Milano - ARRIVA anche il richiamo religioso, dopo quello laico del sindaco Giuliano Pisapia, contro la liberalizzazione totale delle aperture dei negozi prevista dal decreto Salva-Italia. El`arcivescovo diMilano Angelo Scola, rivolto ai fedeli durante una messa domenicale al Giambellino, a dire chiaramente: «Pensiamo all`importanza della famiglia e pensiamo anche al senso dellavoro, alla fatica di questi tempi, all`importanza del riposo festivo. È giusto conservare questo, che è uno è spazio di comunione, così come la festa è un luogo sociale: se in una famiglia il papà fa riposo un
giorno, la mamma un altro, il figlio un altro ancora non si attinge il riposo in senso forte». Una presa di posizione netta, anche se prevedibile, quella della Chiesa contro la possibilità che inegozi siano aperti sempre, ogni domenica e in ogni giorno festivo, su cui il Comune sta tentando di mettere degli argini, nonostante il Tar abbia già dato ragione una volta ai commercianti. «Stiamo studiando una serie di ordinanze che fissino alcuni paletti: il primo saràla tutela di dieci festività laiche e religiose, durante l`anno, giorni in cui le serrande dovranno restare abbassate. E si partirà già con il 25 Aprile e il Primo Maggio», mentre è ancora in forse il destino di Ferragosto: questo assicura l`assessore al commercio Franco D`Alfonso, che in queste settimane sta ascoltando associazioni di categoria, cittadini, sindacati dei lavoratori, mentre gli uffici comunali lavorano per scrivere ordinanze quanto più possibili a prova di ricorso.
Poco più di un mese fa, infatti, il tribunale amministrativo aveva bocciato il giro di vite alle aperture deciso dalla giunta e contro cui avevano presentato ricorso molte insegne della grande distribuzione. «Il Tar è intervenuto su un aspetto formale della precedente ordinanza, che ora stiamo modificando», assicura D`Alfonso. Che, intanto, domani porterà in giunta la delibera sulla costituzione dei nuovi Duc, i distretti urbani del commercio, uno dei "contenitori" delle regole su aperture e orari dei negozi che si incrocerà con le prossime ordinanze che terranno presente motivi di ordine pubblico e necessità sociali di ogni ambito cittadino. Difficile, se nonimpossibile, intervenire ancora per impedire l`apertura selvaggia domenicale, nonostante il richiamo di ieri del cardinale Scola e quello del giorno prima delsindaco Pisapia davanti alle Acli: «Oltre che il diritto al lavoro - aveva detto il sindaco - c`è anche il diritto al riposo, chi lo nega con una legge ingiusta compie un atto anti-demo cratico». Nell`ordinanza bocciata a febbraio, che comunque vedeva contrari i grandi magazzini e abbastanza favorevoli le piccole insegne, l`amministrazione poneva un problema anche di organizzazione della città: le aperture domenicali, festive o comunque straordinarie devono essere comunicate preventivamente al Comune almeno per garantire mezzi pubblici adeguati a una città che si muove anche in orari in cui, tradizionalmente, c`è invece meno richiesta. Un problema che, in qualche modo, verrà riproposto tra le motivazioni alla base anche delle prossime ordinanze.