SUPPLEMENTO AFFARI & FINANZA di lunedi 17 Gennaio 2005
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      Ha sessantatré anni ma continua a crescere

      IRENE MARIA SCALISE

      Sessantatré ma non li dimostra. Incurante della crisi generale prosegue il consolidamento dell’impero Ikea a più di sessanta anni dalla nascita. Strizzare un occhio ai nuovi mercati della Cina e dei paesi dell’est, ma anche potenziare quelli esistenti e più forti, in particolare Germania e Stati Uniti, sembra essere la strategia vincente del gruppo. E le cifre lo confermano. L’Ikea ha appena chiuso l’anno commerciale 2004 (1.9.03 — 31.8.04) con un fatturato di 12.8 miliardi di euro (+13% sul 2003) mentre i nove negozi in Italia hanno raggiunto quota 714 milioni di euro: +16,8% sul fatturato 2003, pari a +18,6% dei volumi di vendita. Per il 2005, poi, è prevista l’apertura di tre nuovi negozi italiani, con l’incremento di oltre 1.100 nuovi posti di lavoro.
      Attualmente, i negozi nel mondo sono duecentodue, di cui centosettantanove del gruppo e ventitré in franchising. Nel 2005 sono previste ventitré nuove aperture, di cui tre in franchising. Un interessante nuovo mercato sarà quello turco dove il 5 aprile, più precisamente a Istanbul, sarà aperto un nuovo franchising. Attualmente Ikea dà lavoro a 84 mila persone. Solo lo scorso anno, 365 milioni di visitatori provenienti da 32 paesi differenti hanno visitato i "santuari" gialli e blu.


      Anders Dahlvig, chief executive di Ikea, ha annunciato lo scorso anno che «l’espansione in South Korea e India sarà il logico passo da far seguire all’apertura di un primo store in Giappone prevista per primavera 2006».
      Ma anche in Italia i movimenti non sono da poco. «Agli attuali nove negozi che abbiamo aperto in quindici anni spiega il responsabile di Ikea Italia Roberto Monti stiamo per aggiungerne, nel 2005, tre a Brescia, Padova e Roma (secondo negozio) e in più ci sarà il raddoppio della piattaforma logistica di Piacenza. Una preferenza spiccata per il nord est, dunque? «Sicuramente è per noi un’area fondamentale ma nel nostro futuro c’è anche molto sud e stiamo elaborando un piano per attaccare la Sicilia, in particolare Catania e Palermo».


      L’interesse del gruppo per l’Italia è dunque massiccio. «Questa forte attenzione si spiega anche con il fatto che l’Italia per noi dice Monti è il quarto paese fornitore di mobili e complementi d’arredo, subito dopo Cina, Polonia e Svezia". Attualmente Ikea compra in Italia più di quanto vende: infatti, il 7% degli acquisti del gruppo nel mondo sono effettuati in Italia, mentre il mercato italiano copre il 5,5% del totale delle vendite Ikea nel mondo.


      Non tutti i luoghi della casa, però, hanno per i mister Ikea lo stesso valore. «Per il 2005 abbiamo deciso di puntare il nostro focus su camere da letto e cucine racconta Monti quando parliamo di questi due ambienti intendiamo non solo il mobile ma tutto il concept del dormire nordico, fatto di piumini, tessuti e illuminazione soffusa, e vari complementi d’arredo che rendono la cucina più funzionale e bella da vivere».


      E per quanto riguarda il design? Proprio Lars Engman, il global design del gruppo, in occasione di una visita nei magazzini cinesi dell’Ikea è stato interrogato sulla questione del "design imperialista". In soldoni, l’Ikea creando un prodotto adatto alle tasche di tutti avrebbe imposto una forma di design e di buon gusto quasi obbligati, "imperialisti" appunto. Ma per Engman questa forma di coercizione è ancora lontana: «Noi creiamo buoni prezzi ma non possiamo certo obbligare la gente ad acquistare da Ikea, anzi dobbiamo costantemente scontrarci con molti competitor».