Renzi: capisco le famiglie, ma non chiudo per ideologia
Quattro giorni di sciopero in tutta la Toscana contro le «aperture selvagge» dei negozi. È dura la risposta di Cgil, Cisl e Uil al decreto sulle liberalizzazioni varato dal governo Monti. I lavoratori del commercio incroceranno le braccia nei giorni di Pasqua, Lunedì dell'angelo, 25 aprile e Primo maggio. Le organizzazioni di categoria dei confederali — Filcams, Fisascat e Uiltucs — ribadiscono la propria contrarietà nei quattro giorni festivi e chiedono «il rispetto del significato, laico e religioso, e del valore sociale» di queste giornate. «Diciamo no alle liberalizzazioni selvagge, senza tenere in considerazione le prerogative di ciascun territorio — spiega Carlo Di Paola, segretario regionale della Cisl-Fisascat — il nostro, è ben precisare, non è un no ideologico, perché il nostro obiettivo è duplice: difendere i valori laici e civili». I sindacati si dicono però pronti a rivedere le modalità dello sciopero: «Ma dobbiamo tutti metterci a sedere per discutere, con aziende e Comuni, e concertare come e quando aprire i negozi — aggiunge Di Paola — Occorre ottimizzare le aperture in maniera civile. Ad esempio, che senso ha tenere aperti contemporaneamente Gigli e Carrefour, che sono a due passi l'uno dall'altro? Sarebbe molto meglio mettersi d'accordo per aperture alternate».
Tutto mentre a Firenze, il sindaco Matteo Renzi ribatte: «Non vedo elementi di novità nella protesta dei sindacati». Anche se poi ammette: «Il problema vero è quello di garantire alle famiglie spazi di condivisione. Sento il grido di dolore delle madri che non possono portare i propri figli al parco o a giocare a pallone» perché devono lavorare la domenica e gli altri giorni festivi. E poi: «Il sindaco non può chiudere una città per ideologia» e per questo anche il prossimo Primo maggio i negozi del centro storico di Firenze rimarranno aperti. «Semmai, il sindaco deve favorire il dialogo tra le parti perché si giunga ad un accordo su una turnazione virtuosa delle aperture».
Cosa deve cambiare perché il sindacato riveda la propria posizione? «Siamo disponibili ad incontrarci con aziende ed istituzioni, per verificare aperture concertate come prevede la norma regionale, anche se la norma nazionale sembra prevalere — riflette Roberto Betti della Cgil-Filcams — specie in una situazione di crisi così grave e di diminuzione dei consumi. Questa è una battaglia che riguarda tutto il Paese, ma non si risolvono i problemi del mondo accanendosi sui lavoratori dipendenti, perdipiù durante feste laiche e anche religiose. I lavoratori, specie quelli del commercio, sono stufi, anzi esausti».