Il 10 Luglio 2019 presso il Ministero dello Sviluppo Economico si è svolto il confronto con le parti sociali in materia di aperture degli esercizi commerciali. La Filcams è in prima linea per combattere la totale liberalizzazione degli orari e delle aperture domenicali e festive nel commercio, e dal 2010 sta portando avanti la campagna di sensibilizzazione “La Festa non si vende” per sostenere una pianificazione e programmazione delle aperture, anche perché la deregolamentazione non ha portato benefici al settore, né in termine economici, né occupazionali. Il testo in discussione, per il quale è stato avviato l’iter parlamentare, ha subito diverse battute di arresto. La proposta prevede di abrogare parte del decreto “Salva Italia” del 2011 reintroducendo limitazioni alle aperture degli esercizi commerciali: un orario massimo di apertura di 13 ore; escludendo la possibilità di aprire nelle 12 festività nazionali e la domenica fatto salvo il demando a livello regionale che prevede la possibilità di derogare fino a 4 aperture festive e la facoltà di individuare le aperture domenicali da un minimo di 8 ad un massimo di 26 annue dopo aver ascoltato le parti; da tali limitazioni sarebbero esclusi i negozi collocati nei centri storici e i negozi di vicinato. Le associazioni datoriali del settore presenti al confronto, hanno contestato gli intenti della legge dando disponibilità a chiudere gli esercizi commerciali solo per 4 festività senza alcuna limitazione sulle aperture domenicali. Per la Filcams CGIL l’impianto della proposta contenuta nel testo unificato è coerente con quanto proposto dalle organizzazioni sindacali sia perché esclude che il rispetto della concorrenza debba necessariamente passare per la totale mancanza di regole sia per i demandi che prevede a livello territoriale. Tuttavia, la possibilità di derogare ad alcune aperture festive e di aprire fino a 26 domeniche annue potrebbe vanificare gli intenti della legge, e l’esclusione categorica alle limitazioni dei negozi dei centri storici e dei negozi di vicinato, senza neanche prevedere una regolamentazione demandata agli enti locali, lascerebbe migliaia di lavoratrici e lavoratori fuori dall’intervento legislativo. Nelle prossime settimane verranno avviate le audizioni delle parti sociali presso le commissioni di Camera e Senato e poi si avvierà l’iter di approvazione della legge. In questa occasione le organizzazioni sindacali avranno la possibilità di ribadire le proprie proposte.