26/4/2012 ore: 10:47

I negozi di Milano ignorano il Comune e restano aperti

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MILANO - Contro la fame di fatturato, poco possono gli scioperi (anche quelli unitari). E ancora meno effetto hanno gli accordi tra municipalità e parti sociali per convincere i negozi a tenere chiuso nelle feste comandate. Alla fine le saracinesche ubbidiscono solo alle esigenze di bilancio. E se c`è qualche speranza di far scontrini, tutti dietro il bancone. Questa la morale di quanto sta avvenendo a Milano. Confcommercio e Confesercenti hanno firmato un`intesa con il Comune. Primo punto: negozi chiusi il 25 Apiile, il Primo Maggio e in altre sei festività, laiche e religiose. Solo Federdistribuzione, che rappresenta i supermercati, non ha dato l`assenso. In teoria, di conseguenza, oggi dovrebbero tenere aperto solo iper e centri commerciali. Ma le dichiarazioni d`intenti dei piccoli commercianti delle principali vie intorno al Duomo lasciano presagire ben altro: tutto aperto, soprattutto in centro, dalla Galleria a corso Vittorio Emanuele. Insegne accese anche in via Montenapoleone. Il Comune di centrosinistra si sente tradito. «Se domani (oggi, ndr) i negozi non saranno chiusi, Confcommercio e Confesercenti qualche domanda dovranno pur farsela», dice l`assessore Franco D`Alfonso. «Forse hanno qualche problema con i propri associati - continua il titolare del Commercio Il tavolo per portare a termine questa intesa ha comportato un importante lavoro. Domani non avrà senso ripeterlo se i risultati sono questi». In un tribunale virtuale, onfcommercio rifiuterebbe ogni addebito. «Lo sappiamo, oggi molti negozi saranno aperti. Ma come associazione non possiamo in nessun modo impegnare i nostri iscritti a chiudere o aprire. Violeremmo le norme sulla concorrenza e saremmo sanzionati per questo», fa presente il vicepresidente nazionale, Renato Borghi. «Certo, condividiamo un protocollo che riconosce l`opportunità di tenere chiuso in alcune festività, laiche e religiose. Ma ciascuno decide in libertà, non abbiamo mai detto che i nostri associati sarebbero rimasti chiusi. O si cambia la legge o siamo impotenti». Anche à Genova e La Spezia sono state siglate intese simili a quella di Milano. E a Modena la Filcam-Cgil ha scritto a Bernardo Caprotti di Esselunga allegando una lettera di un partigiano ucciso nel 1944 a Torino dai Repubblichini. Intanto, alla lista dei territori in cui i confederali hanno dichiarato lo sciopero del commercio ieri si è aggiunta anche la provincia di Torino.