Fisascat Cisl e Uiltucs Uil hanno cercato di giocare d’anticipo, chiedendo fin da giugno, senza successo, l’avvio delle trattative. Il rinnovo è quello del turismo, il cui CCNL scade il 31 dicembre 2009. Anche qui si va a piattaforme separate, con la Filcams CGIL che il 7 ottobre varerà definitivamente il suo documento, a conclusione della tornata delle assemblee dei lavoratori.
Il settore comprende 1 milione e mezzo di addetti (650.000 i dipendenti, tutti gli altri precari, compresi 500.000 lavoratori autonomi) e un numero imprecisato di imprese: grandi catene alberghiere, pensioni a conduzione familiare, ristorazione collettiva (mense) e veloce (bar, ristoranti, autogrill, McDonald), campeggi, parchi a tema (Gardaland, Mirabilandia), night club.
Un mondo frammentato, dove sono in atto, soprattutto sul fronte alberghiero, processi di esternalizzazione della produzione, con l’assegnazione delle attività a ditte esterne alla proprietà della struttura, che riduce l’azienda a un semplice ruolo di coordinamento di servizi, con una logica di scarsa professionalità, abbassamento della qualità del servizio, minor sicurezza per il cliente, nessuna fidelizzazione del lavoratore all’impresa.
Al centro delle rivendicazioni Filcams, la salvaguardia del ciclo produttivo, con la definizione di un percorso vincolante per le imprese, che preveda la verifica preventiva dell’organizzazione del lavoro, la difesa dei posti di lavoro e l’esplicita garanzia del mantenimento dei livelli occupazionali, con l’impegno della società appaltante a vincolare l’assegnazione del servizio al mantenimento, nel numero e nella postazione lavorativa, degli operatori già in forza negli ultimi 6 mesi. Altra caratteristica del settore, la stagionalità, riguardante la maggioranza delle aziende e un terzo degli addetti, che ogni anno maturano il diritto di precedenza nell’assunzione: per questi ultimi, la Filcams chiede l’assunzione a tempo indeterminato, con un part time verticale da 3 a 10 mesi, a seconda dei casi. In tal modo, potrebbero avere accesso alla disoccupazione per i periodi di non lavoro, sia pure con requisiti ridotti.