30/10/2025 ore: 13:19

Lavoro Domestico, presentato il rapporto di ricerca di Filcams Cgil, CRS e Ce-Mu

Un importante quadro statistico e interpretativo essenziale per la comprensione del settore

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"In occasione dell’evento organizzato da Filcams Cgil Nazionale “La cura oltre le mura”, patrocinato da ILO, Organizzazione Internazionale del Lavoro, è stato presentato il rapporto di ricerca Discorso sul Lavoro Domestico, realizzato dal Centro per la Riforma dello Stato insieme a Filcams Cgil e CeMu: un’indagine innovativa che esplora la realtà del lavoro domestico in Italia approfondendo l’esame delle fonti statistiche disponibili, ripercorrendo criticamente i momenti più alti del dibattito nazionale in materia e proponendo un nuovo quadro interpretativo per la comprensione del settore.

Un settore cruciale per il supporto che provvede alle famiglie e che, nonostante la sua delicata centralità, resta ostaggio di una diffusa irregolarità: le lavoratrici e i lavoratori domestici, per il 90% donne e per oltre il 70% migranti, vivono una condizione di estrema precarietà e vulnerabilità.

Obiettivi della Filcams Cgil sono il raggiungimento di salari adeguati, la garanzia di giuste tutele, condizioni di lavoro sostenibili e il riconoscimento della professionalità di figure essenziali nell'ambito della sfera privata delle famiglie italiane.

A seguire una sintesi del report e a questo indirizzo il testo completo del volume: https://ce-mu.it/magazine/Discorso_lavoro_domestico_Rapporto_finale.html

 

Il lavoro domestico: una questione di dignità, equità e futuro

Il lavoro domestico rappresenta un pilastro dell’economia italiana e della tenuta sociale del Paese. Un settore che occupa oggi oltre 1,7 milioni di persone – in larghissima parte donne – e che fornisce un contributo di oltre 1,2 milioni di anni/uomo (rectius anni/donna) di lavoro, pari al 4,6% dell’occupazione complessiva e al 6% del lavoro dipendente. Una realtà pari a un terzo dell’intera industria manifatturiera italiana e doppia rispetto a tutti i servizi sociali pubblici messi insieme.

Eppure, questo pilastro della quotidianità nazionale continua a poggiare su fondamenta fragili: salari bassi, alta irregolarità, carichi fisici e psicologici pesanti, scarsa tutela, invisibilità sociale.
È il paradosso di un lavoro essenziale per la libertà e la serenità delle famiglie, ma che troppo spesso rimane privo di riconoscimento e diritti.

Una fotografia complessa e in mutamento

Negli ultimi trent’anni il settore ha conosciuto un’espansione costante, con un incremento dell’occupazione del 40% tra il 1995 e il 2024, quasi il doppio del resto dell’economia. Tuttavia, dal 2014 si registra una fase recessiva: dopo il picco di 1,42 milioni di lavoratrici, il numero è sceso di oltre 180 mila unità.

La contrazione riguarda quasi esclusivamente il comparto housekeeping (colf+), che ha perso il 32% della propria consistenza, mentre le badanti – settore del personal care – sono cresciute dell’11%, fino a superare per la prima volta le colf.

Il mutamento ha anche una chiara dimensione sociale e demografica: cala la presenza delle lavoratrici straniere (oggi 69% del totale, ma in calo costante) e cresce quella delle italiane, in particolare tra le badanti, dove la componente nazionale è passata dal 16% al 28%. La crisi economica delle famiglie, la riduzione del potere d’acquisto e la fine della “rendita migratoria” da Est hanno profondamente trasformato il settore.

Lavoro povero e diseguale

Nonostante la sua importanza sociale, il lavoro domestico resta in larga misura un “lavoro povero”.
Il reddito medio annuo equivale a un terzo di quello del resto dei lavoratori dipendenti, e la retribuzione oraria al 33%. L’irregolarità, seppur in diminuzione, resta elevata.

Le differenze interne sono marcate: le badanti hanno condizioni mediamente migliori rispetto alle colf, con più ore settimanali, redditi più alti e una tendenza alla stabilizzazione. Tuttavia, entrambe le figure condividono un progressivo invecchiamento e un rischio di marginalità.

Anche dal punto di vista territoriale, il Paese resta spaccato in due: Nord e Centro concentrano oltre tre quarti dell’occupazione, con maggiore incidenza di lavoro regolare e di origine straniera; nel Sud prevalgono l’impiego irregolare, la povertà e la frammentazione delle esperienze lavorative.

Il valore umano e sociale del lavoro di cura

Dietro ai numeri, il lavoro domestico rivela un tema cruciale per la Filcams e per la vertenza per l’Umanità del Lavoro: la qualità del lavoro come misura della giustizia sociale.

Una prospettiva più ampia e strutturale rispetto alla narrazione corrente mostra che il lavoro delle colf non è soltanto un supporto all’occupazione femminile. Queste figure producono direttamente valore economico e sociale, creando condizioni di benessere, cura e organizzazione domestica che hanno un impatto autonomo sulla qualità della vita. Alcune ricerche dimostrano inoltre che molte famiglie ricorrono a servizi offerti dalle colf non per necessità lavorative, ma per ridurre il carico domestico.

Il lavoro delle badanti, che necessita di abilità etiche e relazionali, ed è fondato su esperienza, sensibilità e conoscenza tacita, pur essendo largamente insufficiente a coprire il bisogno complessivo, costituisce di fatto l’unica risposta organizzata e accessibile per una parte significativa della popolazione. La crescita delle badanti è avvenuta di fatto nel vuoto di una politica pubblica per la non autosufficienza.

La gravità della situazione è confermata dal fatto che il 71% delle persone gravemente non autosufficienti dichiara di ricevere un sostegno inadeguato. Nel 2019, su 3,8 milioni di anziani non autosufficienti, solo 540.000 hanno potuto contare su servizi a pagamento (in gran parte garantiti da badanti) e appena 184.000 su altri aiuti. Più di 700.000 famiglie si sono trovate completamente sole.
Il 71% delle persone con gravi limitazioni ha dichiarato di ricevere sostegni insufficienti: un dato drammatico, che mostra quanto sia urgente un intervento pubblico strutturale.

Eppure, queste figure pagano prezzi altissimi: vivono quotidianamente condizioni di isolamento, ricattabilità e mancanza di tutele fondamentali. Dietro ogni contratto precario e ogni salario inadeguato ci sono persone reali – volti e storie che chiedono dignità.

Il ruolo della Filcams Cgil

Per la Filcams, il lavoro domestico non è un settore residuale, ma un campo decisivo della battaglia per un lavoro giusto e sicuro. La Filcams denuncia da anni una realtà inaccettabile: i dati parlano chiaro. Nel 2024 solo poco più di 817.000 lavoratrici e lavoratori domestici risultano regolarmente assunti, a fronte di un esercito parallelo di circa 800.000 persone che operano nell’irregolarità. Si tratta per quasi il 90% di donne e per oltre il 70% di migranti, spesso esposte a licenziamenti senza preavviso, assenza di coperture in caso di malattia, maternità non tutelata, esclusione dagli ammortizzatori sociali e fuori dalle norme su salute e sicurezza.

È una condizione strutturale di vulnerabilità e disuguaglianza che la Filcams contrasta ogni giorno attraverso l’azione nei territori, negli sportelli, nella rappresentanza contrattuale e attraverso l’attività di EbinColf, che promuove formazione e qualificazione professionale. Ma non basta. La contrattazione collettiva resta la leva decisiva. Dal 1974, anno del primo contratto collettivo nazionale, sono stati compiuti passi importanti. Oggi serve un avanzamento: salari adeguati, tutele universali, riconoscimento della professionalità, condizioni di lavoro sostenibili. Sono i punti che guidano la contrattazione Filcams per il rinnovo del CCNL.

La Filcams rivendica:

·       la piena applicazione e vigilanza del CCNL come condizione per accedere a qualsiasi forma di sostegno pubblico;

·       la regolarizzazione e l’emersione del lavoro nero, ancora troppo diffuso;

·       la formazione continua e certificata delle lavoratrici, con riconoscimento delle competenze e percorsi di carriera;

·       il rafforzamento del ruolo del sindacato come interlocutore nella definizione di politiche sociali e contrattuali integrate;

·       un piano nazionale per la cura e l’assistenza, che metta in rete enti pubblici, famiglie e lavoratrici, superando il modello familista e informale che ha dominato finora.

Per l’Umanità del Lavoro

La giornata del 30 ottobre si inserisce nel percorso più ampio della vertenza per l’Umanità del Lavoro, con cui la Filcams Cgil chiama il Paese a riflettere sulla qualità della vita e del lavoro nei servizi, nel commercio, nel turismo e nella cura. Il lavoro domestico ne è una cartina di tornasole: un campo dove si misurano tutte le contraddizioni del nostro tempo – diseguaglianze di genere, crisi del welfare, lavoro povero, esclusione sociale – ma anche la possibilità di un cambiamento concreto e umano.

Non c’è futuro del lavoro senza riconoscere valore a chi si prende cura. L’Umanità del Lavoro è il filo che lega ogni battaglia della Filcams: significa vedere, nominare, difendere il lavoro vivo. È il cuore del sindacato che vogliamo essere.