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CONFERENZA TURISMO: SINDACATI: IL TURISMO ATTENDE IMPEGNI NON PROMESSE

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27 settembre 2002

CONFERENZA TURISMO: SINDACATI: IL TURISMO ATTENDE IMPEGNI NON PROMESSE

I sindacati «benché pessimisti» nutrono ancora «la speranza di essere smentiti» e che, dalla 1ª Conferenza Nazionale del Turismo, «vengano segnali di attenzione da parte del governo per un settore che dà molto in termini di reddito, prodotto interno lordo e occupazione». Carmelo Caravella, Pierangelo Raineri, Emilio Fargnoli, segretari nazionali e responsabili del turismo di Filcams-Cgil Fisascat-Cisl Uiltucs-Uil hanno così sintetizzato il loro pensiero ai giornalisti presenti a Lamezia Terme.

«La Conferenza Nazionale - hanno affermato - è nata male e può finire peggio. Pomposamente, è stata definita un trampolino di lancio per il turismo, ma non vorremmo che finisse per palesarne lo stato di crisi. Viviamo un periodo delicato dovuto alla recessione economica che si è manifestata dopo l’11 settembre e in conseguenza dei venti di guerra con l’Iraq. In Italia per il turismo non si può ancora parlare di crisi però ci sono segnali preoccupanti.

«In una tale congiuntura - hanno detto i sindacalisti -, il Dpef non ha riservato al turismo alcun genere di attenzione. Se il niente del documento programmatico sarà seguito dalla legge Finanziaria, e dunque non ci saranno stanziamenti, la passerella di Lamezia Terme proclamerà la fine dello sviluppo nel settore turistico.

«Le federazioni sindacali - hanno aggiunto Caravella, Raineri e Fargnoli - hanno portato più volte all’attenzione del governo e delle controparti proposte e misure sia riguardo all’iva del settore, che riguardo alla stagionalità. Anche recentemente, in occasione dei tavoli preparatori della Conferenza Nazionale, abbiamo sostenuto la necessità di adottare le misure previste dalla legge specifica del settore, la legge 135 del 2001.

«Abbiamo ricordato che la qualità del turismo è legata alla qualità del lavoro, e in questo contesto è per noi evidente - hanno proseguito i sindacalisti - che occorre ridurre la precarietà del lavoro, combattere il lavoro nero, dare trasparenza agli appalti, garantire al settore la previdenza obbligatoria e gli ammortizzatori sociali. Bisogna, in una parola, dare soddisfazione contrattuale ai lavoratori».