Lo ha detto nella città più commerciale d’Italia, circondato dai discendenti di un popolo che pur di dirottare i traffici nel porto sotto casa non esitarono a «traslare» — o, meglio, a trafugare — da Myra, in Turchia, le reliquie di San Nicola, da allora (era il 1087) diventato «di Bari». E lo ha fatto di domenica, in quello che può considerarsi, almeno per una settimana all’anno, il più grande centro commerciale del Sud, la Fiera del Levante. Ma evidentemente, in questo periodo il vicepremier Luigi Di Maio — come il suo collega di governo Matteo Salvini—non teme ripercussioni nei sondaggi. «Entro l’anno approveremo la legge che impone lo stop nei fine settimana e nei festivi ai centri commerciali. L’orario liberalizzato dal governo Monti sta distruggendo le famiglie italiane. Bisogna ricominciare a disciplinare aperture e chiusure». Di Maio, in realtà, lo aveva già annunciato all’inizio dell’estate. Lo ha voluto ribadire alla fine della stagione perché giovedì, in commissione Attività produttive alla Camera, prenderà il via l’esame dei disegni di legge sulla chiusura domenicale. Le proposte sono cinque: oltre a quelle di Lega (prima firmataria Barbara Saltamartini) e M5S (Davide Crippa), ce n’è una del Pd (Gianluca Benemati), una del Consiglio regionale delle Marche e una di iniziativa popolare. L’obiettivo è tornare indietro di 7 annell’anno: ni, a prima della riforma Monti del 2011 (decreto Salva Italia) che liberalizzò gli orari degli esercizi commerciali (negozi di vicinato, medie e grandi strutture di vendita) e dei pubblici esercizi per la somministrazione di alimenti e bevande (bar e ristoranti). La proposta della Lega limita le aperture alle sole domeniche del mese di dicembre, più altre quattro decideranno le Regioni, d’intesa congli enti locali. Quella del Movimento arriva fino a 12 aperture all’anno, fatti salvi i comuni turistici. Per Confcommercio «una regolamentazione minima e sobria è una via percorribile e imprescindibile». Plauso da parte di chi ha sempre osteggiato la liberalizzazione, come Filcams-Cgil e Confesercenti, perché «ha causato la chiusura di migliaia di negozi che non potevano sostenere aperture 24 ore su 24 e 7 giorni su 7». Preoccupata, invece, la grande distribuzione organizzata: a rischio ci sarebbero 40-50mila lavoratori, avverte l’amministratore delegato di Conad, Francesco Pugliese. «Una grazia di Dio», al contrario, per monsignor Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso, per anni presidente della Commissione Cei per il Lavoro e da sempre contrario alle aperture domenicali: «Fu Costantino a introdurre, nel lontano 321, il riposo festivo». Ancor prima che i 62 marinai di Bari si imbarcassero per la Turchia.