La brasiliana 3G si mangia Burger King per 4 miliardi
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Nel mondo 12 mila ristoranti in 75 Paesi In Italia sono sessanta in tredici Regioni
Passa di mano - all’improvviso - la catena americana di ristorazione veloce Burger King, numero due al mondo del settore e rivale (molto alla lontana) dei «fast food» di McDonald’s. Il Wall Street Journal aveva riferito appena l’altro giorno della proposta di acquisto da parte del fondo d’investimento 3G, e nel giro di 24 ore i proprietari di Burger King si sono riuniti e hanno detto di sì, accettando i 4 miliardi di dollari offerti. Un vero accordo fast food, propiziato dal premio enorme che va agli azionisti: prima che venisse proposto l’affare, la capitalizzazione di Borsa di Burger King era di soli 2,2 miliardi.
Ieri a Wall Street nei minuti successivi alla diffusione della notizia le azioni Burger King sono schizzate all’insù del 20%, dopo aver già sfiorato il +15% il giorno prima, quello dell’annuncio dell’offerta del fondo 3G.
L’acquisizione di Burger King è la prima di tale livello per 3G Capital, una società che ha sede negli Stati Uniti ma fa capo ad alcuni uomini d’affari brasiliani, tra cui il miliardario Jorge Paulo Lemann. I vertici societari di Burger King informano in una nota scritta che 3G Capital «ha ottenuto finanziamenti garantiti per l’acquisizione di tutte le azioni e per rifinanziare l’indebitamento esistente»; l’operazione dovrebbe chiudersi entro al fine dell’anno.
Burger King può contare nel mondo su 12 mila ristoranti distribuiti in 75 Paesi, con un fatturato di 2,2 miliardi di dollari e 39 mila dipendenti. In Italia è arrivata nel 1995 e adesso ha una sessantina di ristoranti in 13 regioni. Il gruppo è già passato di mano nel 2002, quando un consorzio formato da Texas Pacific Group, Bain Capital e Goldman Sachs lo acquistò dalla multinazionale Diageo per 1,5 miliardi di dollari. Cifra da confrontare con i 4 miliardi di oggi.
Un tipico pasto da Burger comprende hamburger, patate fritte, bibite e dolci, ma il menù può anche essere molto più vario. Il primo ristorante Burger King è stato aperto a Miami (Florida) con un altro nome da due studenti in economia del turismo e della ristorazione, James McLamore e David Edgerton. In epoche successive i ragazzi americani più brillanti sarebbero stati colti dall’uzzolo di fondare aziende informatiche o elettroniche, mentre a quel tempo andava di moda lanciarsi nei fast food (come ad esempio fecero Peter Morton e Isaac Tigrett che nel 1971 crearono gli Hard Rock Cafe). Va precisato che McLamore e Edgerton nel 1954 avevano a disposizione il modello già collaudato di McDonald’s, i cui ristoranti esistevano già dal 1937 (o dal 1940 come marchio). Oggi i rapporti di forza fra Burger e McDonald’s sono 1 a 10 per giro d’affari (l’impresa più grande fattura 22,7 miliardi di dollari) e dipendenti (390 mila).
La Sony centra una vittoria inattesa contro l’arcirivale Apple grazie alle vendite del nuovo Walkman di musica digitale, risultate ad agosto superiori a quelle dell’iPod, per la prima volta in quasi 9 anni. Il successore digitale del Walkman (che nella versione a cassetta 30 anni fa ha rivoluzionato il modo di ascoltare la musica) ha conquistato lo scorso mese una quota di mercato del 47,8% a fronte del 44% dell’iPod, che guidava la gara ininterrottamente nel Sol Levante dal novembre 2001. Secondo la Bcn, società specializzata in ricerche nell’elettronica di consumo che ha diffuso questi numeri, «la strategia di Sony di commercializzare prodotti relativamente più abbordabili può avere contribuito all’inversione di tendenza in termini di market share». Un aiuto potrebbe essere arrivato pure dalla richiesta di chiarimenti del governo di Tokyo sugli incendi causati dal surriscaldamento delle batterie di prima generazione dell’iPod nano.