Tante saracinesche chiuse e poca gente a fare la spesa. Si è risolta in un clamoroso flop, l`apertura straordinaria di negozi e supermercati la mattina di Natale. Autorizzata da una sentenza della Corte Costituzionale, l`iniziativa ha visto, fin da subito, la contrarietà dei lavoratori del commercio e delle
associazioni aei commercianti, che la vedevano come un`ulteriore tentativo di avvantaggiare la grande distribuzione a scapito dei piccoli esercizi di vicinato. Per la verità, le grandi catene hanno preferito non chiedere questo ulteriore sacrificio ai propri dipendenti, lasciando chiusi i centri commerciali sia a Natale che ieri. Nel Milanese, conferma Carla Rossi, segretaria regionale della Filcams-Cgil, hanno aperto solo i punti vendita della catena Billa e Unes, mentre ieri ha tenuto aperto Il gigante. Per contrastare l`apertura natalizia, il sindacato ha anche proclamato uno sciopero (per i125 e 26 dicembre e 1° gennaio), ricordando ai lavoratori che non erano obbligati a prendere servizio. «Complessivamente siamo soddisfatti- ha dichiarato ieri Carla Rossi -. La maggior parte delle catene commerciali ha ascoltato il nostro appello e sappiamo che nei supermercati aperti qualche dipendente ha scioperato e, soprattutto, c`era poca gente a fare la spesa». Insomma, i colossi del commercio hanno capito, sottolinea la sindacalista, che a Natale «non avrebbero certo recuperato le mancate vendite dei giorni precedenti»
e che, come unico risultato, «avrebbero inasprito ulteriormente i rapporti con i dipendenti».
Sul diritto dei lavoratori del commercio di stare con la famiglia almeno a Natale, visto che già devono lavorare molte domeniche durante l`anno, è tornato l`arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe
Betori. La "libertà" di fare acquisti sempre, appunto anche a Natale, secondo Betori nega e «offende
la libertà dell`altro». La libertà di «donne e uomini privati di un tempo del tutto singolare da dedicare agli affetti familiari». Betori ha inoltre osservato, con «meraviglia», come sia stata presentata la sentenza della Consulta sulla completa liberalizzazione degli orari di vendita, quasi fosse la liberazione da un tabù, quello delle saracinesche chiuse a Natale. «Lascia quantomeno perplessi - ha sottolineato Betori - come la festa, che vuole essere per tutti, sia percepita come limite da superare, proibizione che nega un`ulteriore libertà».