Lo sciopero del 3 febbraio è sospeso, ma non cancellato, in virtù della disponibilità di Unicoop Tirreno a tornare al tavolo di trattativa e riaprire il confronto su un piano di ristrutturazione che non ha mai convinto i sindacati. Il piano di riorganizzazione su cui ci si deve confrontare prevede, infatti, un esubero di 481 EFT (più di 600 persone coinvolte), conseguente alla chiusura di 13 unità produttive e alla cessione di 8 punti vendita e ad esuberi individuati sul resto della rete vendita e nella sede. I sindacati avevano espresso totale contrarietà anche rispetto all’annuncio di revoca del contratto integrativo aziendale per intervenire sul costo del lavoro su cui l’impresa cooperativa nell’ultimo incontro ha fatto retromarcia. Non trascurabile, assolutamente, nemmeno la nuova disponibilità al confronto sul reale andamento economico dei negozi in chiusura e cessione su cui l’impresa ha lasciato margini di verifica ulteriore prima di procedere. “Unicoop Tirreno, in questo senso, - prosegue Di Labio - si è impegnata a verificare con noi i dati gestionali per una valutazione oggettiva della situazione economica, non come mero frutto di determinazioni unilaterali aziendali”. La direzione di Unicoop Tirreno ha manifestato inoltre la propria disponibilità a condividere con i sindacati un protocollo relativo alle "regole d'ingaggio" da applicare  ai lavoratori in servizio presso i punti vendita oggetto di eventuali cessioni, al fine di garantire loro un trattamento economico-normativo non penalizzante, nonché la possibilità di verificare insieme il grado di affidabilità dei potenziali acquirenti. “Queste disponibilità – si legge nella comunicazione unitaria di Filcams, Fisascat e Uiltucs - per quanto da valutare nella sua reale portata, appaiono in netta controtendenza rispetto ad un recente passato connotato da approssimazione e disinvoltura nella scelta di partner commerciali rivelatisi al di sotto degli standard minimi di serietà che un'impresa cooperativa dovrebbe pretendere  (si pensi al tragico esempio dei negozi conferiti nelle province di Latina e Frosinone) da imprenditori che opereranno con lavoratrici e lavoratori formati e strutturati professionalmente alle sue dipendenze e nei confronti dei quali non dovrebbe sentirsi definitivamente del tutto disimpegnata”. Le parti hanno già concordato di sedersi al tavolo il 7 e il 14 febbraio, con all’ordine del giorno gli argomenti che avevano segnato la rottura e la proclamazione dello sciopero. “Si apre la trattativa – afferma Alessio Di Labio di Filcams Cgil nazionale – e per questo in accordo con Fisascat Cisl e Uiltucs abbiamo deciso di sospendere l’agitazione già proclamata, non di cancellarla. Apprezziamo il metodo con cui si è deciso di affrontare una riorganizzazione molto pesante per i lavoratori, ma ci riserviamo di esprimerci sul merito che emergerà”. Sul contratto integrativo aziendale, ritirata la revoca da parte dell’impresa,  resta l’obiettivo di salvaguardare tutti gli elementi a contenuto economico diversi da quelli considerabili come diritti acquisiti. “Abbiamo la necessità di individuare chi può permettersi di fare sacrifici economici e chi no. Ci aspettiamo che il primo passo sul recupero dei costi lo faccia, volontariamente, il gruppo dirigente, poi saremo pronti a trattare” - afferma Di Labio. “La tensione resta alta tra le lavoratrici ed i lavoratori” – conclude Di Labio – “qualora alle intenzioni dichiarate non seguissero fatti concreti, saremo pronti a scioperare.” I sindacati di categoria, sulla scorta della disponibilità a trattare, hanno sospeso (e non revocato) lo sciopero del 3 febbraio, riservandosi di programmarlo nuovamente qualora il prosieguo del negoziato non facesse registrare avanzamenti apprezzabili in termini di salvaguardia occupazionale. Leggi Diario Terziario