La Costa Smeralda in vendita per due miliardi di euro
All’asta alberghi e 2.500 ettari di terreno. In gara quattro cordate italiane. Ma ci sono offerte anche dall’estero Interessati investitori giapponesi, australiani, americani e di Taiwan. Quarant’anni fa fu creato il Consorzio
DAL NOSTRO INVIATO PORTO CERVO (Olbia) - Fra i graniti grigi e rosa sopra la collina, una grande roccia a forma di conchiglia; in basso una cala col mare turchese. «Avevamo girato il mondo, mio marito disse: è il posto per noi, ci fermeremo qui». Giséle Podbielski ricorda: così nacque la Costa Smeralda. E mostra un foglietto ingiallito con 5 firme: Aga Khan, Giuseppe Mentasti (San Pellegrino, acque minerali), Patrick Guinness (dinastia della birra), John Duncan Miller (banchiere) e René Podbielski, singolare figura di ebreo errante. «Questo - mostra la signora Gisèle - è il documento originale». Sul foglio la data, 29 settembre 1961, e un altro nome, André Ardoin, consigliere del principe Karim, che scrisse di pugno l’accordo, in francese. Tre pagine, una clausola sottolineata: «Nessuno può costruire senza che il progetto sia stato prima controllato e approvato da un comitato di architetti». Qualche mese dopo, nel 1962, si costituiva il Consorzio (fra proprietari dei terreni), della Costa Smeralda: son passati 40 anni, tutto è cambiato e agli amarcord con le celebrazioni per la ricorrenza si sovrappongono nuovi giganteschi business. Chiusa per sempre l’era dell’Aga Khan, la Costa Smeralda è nuovamente in vendita, quasi un’asta per un «pacchetto» che comprende 2.500 ettari di terreni da Portisco e Liscia di Vacca, gli hotel Cala di Volpe, Pitrizza, Romazzino e Cervo più una trentina di alberghi di lusso (ex Ciga), in Europa. Richiesta più di 2 miliardi di euro, 4 mila miliardi di lire. L’Aga Khan (unico vivente, insieme con Ardoin, fra i fondatori), aveva ceduto tutto nel 1994 agli americani della Sheraton, poi è subentrata la Starwood. Che a sua volta ha deciso di vendere: e proprio in questi giorni nel quartiere generale di Phoenix (Arizona) si esaminano le proposte, nove, di altrettante cordate, alle quali potrebbero associarsi gruppi italiani: la Pirelli real estate, Diego Della Valle, alcuni industriali tessili di Firenze e Prato, un pool di imprenditori veneti che ha avuto contatti con il costruttore-editore Sergio Zuncheddu e con i Molinas (sughero). Ma offerte ritenute più interessanti sono state presentate da investitori giapponesi, di Taiwan e australiani e da Tom Barrak, finanziere californiano di origine libanese. La Starwood vende gli immobili ma vuole mantenere la gestione degli hotels. Il problema sono i terreni, i 2.500 ettari sulla costa; chi li acquista fa una grossa scommessa, oggi non ci si può costruire, domani chissà, dipende da ciò che decideranno la Regione Sardegna e i comuni di Arzachena e Olbia. L’Aga Khan, esasperato da 20 anni di attesa senza risposte, è andato via. I gruppi interessati sanno che si aprirà una corsa, dall’esito incerto, agli «affidamenti» politici: nei giorni scorsi un emendamento alla legge finanziaria (procedure più celeri per gli investimenti turistico immobiliari), presentato dalla giunta regionale è stato bocciato. A opposizione e ambientalisti insorti contro la cementificazione delle coste si è unita una folta pattuglia di franchi tiratori del centro- destra. «Riparte l’avventura» dice Bruno Mentasti, figlio di Giuseppe, che ha mantenuto la proprietà di terreni sul mare fra Porto Cervo e Cala di Volpe e delle incantevoli isole di Mortorio e dei Nibàni. «Kerry il marinaio», così chiamavano Giuseppe, smisurata passione per il mare, veleggiava sulle coste sarde già nei primi anni ’50 sulla «Croce del Sud», storico tre alberi di famiglia. Bruno Mentasti era allora poco più che un ragazzo: «Mentre tutti andavano a Portofino e a Forte dei Marmi, papà aveva scoperto la Sardegna, non c’era anima viva, le cernie entravano sin nella baia di Porto Cervo. I terreni non li voleva nessuno: niente strade, solo rovi, spine e ginepri. L’isola di Mortorio la pagò due o tre milioni. Noi siamo stati i primi, qualche anno più tardi è arrivato il principe Karim. Cenavamo sulla «Croce del Sud», ha accostato un barchino con un giovane in camicia bianca: «Sono l’Aga Khan». Con mio padre sono diventati subito amici; così con Podbielski e gli altri è cominciata l’avventura della Costa Smeralda». E ora? «Andato via Karim - sottolinea Mentasti - tutto è cambiato. Prima veniva la gente più bella d’Europa, ora c’è l’invasione di arabi e russi, ad agosto è caos, code d’auto sulle strade e di motoscafi in mare; la Costa Smeralda rischia di diventare come Ibiza». Gisèle Podbielski sfoglia il suo libro di ricordi (che sta per tradurre in italiano): la principessa Margaret, Greta Garbo, i Rotschild: «E’ stata una bella avventura, ma è finita». Anche l’avvocato André Ardoin frequenta poco Porto Cervo. La sua villa, una delle più belle della costa, l’ha venduta anni fa. «Una notte ho sognato: mi telefonava uno - racconta la moglie Rosemarie - e mi chiedeva: la vendi?». Il giorno dopo la telefonata è arrivata per davvero: Silvio Berlusconi, un cadeaux per Piersilvio. Vicinissima il presidente aveva un’altra «perla», villa Tulipano. Non si sa se il figlio abbia mai fatto vacanze a Porto Cervo, la villa ex Ardoin poco tempo dopo è stata rivenduta a un finanziere francese. L’Aga Khan non ha mai voluto dire (ufficialmente), perché ha deciso di vendere tutto, ma con i più vicini collaboratori si è un po’ lasciato andare: «La Costa Smeralda è stato il mio sogno. Avrei proprio voluto realizzarla fino in fondo. Ma rischiava di diventare un incubo». E non soltanto per gli oltre mille miliardi di indebitamento di Ciga e Fimpar, società capofila. L’architetto Enzo Satta è con il principe Karim dal 1973 e ha coordinato l’équipe tecnica che ha presentato i progetti d’investimento ai quali la Regione sarda non ha mai dato risposta: «Mentre sulla Costa Smeralda c’era l’alt, nelle coste sarde del sud - puntualizza - si è dato via libera a milioni di metri cubi di cemento: l’Aga Khan si è sentito preso in giro». A Porto Cervo ha ora soltanto le tre ville dove fa vacanze con i figli, un terreno sulla spiaggia del Principe e lo Yacht Club Costa Smeralda, legato ai ricordi delle imprese di Azzurra e Destriero. Dalla Starwood non trapelano particolari sulle offerte, la Pirelli Real Estate (che concentra le attività immobiliari del gruppo), ha già in Sardegna i terreni di Costa Turchese, acquisiti dall’Edilnord di Paolo Berlusconi. Della Valle evita commenti e smentisce a mezza voce. Altri attendono. «Mi hanno chiesto di entrare nel gioco - ammette Bruno Mentasti - ma per ora sto alla finestra». Tom Barrak parte da una posizione favorita: è già in affari con Starwood. In Sardegna aveva un terreno di 40 ettari, doveva farci un grosso albergo e un campo di golf. Il terreno era a Portorotondo, confinante con la Certosa, megavilla di Silvio Berlusconi; ma il presidente non ha gradito, ha mandato a dire che avrebbe volentieri acquistato lui e ha messo giù un’offerta alla quale non si poteva dire di no. E così mentre l’Aga Khan si è rituffato nelle attività istituzionali di 49° imam degli ismailiti Berlusconi nei week-end di lavoro in Sardegna può dedicare gli scampoli del suo tempo libero alla scelta di piante ed essenze per il grande parco che garantirà quiete e privacy agli ospiti della Certosa.
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Alberto Pinna
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 Interni
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