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IL SOTTOSEGRETARIO SACCONI VIOLA LA SUA LEGGE PER NON AMMETTERNE IL FALLIMENTO

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13 luglio 2004

IL SOTTOSEGRETARIO SACCONI VIOLA LA SUA LEGGE PER NON AMMETTERNE IL FALLIMENTO

Claudio Treves, responsabile del dipartimento Politiche attive del lavoro Cgil nazionale, e Carmelo Caravella, segretario nazionale Filcams-Cgil, hanno emesso questa nota congiunta.

«A questo non si era ancora arrivati: un membro del governo che avalla una interpretazione illegale pur di non ammettere il fallimento della legge da lui stesso voluta.

«È quanto capita al sottosegretario Sacconi che interpreta il lavoro intermittente per periodi predeterminati della settimana, del mese o dell’anno (art.37 del decreto legislativo 276/03), come non necessitanti una preventiva autorizzazione da parte della contrattazione collettiva. Lo fa rispondendo ad un quesito della Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi), associazione firmataria del CCNL del turismo, in cui non si trova traccia di intervento autorizzativo del lavoro a chiamata, ma piuttosto un impegno delle parti (e quindi anche della Fipe) ad istituire una commissione per discutere di mercato del lavoro e delle novità legislative.

«Quindi il sottosegretario Sacconi immagina, attraverso la penna del solerte estensore della risposta, che l’articolo 37 del decreto costituisca una fattispecie a parte di lavoro intermittente, esonerata dall’indicazione di fonte contrattuale delle esigenze giustificative. Peccato che la “sua” legge, a quell’articolo citato, preveda soltanto disposizioni riguardanti il diritto alla corresponsione dell’ indennità di disponibilità, ma nulla riguardo alla presunta esenzione di questa fattispecie dal principio generale fissato all’ articolo 34, comma 1, dove si indica nel contratto nazionale la sede per individuare “le esigenze di carattere temporaneo” che devono essere alla base del ricorso a tale tipologie d’impiego, con la sola eccezione che riguarda lavoratori di età inferiore a 25 o superiore a 45 anni iscritti nelle liste di mobilità.

«Del resto, il sottosegretario non può negare il totale fallimento di questo istituto, presentato come toccasana contro il lavoro nero, ma che di fatto nessuna associazione di datori di lavoro ha avuto il coraggio di voler disciplinare, sapendo di trovare sulla loro strada la determinazione della Cgil, e un significativo grado di unità tra le categorie, nel respingere un istituto lesivo della dignità delle persone e incapace, peraltro, di fare fronte alle effettive esigenze di governo delle fluttuazioni del ciclo produttivo.

«Ci si acconcia così a violare la legge da parte del suo stesso estensore, pur di non ammetterne il fallimento. Non s’illuda l’on. Sacconi, e neanche la Fipe: la nostra battaglia contro il lavoro intermittente continuerà, anche ricorrendo alla vertenzialità di tipo costituzionale contro un istituto che non dovrà trovare cittadinanza nell’edificio del diritto del lavoro italiano».