Turismo, al Global Summit di Roma un grande assente: il lavoro
Intorno al tema della "Grande Bellezza del viaggio" si confrontano nella Capitale i vertici delle maggiori aziende del settore e i rappresentanti delle istituzioni, ma dimenticano le lavoratrici e i lavoratori
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Amministratori delegati, direttori generali, ministri si sono dati appuntamento all'Auditorium di Roma per parlare di Turismo, della sua crescita e del suo futuro radioso, ma da un unico punto di vista: quello delle imprese, e del profitto.
Tra gli obiettivi della tre giorni creare nuove connessioni, partnerships e collaborazioni tra le realtà imprenditoriali presenti, per un settore "sempre più forte e unito".
Nessuno sguardo si è levato, dal programma del summit, sulle condizioni in cui lavorano gli addetti del settore, la cui opera sostiene l'industria turistica, permettendole di funzionare e di raggiungere i risultati tanto celebrati, senza essere partecipi, però, di quella ricchezza prodotta, anzi.
Se i riflettori venissero puntati verso i luoghi di lavoro, il panorama illuminato sarebbe ben diverso: in primo luogo l'occupazione in crescita è quella a tempo determinato - secondo i dati Unioncamere-Excelsior di luglio 2025 sono 76 su 100 - e questo significa che il lavoro nel turismo resta un'ansa di precarietà, che lavoratrici e lavoratori stagionali continuano a resettare la loro vita professionale da una stagione all'altra e a non disporre di entrate regolari nell'arco dell'anno che possano garantire loro una vita dignitosa.
I dati più recenti forniti dall'Osservatorio Inps sui lavoratori dipendenti sono molto chiari in proposito: se un lavoratore dipendente italiano guadagna in media 23,6 mila euro l’anno, i lavoratori del turismo, tra una minore retribuzione giornaliera, una maggiore stagionalità e una flessibilità sfrenata, ricevono meno della metà, 11 mila euro l'anno. A fronte di una media generale di tutta l’economia di 96 euro di retribuzione lorda per giorno lavorato, il turismo - alloggio, ristorazione, agenzie viaggi - supera di poco i 60 euro lordi per giorno lavorato.
A questi dati si aggiunge poi la quota, sempre presente e più che rilevante di lavoro irregolare nel settore: lavoro nero e grigio e uso di contratti pirata, strumenti che consentono di azzerare i diritti di chi lavora, dall'abuso di turni massacranti alla mancata possibilità di usufruire di ferie, permessi e riposi settimanali.
"Dietro l’immagine patinata di un Turismo in espansione resta la verità, triste e cruda, di lavoratrici e lavoratori che sostengono sulle proprie spalle l’onere di sviluppare un settore che rimane ancora privo di specifiche politiche di settore, senza una vera 'regia' e senza una reale programmazione a medio e lungo termine - commenta Monja Caiolo, segretaria nazionale Filcams Cgil - lavoratrici e lavoratori schiavi di una cultura imprenditoriale che continua a non riconoscere le loro professionalità e competenze, che non rispetta la loro dignità e che continua a disumanizzare il lavoro, con condizioni che si riflettono pesantemente e negativamente sulle loro vite e sul loro reddito".
Sono sempre di più, infatti, le lavoratrici e i lavoratori, soprattutto giovani, che si allontanano dal turismo in favore di altre realtà produttive. "E un’industria così fiorente, che ogni primavera sceglie un capro espiatorio a cui attribuire la carenza di personale, non sente la necessità, in un summit di così grande rilevanza, di interrogarsi sulle politiche da intraprendere per migliorare la qualità dell’occupazione", conclude Caiolo.
Dietro la Grande Bellezza del viaggio, dietro le previsioni stellari che vedrebbero il turismo contribuire all'economia globale con 16.5 trillioni di dollari nel 2035, continua a stendersi, purtroppo, lo stesso scenario di sempre: quello di un mondo del lavoro incerto, povero, che non migliora e che la ricchezza prodotta non tocca.