E' partita la campagna lanciata dalla Filcams Cgil nazionale 'La Festa non si vende, si vive,
per un'alternativa ai consumi festivi'. "Il decreto 'Salva Italia, varato dal governo Monti nel dicembre del 2011, ha liberalizzato - si legge in una nota del sindacato - gli orari e le aperture domenicali e festive nel settore del commercio, in contrasto con la titolarità delle Regioni in materia, consentendo cosi' una completa liberta' di scelta da parte delle aziende commerciali su quando e dove aprire. Il decreto e' intervenuto sugli orari di apertura dei negozi eliminando tre tipologie di vincolo: il nastro orario massimo di apertura (in precedenza di 13 ore giornaliere, potra' ora essere esteso, rendendo accessibile ai consumatori una offerta anche nelle ore notturne); chiusura obbligatoria infrasettimanale di mezza giornata e la chiusura
festiva".

"Un provvedimento pero', che dopo un anno, non ha portato - avverte - all'aumento dei consumi ipotizzato dai fautori delle liberalizzazioni, ne' vantaggi economici alle imprese, per il conseguente incremento dei costi di gestione. Secondo i dati elaborati dalla societa' Trade Lab per conto del Cemu, Centro studi Filcams Cgil, infatti, le vendite del commercio al dettaglio (attivate dalla spesa per i consumi delle famiglie) hanno registrato un forte calo, raggiungendo il picco minimo nell'aprile/maggio 2012 (calo dell'indice delle vendite per il settore alimentare di 4 punti, e del non alimentare di 6,4 punti)".

"L'unica conseguenza delle liberalizzazioni e' stata il peggioramento delle condizione delle lavoratrici e dei lavoratori, da noi sempre denunciata", ha affermato Franco Martini, segretario generale della Filcams Cgil. "Turni di lavoro piu' lunghi - denuncia -e meno retribuiti rispetto a prima, con sempre piu' difficolta' nel conciliare i tempi di vita e di lavoro soprattutto per le donne, grande maggioranza dei dipendenti del settore".

Nel 2012, tra l'altro, e' aumentato il ricorso al part time: "La reazione delle maggiori imprese di distribuzione alla caduta dei consumi che si e' verificata a partire dall'inizio dell'anno sembra - prosegue Martini - avere portato a un tentativo di mantenere il numero di lavoratori occupati, ma riducendo il numero di ore lavorate, con il conseguente calo delle retribuzioni.
Sappiamo che sono tante le categorie di lavoratori che svolgono la loro attivita' durante le domeniche e i festivi, ma si tratta prevalentemente di servizi essenziali, importanti per la tutela e la coesione sociale (ospedali, trasporti, forze di polizia). Fare la spesa la domenica - prosegue Martini - o nei giorni festivi puo' essere certamente un vantaggio per i consumatori, ma non un servizio essenziale per la collettivita'".

Con questa campagna, la Filcasm Cgil rivendica una programmazione delle aperture commerciali che soddisfi le esigenze dei consumatori e che migliori le condizioni di vita e di lavoro delle lavoratrici, dei lavoratori e delle loro famiglie, ma al tempo stesso vuole rilanciare una idea diversa di fruizione del tempo libero, che recuperi e valorizzi l'identita' culturale del Paese e contribuisca a rafforzarne la coesione sociale.

Oltre al materiale di comunicazione che caratterizza la campagna, nei prossimi giorni sara' inviata una lettera/appello per sensibilizzare e coinvolgere sull'iniziativa i protagonisti di tutto il mondo della cultura, dello spettacolo e dello sport.