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(Del 25/3/2002 Sezione: Interni Pag. 2)
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TUTTI DICONO: RIPARTIAMO DA QUEL TESTO (NEL QUALE PERO´ NON SI PARLA DEI LICENZIAMENTI) |
Ecco cosa prevede il «Libro bianco» |
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ROMA MARCO Biagi fu la «mente» del «Libro Bianco sul mercato del Lavoro». Il documento, consegnato dal ministro Maroni alle parti sociali il 4 ottobre scorso, non conteneva alcun riferimento esplicito alla riforma dell´articolo 18, rispettando da questo punto di vista il pensiero del suo ispiratore. Biagi, non è un segreto, era relativamente poco appassionato al tema della «flessibilità in uscita». Anche se il professore nelle ultime settimane (inevitabilmente, forse) aveva visto nella tenuta o meno del governo sulla questione dell´art. 18 la «chiave di volta» per aprire una lunga fase di riforme del sistema contrattuale e delle regole delle relazioni sindacali, che erano invece al centro dei suoi interessi e dei suoi ragionamenti. Ma, nelle convulse giornate di febbraio in cui l´esecutivo sembrava quasi pronto a fare retromarcia sulla riforma dell´art. 18, per Biagi non c´erano dubbi: lo «stralcio» avrebbe segnato la fine della possibilità di introdurre le riforme che vedeva indispensabili. E in effetti, nelle cento pagine del «Libro Bianco» - che furono fugacemente discusse da governo e parti sociali, prima della rottura - è contenuto un ambizioso programma di legislatura. Una ampia riforma che delinea un´Italia più «flessibile» nelle regole del lavoro e della contrattazione. Un programma che parte da un´analisi delle inefficienze del mercato del lavoro che fanno sì che il nostro tasso di attività sia decisamente basso, e che propone un mix di ricette. Lo schema adottato nel «Libro Bianco» è quello di «suggerire» soluzioni alle parti sociali laddove si tratti di materie (come nel caso della contrattazione) tipicamente riserva delle parti sociali. Altrove, si indica la «preferenza» dell´esecutivo per questa o quella opzione, quando si chiedeva alle parti sociali di validare una proposta di riforma. Alcune di queste sono poi state inserite nella delega del governo: part-time, collocamento, «contratti di progetto», lavoro «a chiamata». E poi, ci sono i temi «di legislatura», che per ora il governo non definisce prioritari, ma che prefigurano un totale cambiamento delle regole vigenti. Ad esempio, il «Libro Bianco» propone la diffusione della «sussidiarietà», ovvero che il lavoratore possa concordare con l´azienda «deroghe peggiorative» rispetto a quanto stabilito nei contratti. Di licenziamenti non si parlava, ma si affermava che obiettivo del governo è di incrementare i contratti a tempo indeterminato, chiedendo alle parti di indicare gli ostacoli normativi che possono impedirne una maggiore diffusione, e favorendo arbitrato e conciliazione. E sullo sfondo c´è il depotenziamento del contratto nazionale, con una differenziazione territoriale dei salari che viene giudicata diretta conseguenza del federalismo e dell'importanza acquisita dalle Regioni. È decisamente auspicabile, afferma il testo, che si arrivi a salari diversi in territori diversi. Il contratto nazionale dovrà dunque cedere molto spazio alla contrattazione territoriale e aziendale. In che modo? Tra le proposte, l´abolizione del contratto nazionale con minimi salariali diversi da regione a regione; oppure, lasciare al «primo livello» solo contenuti normativi e molto limitatamente salariali; oppure, consentire esplicitamente deroghe al ribasso («presidiate» dalle parti sociali) per favorire l´occupazione in certi territori.
r. gi. |
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