Comifar, nuova procedura di licenziamento per 41 addetti del Customer Service
In stato di agitazione i dipendenti del gruppo leader della distribuzione farmaceutica in Italia
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Scatta lo stato di agitazione per i dipendenti di Comifar, il gruppo leader della distribuzione farmaceutica in Italia. Alla base della mobilitazione, proclamata dai sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, i nuovi esuberi annunciati dalla direzione societaria nel customer service dopo la riorganizzazione avviata negli ultimi anni. L’ultima procedura di licenziamento collettivo coinvolge complessivamente 41 lavoratrici e lavoratori impiegati nei reparti front-end, omeopatia, teleselling e transfer order. L’impatto maggiore dei licenziamenti riguarda la sede di Roma / Morozzo, con un esubero di 35 persone, ma ad essere coinvolte sono anche le sedi di Torino (1), Lamezia (1), Teramo (2), Misterbianco (1) e Novate Milanese (1).
La protesta è organizzata con un pacchetto di 10 ore di sciopero, da gestire con modalità che verranno definite anche a livello locale, ed un programma di assemblee territoriali da svolgersi nelle prossime settimane. Il 5 febbraio le organizzazioni sindacali hanno intanto convocato l’assemblea nazionale unitaria per fare il punto sulla vertenza.
Per i sindacati, che in un comunicato sindacale unitario stigmatizzano la terza riorganizzazione avviata da Comifar negli ultimi anni, “è inaccettabile ed ingiustificabile che una società leader di mercato, i cui andamenti commerciali e gestionali sono positivi, decida in breve tempo di ristrutturare un reparto già oggetto di tagli e riduzioni orarie e contrattuali”. Ad essere coinvolti, sottolinea la nota unitaria, “lavoratrici e lavoratori che con sacrificio e responsabilità hanno già accettato di ridursi l’orario di lavoro e cambiare reparti e orari per potersi assicurare un futuro professionale sereno”.
“Questa – sottolineano le organizzazioni sindacali – per noi è una mancanza di rispetto ed un tradimento della fiducia delle persone che lavorano in Comifar. Non ci fidiamo più di chi dietro all’obiettivo del profitto e della produttività continua a licenziare le persone, rinnegando progetti gestiti con accordi sindacali di grande rilevanza solo pochi mesi prima”.