalto non deve essere un lavoro povero e precario: è un lavoro che merita rispetto.