Primo 25 aprile all`insegna delle liberalizzazioni, ma il clima non è solo di festa. Agli annunci sulle celebrazioni, fra partite di calcio, gite fuori porta ed eventi ufficiali, si accavallano le dichiarazioni roventi sulla possibilità di apertura dei negozi. Dal Veneto, c`è chi- come il capogruppo Pdl Dario Bond e il presidente della commissione Statuto Carlo Alberto Tesserin si appellano «al presidente della Repubblica perché lanci un monito ai signori della Grande distribuzione che stanno per calpestare la nostra Carta Costituzionale tenendo aperti gli ipermercati anche il 25 aprile e il °maggio. È unainvoluzione pericolosa che mette a repentaglio i nostri valori civili dopo aver ipotecato anche quelli religiosi con le aperture domenicali e il giorno di Pasqua». Di fatto le serrande saranno chiuse inmolte cittàper i due giorni festivi: scioperano infatti i lavoratori del commercio in molte città, per una protesta nazionale indetta da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil. Milano, Roma, Torino, Modena, Reggio Emilia, Bologna e tutta la Regione Abruzzo,tutte le province del Veneto e della Toscana, sono i principali territori dove verrà messa in atto la protesta. In molte città sono stati organizzati presidi e manifestazioni. «A Milano, nonostante i sindacati abbiano sottoscritto con il Comune un protocollo d`intentiche individua un numero minimo di festività per le quali è prevista la non apertura dei negozi, fra le quali il 25 Aprile, la grande distribuzione ha deciso di tirare su le saracinesche anche nelgiorno della iberazione» afferma la Filcams. Nei giorni scorsiil sindaco Giuliano Pisapia si era espresso a favore della chiusura. Sciopero indetto anche a Roma, dove «le richieste di incontro dei sindacati non hanno ricevuto risposte concrete, costringendo i rappresentanti di categoria alla proclamazione del doppio sciopero per i125 aprile e per il Primo Maggio». Astensione dal lavoro proclamata a Torino, Parma, Forlì e Cesena, mentre Reggio Emilia ha già indetto altre giornate di sciopero per ile giugno, il 15 agosto e 25e 26 dicembre per «consentire alle lavoratrici e ai lavoratori di poter, in maniera sobria, festeggiare da soli, con la propria famiglia o con chi più gli aggrada, dalla Festa della Liberazione al Santo Natale.» «Le lavoratrici e i lavoratori del commercio - afferma il sindacato -hanno il diritto di onorare tali festività, e di non essere più considerati impegnati in un servizio essenziale». Inoltre, le aperture commerciali in queste giornate di festa «non danno neppure - sostengono i sindacati - una spinta ai consumi, vista l`assenza di una concreta politica destinata alla crescita».