La spesa media degli italiani, nel 2015, è calata del 2,9% rispetto a 10 anni fa; l’80% delle famiglie, nel corso dell’anno ha pianificato gli acquisti nei periodi in cui i prodotti erano in offerta o in saldo e il  18% delle famiglie ha acquistato beni e servizi su internet.*

La crisi ha profondamente cambiato le abitudini degli italiani, cosi come le aperture illimitate di negozi e centri commerciali. Il sempre aperto, però, non ha, come ipotizzato al momento del decreto Salva Italia, aiutato il rilancio dei consumi, ma dopo più di quattro anni dall’entrata in vigore di una riforma che ha totalmente stravolto il settore si può affermare con certezza che nulla è cambiato in tal senso, se non le condizioni dei lavoratori. L’avvicinarsi delle festività pasquali riapre il dibattito sul lavoro festivo nel commercio, che grazie alla conferma data da recenti sentenze, non può essere imposto dal datore di lavoro. La Filcams Cgil, contraria alla totale liberalizzazione degli orari e delle aperture nel commercio, continua a sostenere la necessità di approvare una nuova legge che regoli il settore: “Le liberalizzazioni non hanno dato slancio all'occupazione, non hanno prodotto ulteriore ricchezza per le aziende o recupero di produttività-redditività, non hanno prodotto effetti positivi sulla contrattazione esistente e non ne hanno sviluppata di ulteriore, ne hanno migliorato le condizioni di vita o economiche delle lavoratrici e lavoratori”. Sono questi dati a confermare l'attualità del tema liberalizzazioni e la necessità di intervenire. “La proposta di riforma in materia è ormai da troppo tempo ferma in Commissione Parlamentare” prosegue la Filcams Cgil, “auspichiamo che il dibattito venga ripreso al più presto: è necessario individuare forme di concertazione, anche a livello territoriale, per andare incontro alle esigenze di parti datoriali e lavoratori,  un modello di consumo sostenibile.” In diversi territori, Toscana, Emilia Romagna, Lazio, Milano, per le festività Pasquali del 27 e 28 marzo, come per quelle successive del 25 aprile, 1° maggio e 2 giugno, le organizzazioni sindacali invitano le lavoratrici ed i lavoratori ad astenersi dal lavoro; in alcuni punti vendita saranno organizzati scioperi e presidi. Intanto, il 15 marzo scorso, sono stati approvati dal Consiglio regionale del Friuli- Venezia Giulia gli articoli del disegno di legge che prevedono dieci festivita` di chiusura obbligatoria per gli esercizi commerciali, giornate determinate e imposte dalla normativa senza nessuna possibilita` di scelta da parte dell’imprenditore. Un testo di legge che ha suscitato la dura reazione di Federdistribuzione. La Festa Non si Vende - scarica la Locandina   Le iniziative dei Territori La Toscana, I sindacati confermano il no al lavoro per Pasqua, Pasquetta, 25 Aprile e Primo Maggio Emilia Romagna, il lavoro festivo non è un obbligo Marche, le feste e i diritti non si vedono Roma e Lazio, proclamato lo stato di agitazione dei lavoratori del commercio * Ricerca sui consumi delle famiglie del 2015 realizzata da Filcams Cgil con la collaborazione della fondazione Di Vittorio e Tecnè