Dopo la Toscana, anche Piemonte e Puglia presentano ricorso in sede costituzionale contro il governo

Bersani prova ad arginare il malumore degli amministratori progressisti: fare le cose bene, ma con coraggio

TRE Regioni hanno già detto di no e molte ci stanno pensando. La liberalizzazione degli orari dei negozi varata dal governo Monti fa discutere le giunte di tutta Italia, sia per le pressioni che arrivano dai piccoli commerciati, sia perché l`intervento di Palazzo Chigi - che ha inserito la« deregulation» nel decreto Salva-Italia - è stata letta come una invasione di campo di un settore di competenza regionale. Piemonte, Toscana e Puglia hanno annunciato che impugneranno la norma davanti alla Corte Costituzionale, il Lazio ci sta pensando, il Veneto sembra ad un passo dal «sì», la Lombardia sta prendendo tempo «per trovare una soluzione graduale». Certo è che a poche ore dall`inizio dei saldi - un`occasione per rifarsi dalla stretta dei consumi di Natale - il mondo del commercio deve fare i conti con una norma che sconvolgerà l`organizzazione produttiva, ma permetterà anche di andare a coprire la domanda dove c`è. Pier Luigi Bersani, leader del Pd e precursore delle liberalizzazioni ammette che «ci vuole coraggio».
«Il problema - ha detto - è che tutti devono essere disturbati in modo che tutti possano migliorare e ridare sollievo ai consumatori. Occorre rendersi disponibili al cambiamento, non biso gna avere troppa paura. Guai se ci fermiamo davanti alla sfida».

Toscana

Confesercenti: a rischio 1500 botteghe, 6400 posti

LA LIBERALIZZAZIONE «selvaggia» del commercio, assieme alla pesante riduzioni di consumi verificatasi a Natale, mette a rischio 1.500 negozi di vicinato e 6.400 posti di lavoro.

È questo l`avvertimento che arriva dalla Confesercenti della Toscana. «Pensare che ampliando gli orari possano aumentare i consumi e l`occupazione è vera miopia», dice l`associazione. Ilproblema dell`offerta, secondo i negozianti, non c`è: «I consumatori per primi sanno che non c`è area territoriale in Toscana che non abbia aperture festive e orari di servizio sufficienti per tutti i giorni dell`anno, grazie al sistema della programmazione e della turnazione. Nei centri storici si può aprire, com`è noto, tutto Fanno - salvo 8 festività - fino alle ore 24».
Ad appoggiare la categoria in questa battaglia contro le liberalizzazioni è scesa in campo anche la Regione, che impugnerà davanti alla Corte Costituzionale le norme varate dal governo Monti. Per ribadire la sua competenza in materia, la Toscana ha appena approvato una circolare sul commercio locale che sottolinea «l`applicabilità della norma regionale rispetto a quella nazionale».


Lombardia

Milano e la movida "Tutelare i residenti"

LA GIUNTA milane se, in linea di principio, non è contraria ad una p olitica di liberalizzazioni sul fronte del commercio. Ma studia delle delibere capaci di temperare gli effetti della norma nazionale. La preoccupazione è che alcuni quartieri già pieni di locali (come i Navigli) e le strade della movida possano riempirsi di negozi aperti 24 ore su 24, che metterebbero a dura prova la tranquillità dei residenti. Invece Gigi Petteni, segretario della Cisl Lombardia, prende posizione contro la misura Monti «perché i consumi non si rilanciano con gli orari notturni. Serve sernmaiil potere di acquisto. LaRegione deve mobilitarsi». Grandi dubbi anche nel vicepresidente della Confcommercio Renato Borghi: «Noi avevamo pensato di chiedere al. Comune l`apertura fino alle 22:30. Questo, in giornate particolare come il 5 gennaio che precede l`Epifania. Ma il 70% dei nostri associati non è interessato». Anche il vicepresidente della Confcommercio Milano, Buongiardino, vede solo rischi dalla deregulation. «Temiamo che le im prese familiari ne escano soffocate perché il 60% dei nostri esercizi ha massimo due dipendenti». Dal Pdl, il consigliere comunale De Curato pensa-come a Napoli-che la deregulation
favorisca solo loro: gli esercizi cinesi.


Piemonte

Cota s`appella alla Corte "Un favore agli outlet"

ANCHE il Piemonte farà ricorso contro la liberalizzazione dei negozi entrata in vigore a Capodanno.
La posizione di Roberto Cota, presidente della Regione, su questo punto è molto netta: liberalizzando si fa solo un favore agli outlet- spiega - e si finisce per penalizzare l`anello più debole della catena distributiva (i piccoli negozi). «La materia è di competenza regionale - precisa il presidente - le iniziative di liberalizzazione devono essere fatte sul territorio, in base a specifiche esigenze. L`apertura indiscriminata, praticamente senzaregole, non porta benefici per i consumi. In compenso, causa grossissimi problemi ai piccoli esercizi già duramente provati». Una posizione, la sua, che ha strappato il plauso unanime dei commercianti: «È quello che avevamo suggerito difare fin dall`inizio, la decisione governativa sugli orari è sbagliata nel metodo e nel merito». Maria Luisa Coppola, presidente dell`Ascom di Torino, precisa: «E` facile parlare di liberalizzazione in casa d`altri, perché non cominciano a liberalizzare i servizi pubblici rendendoli finalmente più accessibili? Questa norma strozzerà i piccoli imprenditori del commercio».

Lazio

I dubbi della Polverini "Tentata di impugnare"

I COMMERCIANTI sono sul piede di guerra e la Regione sta decidendo sul da farsi. Nonostante la fortevocazione turistica della Capitale, i negozianti romani sono decisamente contrari alla liberalizzazione voluta dal governo Monti e - se non ci saranno interventi a sostegno delle piccole imprese - minacciano, per i prossimi giorni, una serrata di protesta. «Il continuo proliferare di centri commerciali sul territorio, l`aumento vertiginoso della tassazione a tutti i livelli, nazionale e locale, la deregulation di orari e turni di apertura mette in ginocchio definitivamente tutto il settore», dice la Confesercenti. Nel Lazio ci sono 100 mila attività aperte e 300 mila dipendenti nel settore. Ma già nei prossimi mesi, secondo la categoria, la liberalizzazione falcidierà 15 mila negozi e 45 mila occupati. La Regione, guidata da Renata Polverini prende tempo . «Stiamo valutando se impugnare le norme - ha detto la governatrice - perché subiamo un`invasione di campo da p arte del governo. I commercianti ci chiedono di farlo, noi stiamo ascoltando sia gli operatori sia i Presidenti delle altre Regioni. Poi daremo una risposta, agli esercenti come ai cittadini».

Campania

"È un assist ai cinesi Napoli deve opporsi"

LA LIBERALIZZAZIONE a Napoli non piace. Si teme la concorrenza cinese. «Il governo spiana la strada al commercio etnico - avverte Vincenzo Schiavo della Confesercenti - Gli imprenditori locali saranno spazzati via dagli stranieri che sono disposti alavorare24 ore al giorno e non hanno costi di personale. La maggior parte della comunità cinese produce al nero senza aiutare l`economia italiana». Rilancia l`allarme la Confcommercio: «Assisteremo al proliferare di miracoli economici criminosi - ribadisce il presidente dell`associazione, Pietro Russo - la parte marcia dell`economia si butterà a capofitto nel business dell`apertura 24 ore. I nostri legali pensano che la norma sia anti-costituzionale». Federmo da ha in mente altre soluzioni: «Ci basterebbe aprire solo tre ore al giorno visto il calo delle vendite- dice Pepp e Giacristofaro, rappresentante commercianti della centralissima via Toledo - La liberalizzazione è solo uno spot, un controsenso vista la contrazione dei consumi». Qualcuno però spacca il fronte dei no. «Mi lasciano perplesso le proteste delle associazioni di categoria - dice Carlo Pane, titolare di alcuni locali di ristorazione sul Lungomare - Ci si lamenta della scarsa presenza di turisti e p oi non rivogliono fornire servizi».


Veneto

L`Ascom: in Europa limitazioni opportune

BISOGNEREBBE sfatare il mito del negozio sempre aperto, delle Capitali europee che hanno uno store con la serranda alzata anche a Natale, anche alle tre del mattino. «E` tutta una bufala» assicura l`Ascom Confcommercio di Padova. Ad eccezione di NewYork, ci sono regole e chiusure dappertutto. Harrod`s di Londra, per esempio, apre dal lunedì al sabato (dalle 10 alle 20) e la domenica dalle 12 alle 18. Nel resto del Regno Unito, salvo eccezioni, si apre alle 10 per chiudere alle 18, fatto salvo il giovedì, quando i negozi allungano l`orario fino alle 20. A Parigi i negozi aprono dalle 9 alle 19 e i centri commerciali al massimo fino alle 22. Barcellona, regina della movida, fa addirittura la pausa pranzo: serrande alte dalle 10 alle 14 e dalle 16,30 alle 20, salvo i centri commerciali che rinunciano alla siesta. Per Bruxelles orari invernali: si apre alle 7, ma alle 18,30 tutti a casa. Per fare acquisti a Berlino bisogna muoversi fra le 8 del mattino e le 8 di sera. Il sabato, poi, chiusura alle 16 che diventano le 18 solo sotto Natale. E anche l`America, New York a parte, osserva orari ridotti: in Rodeo Drive, altare dello shopping di Los Angeles, si apre alle 10 e si chiude alle 18.