La scorsa settimana presso l’azienda agricola Suvignano di Monteroni d’Arbia (Siena), un tempo di proprietà del boss Vincenzo Piazza, la CGILe la Flai nazionale hanno tenuto un convegno dal titolo “Beni confiscati alle mafie, restituire al territorio sviluppo e lavoro legale” a cui hanno partecipato alcuni importanti rappresentanti delle realtà politiche e sociali occupate in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata. Il convegno ha avuto il fine di rilanciare il tema della confisca dei beni e del loro riutilizzo a scopi sociali, soprattutto alla luce delle modifiche normative apportate dalla legge finanziaria 2010. In questa legge è contenuta, infatti, una norma che è stata definita, a ragione, come l’ennesimo regalo alle mafie perché introduce la possibilità che i patrimoni sottratti ai clan siano messi in vendita
qualora entro 90 giorni non sia stato possibile assegnarli agli enti locali. Nel nostro paese capita molto spesso chei tempi per l’espletamento delle pratiche per l’assegnazione di un bene confiscato superino di gran lunga i tre mesi previsti della legge ed è, quindi, molto probabile che questo sia messo in vendita. I mafiosi, abili a tutelare i propri interessi e ad agire grazie all’aiuto di prestanomi, hanno così la possibilità di partecipare alle aste e di riprendersi ciò che lo Stato gli ha tolto. È il caso, ad esempio, del feudo “Verbuncaudo” di Polizzi Generosa, in provincia di Palermo, confiscato ad un boss di Cosa Nostra e che oggi potrebbe tornare nelle mani dei mafiosi per colpa di un contenzioso amministrativo. La vicenda del feudo “Verbuncaudo” dimostra la pericolosità delle nuove misure previste per l’assegnazione dei beni confiscati alle mafie e rischia di ripetersi all’infinito. L’azione del governo rappresenta, quindi,
una clamorosa inversione di tendenza sul fronte della lotta alla criminalità organizzata e stravolge il senso politico che ha ispirato le precedenti esperienze legislative sul tema del recupero dei beni confiscati. Alla mafia non resta altro che organizzarsi per riprendersi ciò che un tempo è stato suo, sfruttando le leggi e i tanti cavilli burocratici. Con buona pace della lotta intrapresa da tanti uomini e da tante donne perché un bene confiscato potesse essere restituito alla collettività.