MILANO - Sono saliti a 9.1oo i curricula arrivati all`ufficio del personale dei supermercati Pam, il gruppo che complici le liberalizzazioni - ha esteso le proprie aperture domenicali, lanciando una campagna di reclutamento di 300-400 giovani per lavorare tra casse e scaffali il settimo giorno della settimana. Qualche curriculum si è già trasformato in contratto(a tempo), come quelli di Cristina Fregonese e Daniele Zabeo, entrambi del veneziano: ventenni, tra i primi a candidarsi, studente di legge (lei) ed informatica (lui), già al lavoro da alcune domeniche, erano ieri alle casse a servire i clienti. Cristina studia legge a Ferrara e vuole diventare magistrato. «Durante la settimana faccio la pendolare - ha raccontato all`Ansa - non ho tempo per nulla se non per studiare, quindi il sabato sto con gli amici la sera, unico tempo da dedicare allo svago, ma senza fare tardi perché la domenica c`è il lavoro». Daniele, invece, frequenta una scuola serale (l`Itis Zuccante di Mestre - informatica ed elettronica). «Ho un contratto a tempo indeterminato come assistente informatico e magazziniere in un`azienda di serramenti e uno a tempo determinato al supermercato, per ora come cassiere», ha raccontato al Corriere. «Il mio obiettivo - ha continuato - è terminare gli studi e avere un lavoro d`ufficio come perito tecnico informatico, magari in banca». Nel mondo del commercio, però, non mancano i dubbi sugli effetti delle liberalizzazioni decise dal governo, con il loro risvolto domenicale. Dubbi e critiche che arrivano tanto dal versante sindacale quanto da quello dei commercianti. Cominciamo da questi ultimi, e in particolare dalla Confesercenti di Padova. Non a caso una città veneta, visto che i supermercati Pam sono molto radicali nel Nord Est. Le aperture domenicali di catene commerciali e grandi strutture di vendita, ha scritto in una nota il direttore di Confesercenti Padova Maurizio Francescon, «non stanno favorendo un aumento dei consumi: molto semplicemente stanno trasferendo ulteriori quote di mercato dalla piccola alla grande distribuzione». Qualche stima? «In questi primi tre mesi - va avanti Francescon - calcoliamo che il trasferimento di quote sia del 4%». Gli effetti? In Veneto ci potrà essere «una diminuzione di ricavi per i piccoli esercizi di 450 milioni di euro, causando la chiusura di circa 1.500 esercizi e cancellando tra piccoli imprenditori, loro familiari e commessi più di 3.00o posti di lavoro». Su posizioni simili anche la Filcams Cgil (lavoratori di commercio, turismo e servizi). «Il bilancio dei primi mesi di liberalizzazioni è impietoso», si legge in una nota, «non solo non è cresciuta l`occupazione strutturata nel settore, ma neanche l`uso della cassa integrazione ha subito una inversione di tendenza. I consumi continuano a calare». E ancora: «E` il reddito che manca alle famiglie non il servizio distributivo». Sullo stesso tasto batte la Fisascat Cisl: per il segretario nazionale (con delega al commercio) Ferruccio Fiorot, «il punto è che se non ripartono i consumi non c`è niente da fare». Al gruppo Pam prevale invece l`ottimismo. Per il direttore marketing Paolo Venturi le aperture domenicali si stanno dimostrando il potenziale «secondo» giorno di vendite della settimana. Al di là degli scontrini e del fatturato di Pam, resta ora da vedere l`effetto, nei prossimi mesi e anni, delle liberalizzazioni «domenicali» del governo sull`intera economia.