Non si deve morire sul lavoro, non si può morire per la logica del profitto ad ogni costo
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Il tragico elenco di chi ha perso la vita lavorando ha fatto registrare nel nostro Paese già in questa prima parte dell’anno un andamento intollerabile: 145 lavoratori sono usciti da casa per andare al lavoro e non vi hanno fatto ritorno.
Le chiamano morti bianche, in quanto l’aggettivo indicherebbe l’assenza di una mano responsabile, eppure è chiarissimo a tutti quale sia l’origine di tali assassinii: la mancata prevenzione, la riduzione del lavoro umano a merce, la logica del profitto fine a sé stesso che ogni cosa calpesta.
C’è bisogno di una fase profonda di coinvolgimento delle lavoratrici e dei lavoratori anche dei nostri settori con assemblee e momenti di confronto per ribadire il sacrosanto diritto a lavorare in sicurezza.
La Filcams Cgil, la Fisascat Cisl e la Uiltucs esortano tutte le RSA e le RSU a riunire i lavoratori in assemblea in tutti i luoghi di lavoro, a partire dai punti vendita di Esselunga, società per la quale era in fase di realizzazione un superstore nel cantiere che ha visto l’ultimo tragico evento costato la vita a cinque lavoratori, al fine, non solo di unirsi al cordoglio per le vittime e stringersi al dolore delle loro famiglie, ma anche per denunciare i problemi della sicurezza sul lavoro in un Paese in cui nel 2023 ci sono state 1041 morti sul lavoro dichiarate dall’INAIL.
La pseudo cultura radicata in Italia, che mette al primo posto il profitto, è la causa di queste morti, questa la logica che guida alcune imprese, agevolate dall’assenza di controlli da parte delle istituzioni, che in questi anni non hanno ascoltato le innumerevoli denunce che le organizzazioni sindacali hanno lanciato. I sindacati disturbano il lavoro, è questa la pseudo cultura che considera l’applicazione delle norme in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, i dispositivi di sicurezza e la formazione solo un costo ed una incombenza burocratica e gli adeguati carichi di lavoro solo un freno alla produttività ed al profitto facile.
Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e UILTuCS sono convinte quindi che non si possa parlare di incidenti quando qualcuno muore mentre sta lavorando, come gli innumerevoli casi che sono stati sotto l'attenzione dei media in questi anni e i tanti altri di cui neanche si parla, non sono né il fato né il destino ad aver provocato queste morti ma un mondo del lavoro privo di regole e controlli, in cui la legalità viene scientemente messa da parte soprattutto quando si tratta di appalti aggiudicati o affidati con il criterio del massimo ribasso scaricando sempre sull’anello debole, ovvero sui lavoratori e sulla loro sicurezza, il prezzo del ribasso.
Per questo motivo le assemblee dovranno essere un momento di riflessione e di denuncia al fine di promuovere un mondo del lavoro in cui ogni persona torni a casa sana e salva dopo una giornata di lavoro.