Gioco legale ultimo a ripartire
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I sindacati al Ministero del Lavoro sollecitano il riordino del settore: “Serve un quadro di norme certe e omogeneo”
Disponibilità a mantenere aperto un canale di comunicazione con il tavolo permanente delle Parti Sociali firmatarie della contrattazione di settore. Questa la principale novità per il settore gioco pubblico in concessione emersa dall’incontro al Ministero del Lavoro, dove i sindacati di categoria, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, insieme alle associazioni datoriali del settore, sono stati ricevuti dalla sottosegretaria Tiziana Nisini.
Il confronto è nato dalle sempre maggiori difficoltà e discriminazioni, rispetto ad analoghe realtà, che vive il gioco legale. Un settore lasciato sempre in secondo piano, anche nell’ultimo Decreto Riaperture che individua soltanto il 1° luglio come data utile alla tanto attesa ripartenza.
La riapertura posticipata, così avanti nel tempo, è fortemente stigmatizzata dai sindacati poiché non tiene in considerazione né i severi protocolli di prevenzione e di contrasto al Covid-19 adottati per la ripresa in sicurezza, né l’inadeguato sostegno economico al settore del gioco legale, e ai 150mila addetti della distribuzione specializzata, delle sale da gioco, bingo, slot e scommesse.
Maggiori certezze è, dunque, quello che chiedono i lavoratori, lasciati in sospeso e in regime di ammortizzatori sociali. E maggiori certezze le hanno chieste alla sottosegretaria Nisini anche rispetto alle ipotesi di riordino del settore, tema sul quale i sindacati hanno annunciato che invieranno ai ministeri competenti un documento unitario contenente le loro valutazioni.
Tra le priorità che verranno evidenziate, e che sono state sottolineate dai sindacati durante il colloquio di oggi, c’è la necessità di un progetto di riordino con un’impostazione omogenea, che riguardi l’intero territorio nazionale, “affinché – commentano – l’intero settore si muova in un’unica direzione”. Ad oggi, infatti, i diversi provvedimenti su base regionale e, in alcuni casi con autonomie concesse a livello comunale, creano contrasti e disomogeneità che alimentano confusione e situazioni discriminanti tra un territorio e l’altro.
“Abbiamo segnalato – commentano Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs al termine del confronto al Ministero del Lavoro – i rischi occupazionali derivanti prima dalle chiusure e ora dai provvedimenti regionali”. “In vista del riordino – concludono i sindacati – è essenziale un quadro normativo certo e omogeneo sull’intero territorio nazionale”.