11/12/2024 ore: 14:46

Bad Work No Future: la Filcams Cgil lancia un fronte contro lavoro povero e precariato

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Il lavoro povero e la precarietà in Italia hanno raggiunto un volume mai toccato finora. Una presenza così determinante nella società e nella vita delle persone da arrivare a trasfigurare il profilo di questo Paese. 
In aperto contrasto con quanto la nostra Costituzione dichiara in apertura, il lavoro non appare più la solida base democratica sulla quale la Repubblica si fonda.
È stato progressivamente sfaldato, frammentato, ridotto, piegato da una flessibilità sempre più spinta. Ha perso nel tempo i suoi connotati fondamentali: la durevolezza di un impiego sicuro e la certezza di un salario congruo, in grado di rispondere ai mutamenti inflattivi e di non lasciare persone e famiglie in difficoltà.



Le lavoratrici e i lavoratori non riescono ad ottenere contratti a tempo indeterminato, sono costretti ad impieghi part time - involontari - di poche ore, che vivono in balia dei cambi appalto e delle novità, di solito negative, che portano con sé, che devono ricontrattare da un anno all'altro impieghi stagionali, se non a chiamata o retribuiti con i voucher, l'ultima frontiera della dematerializzazione del contratto di lavoro e delle sue tutele.

La bilancia economica e sociale pende smaccatamente dalla parte datoriale, dove i profitti non incontrano flessioni: la crisi entra solo nelle case di lavoratrici e lavoratori.

Qualche numero: l'11% degli occupati in Italia si trova a rischio di povertà, il 53% dei giovani percepisce uno stipendio che non permette loro una vita indipendente e sono 132.000 i laureati che hanno lasciato il Paese tra il 2013 e il 2022 per lavorare altrove, il 17,9% degli occupati lavora con un contratto part time. E poi ci sono le discriminazioni di genere, che resistono all'apparente modernità sociale: le donne guadagnano ancora il 28,3% in meno degli uomini.

Ma il dato più sorprendente è il silenzio istituzionale nel quale questa tragedia sociale si consuma, nella sua incontestabile enormità. È come se fosse tutto normale, se la piega profondamente antidemocratica che il mondo del lavoro ha preso fosse una naturale evoluzione, come se la precarietà di lavoratrici e lavoratori da una parte e la stabilità imprenditoriale dall'altra fossero il binomio ineludibile dei tempi.

Particolarmente colpiti da queste dinamiche i settori del terziario: settori interi che operano esclusivamente in appalto o contraddistinti da terziarizzazione delle attività e dal franchising, mancanza di formazione e valorizzazione delle professionalità, attività prevalentemente stagionali, percentuali di part time altissime, mancanza di cultura e investimenti sulla salute e la sicurezza.

Abbiamo messo al centro questi temi, li abbiamo diffusi in rete senza filtri, neanche quello della nostra identità. È stato un atto di ascolto, una condivisione libera dai ruoli. Ma con un obiettivo: quello di creare un fronte unico per portare avanti una vertenza che le rappresenta tutte e per mettere in campo con il vostro contributo le azioni necessarie al concreto avanzamento verso un cambiamento.

Il primo passo della campagna è denunciare e informare, creare la consapevolezza collettiva sulla degradazione normativa che ha portato a questa tragedia sociale, per poi veicolare le forze della rappresentanza verso la protesta e la mobilitazione e utilizzare tutti gli strumenti utili a produrre un cambiamento a partire dalla contrattazione. L’obiettivo centrale dell’iniziativa della categoria è aprire una grande vertenza sui settori che rappresenta, accendendo un faro sulle condizioni di lavoro di milioni di lavoratrici e lavoratori che vogliono un cambiamento, che rivendicano dignità, che esigono umanità del lavoro.


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