27/6/2004 ore: 11:35

Commercio, salta il rinnovo del contratto

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La rottura è avvenuta sulla flessibilità, mentre sul salario era già in vista un’intesa per 125 euro di aumento
Commercio, salta il rinnovo del contratto
I sindacati proclamano uno sciopero di 24 ore. Le aziende: troppe rigidità

di LUCIANO COSTANTINI


ROMA Ad un passo dalla firma il tavolo è saltato. E con esso il rinnovo del contratto, scaduto nel dicembre del 2002. Il milione e mezzo di dipendenti del commercio dovrà ancora aspettare - probabilmente qualche mese - per vedere miglioramenti in busta paga e possibili cambiamenti nella organizzazione del lavoro. La rottura del negoziato - avvenuta ieri mattina - ha portato alla immediata dichiarazione di sciopero da parte delle organizzazioni sindacali. Anzi, tre scioperi per un totale di 24 ore: otto da spendere a livello nazionale il 3 luglio; le altre su due giornate a livello territoriale, solo nella grande distribuzione, con modalità da definire, punto vendita per punto vendita, a partire da subito. L’impatto della protesta tuttavia non sarà tale da determinare il collasso del sistema commerciale. I disagi per la collettività dovrebbero essere limitati.
Ovviamente, diverse le spiegazioni e, di conseguenza, le responsabilità della rottura: secondo i sindacati è stata una decisione irresponsabile e inattesa della Confcommercio; per quest’ultima è stata la degna risposta ad un sostanziale ultimatum, lanciato l’altra sera da Filcams/Cgil, Fiasascat/Cisl e Uiltucs. Di sicuro il tavolo non è saltato per questione di soldi in quanto le due delegazioni già da tempo avevano raggiunto una sostanziale intesa sulla base di un aumento salariale medio di 125 euro nel periodo 2003-2006, di cui 75 nel primo biennio e 50 nel secondo. Prevista, inoltre, una
una tantum di 400 euro. Il negoziato si è arenato invece nelle secche della parte normativa del contratto. Senza avventurarsi nei tecnicismi, si può dire che Confcommercio chiedeva e chiede una maggiore flessibilità nell’organizzazione del lavoro, i sindacati una maggiore rigidità. O, quanto meno, che la normativa non subisca un’accelerazione eccessiva rispetto alle regole attualmente vigenti.
Che la rottura non sia avvenuta sul fronte salariale è confermato in un comunicato della stessa Confcommercio: «Le divergenze sull’applicazione della nuova normativa sul mercato del lavoro e un’inadeguata sensibilità del sindacato verso le esigenze di flessibilità che caratterizzano le imprese del terziario hanno impedito di fatto la prosecuzione della trattativa». Di diverso taglio le dichiarazioni dei sindacati. Secondo Gianni Baratta, segretario Fisascat «siamo di fronte ad una rottura grave e immotivata la cui responsabilità ricadrà sulle imprese che hanno frenato gli esiti positivi del negoziato. Spero che Sergio Billè (presidente di Confcommercio; n.d.r.) convochi le sue strutture e le faccia ragionare». «Certamente deve essere chiaro - avverte Bruno Boco di Uiltucs - che non sarà sottoscritto alcun accordo che abbia una sola virgola diversa dall’ipotesi di intesa che avevamo raggiunto l’altra sera». «Scelta irresponsabile che avrà coneguenze nel tempo», il commento di Ivano Corraini di Filcams. Allo sciopero aderirà anche l’Ugl. «Un vero e proprio voltafaccia», per Guglielmo Epifani. In serata, Epifani, Pezzotta e Angeletti hanno emesso un comunicato congiunto per chiedere a Confcommercio di riaprire il tavolo: «Ogni altra scelta sarebbe incomprensibile e ingiustificata».
I sindacati, che appena qualche giorno fa erano in crisi e stavano andando verso un accordo separato, sono stati ricompattati dal fallimento del confronto. Però adesso si trovano nella oggettiva difficoltà di riguadagnare il tavolo. E non sarà facile perchè Confcommercio sicuramente non si muoverà in presenza di un’azione di protesta ed è difficile immaginare che il dialogo possa essere ripristinato nella seconda metà di luglio o nel mese di agosto. Le ferie, si dice, sono sacre per tutti.

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