Niente da fare: la norma del decreto "salva Italia" che prevede la liberalizzazione degli orari di apertura degli esercizi commerciali proprio non va giù. Non va giù ai negozianti, i "piccoli" che già oggi fanno difficoltà a resistere alla concorrenza dei centri commerciali, non va giù a diversi sindacati (netto il no espresso ieri dalle pagine di CO dal segretario regionale di Filcams Cgil Luigi Scarnati) e non va giù nemmeno alle associazioni di categoria come la Confcommercio, che anche a livello calabrese fa muro. «Questa norma va a privilegiare la grande distribuzione mettendo ancora più in difficoltà di quanto già non lo siano i piccoli negozianti che non hanno i mezzi, prima di tutto a livello di personale, per fronteggiare la novità». Il presidente di Confcommercio Calabria Napoleone Guido non lascia spiragli e si unisce al coro di quanti vedono nella norma voluta dal Governo solo un regalo ai grossi centri commerciali. Aprendo uno scenario che in Calabria ha contorni ancora più neri che nel resto del Paese. «Se già al Nord si prevedono difficoltà immaginiamo qui al Sud dove i piccoli esercizi resistono con le unghie e con i denti», dice Guido. Intere famiglie che mandano avanti a fatica le proprie attività e che a fatica si stanno tenendo in piedi, strette da un lato dalla crisi e dall`altro dalla concorrenza dei titani del commercio. E che ora, con l`ennesimo favore a questi ultimi, secondo molti davvero rischiano di non riprendersi più. «Come al solito si tende a far morire i piccoli per salvare i grandi - prosegue il presidente di Confcommercio -. A soccombere saranno i più deboli, che però qui da noi sono anche tanti, anzi rappresentano la fetta più grossa della categoria». Con tutto ciò che ne consegue, non solo per gli stessi commercianti ma per l`economia stessa della Regione. «Pensiamo a un piccolo negozio di alimentari che rappresenta un servizio per l`anziano che non può muoversi per raggiungere il centro commerciale. È destinato a chiudere. Per sopravvivere dovrebbe raddoppiare il personale, ma se già non ce la fa oggi a tirare avanti come fa? Per i grandi che possono permettersi una maggiore flessibilità sulle assunzioni il gioco è semplice, ma il negozietto che ha un solo dipendente che lavora otto ore al giorno al massimo può pagare a questo due ore di straordinario, ma non serve a niente». Dunque ne risentiranno i piccoli comuni che vivono di botteghe? «Le ricadute saranno sull`intera economia - spiega Guido -. Le grandi catene sono come delle idrovore che portano via risorse dal nostro Paese perché spesso legate a marchi stranieri. Si continua a insistere sulla strada della globalizzazione che ha già fatto i suoi danni. Questi grossi gruppi vengono qui a fare soldi ma non comprano nel nostro territorio. Così finiscono per distruggere le produzioni locali continuando a sottrarci ricchezza».
L`unica strada per bloccare la norma è un ricorso della Regione alla Corte costituzionale. Toscana, Piemonte, Veneto e Puglia hanno già annunciato che lo faranno e il Lazio è pronto a seguirli. La Calabria ha tre mesi per decidere.