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Relazione F. Martini Comitato Direttivo FILCAMS CGIL, 25-26/03/2010

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Comitato Direttivo Filcams Cgil – Roma, 25-26 marzo 2010
Relazione introduttiva di Franco Martini

1. Tesseramento 2009
Vorrei iniziare questa relazione rinnovando –innanzitutto- il ringraziamento a tutte le compagne e compagni di tutte le strutture Filcams, che con il loro impegno e la loro abnegazione hanno consentito di raggiungere il traguardo storico di 372.268 iscritti.
Storico, perché è il punto più alto raggiunto delle adesioni alla nostra categoria; storico, soprattutto perché nei settori privati la Filcams è da quest’anno la prima categoria e tra gli attivi, seconda solo alla Funzione Pubblica.

Pur essendo persone umili e sobrie, credo giusto manifestare la soddisfazione di tutta la categoria, per un risultato che ha più di un significato. Indubbiamente, conferma il dato già noto, di un settore destinato ad una espansione maggiore, rispetto a quelli tradizionali, dunque, un bacino più vasto dove pescare, per accrescere il livello della rappresentanza sindacale. Ma è un risultato che parla molto anche della capacità della Filcams di intercettare e di interpretare buona parte dei processi che si vanno sviluppando nel pianeta terziario. Gli iscritti non vengono dal nulla, le lavoratrici ed i lavoratori non si iscrivono al sindacato se non ti riconoscono come interlocutore serio, attendibile, coerente. Dentro questo risultato ci sono queste caratteristiche della Filcams e dei nostri quadri dirigenti, di base e delle strutture territoriali e regionali.

Vi è, poi, un terzo significato dal quale discende un impegno per il futuro. Noi siamo bravi, certo, ma abbiamo anche molti difetti ancora, quindi, possiamo e dobbiamo migliorare. Il mondo del lavoro terziario ha margini di sindacalizzazione ancora grandi, comprendendo aree dove siamo assenti o poco presenti.
L’impegno per il futuro è darci obiettivi di ulteriore crescita, perché è giusto per le battaglie che dobbiamo condurre e per il sostegno richiesto e per spendere anche un pizzico di ambizione in più. Siamo la seconda categoria in Cgil, ma nel mirino vediamo la prima, distante da noi poco più di trentamila iscritti. Possiamo dire che “è a tiro”, se proiettassimo i tassi di incremento del 2008 e del 2009.
Chiediamo –dunque- a tutto il gruppo dirigente di spendersi ancor di più quest’anno, per rendere realistico un sorpasso, che renderebbe ancor più giustizia ad un mondo del lavoro, ad un settore del sindacato che necessità solo di maggiore attenzione e di impegno più generale del sindacato.
La sfida è lanciata, la competizione è avviata!


2. Il congresso Filcams
Possiamo farlo sull’abbrivo di un congresso che ha mostrato le enormi potenzialità della nostra categoria. Non è questa la sede per fare un bilancio definitivo, lo faremo a Riccione il mese prossimo.
Per adesso, possiamo dire che nel suo insieme il nostro congresso è stato abbastanza civile, per certi versi scontato nell’esito finale, evidenziando in alcuni casi la necessità di approfondimenti, che dovranno impegnare il nostro gruppo dirigente nella riflessione anche dopo il Congresso.

Tra questi, come ho avuto modo di dire nei frequenti interventi svolti ai congressi provinciali e regionali, il dato sulla partecipazione. Al di là delle polemiche su presunte forzature nella verbalizzazione dei partecipanti alle assemblee ed al voto, il dato vero che ci interessa analizzare è che, nella media, il nostro è un settore dove si rivela sempre più difficile favorire la partecipazione, data la crescente scomposizione del mercato del lavoro, la sua diffusa precarizzazione, frutto dei consistenti processi di destrutturazione dell’impresa.
Dobbiamo riflettere bene, per inventare forme nuove e più efficaci di partecipazione, se vogliamo veramente dare un senso al valore ed al vincolo della democrazia di organizzazione, tanto più in una fase che vede impegnata la categoria nel rinnovo dei Ccnl.

L’altra considerazione che mi preme fare in questa sede è il rilievo insufficiente che ho trovato nei congressi, salvo qualche eccezione, soprattutto a livello regionale, al documento congressuale della categoria. Sicuramente, ha contribuito a ciò la sua pubblicazione nell’imminenza dell’avvio dei congressi provinciali. Però, non può essere sottaciuta una possibile sottovalutazione, che andrà recuperata in sede di congresso nazionale, anche perché, quel documento, con i contributi che verranno in commissione politica, rappresenterà il documento politico conclusivo del nostro congresso, la piattaforma politica e strategica sulla quale impostare l’iniziativa dei prossimi anni. Abbiamo parlato di un nuovo progetto politico e culturale della categoria ed è tutt’altro che indifferente il suo livello di metabolizzazione in tutto il corpo dell’organizzazione, ai fini dei risultati che potremmo realizzare.
Decidere di lanciare una sfida alta, come quella di una nuova prospettiva di sviluppo del settore terziario, nel momento in cui la crisi del settore è accompagnata dal sostanziale disinteresse di tutti gli attori politici ed imprenditoriali, necessita di una robusta consapevolezza da parte dell’intera categoria.

La terza considerazione riguarda lo stato di salute della categoria. I congressi hanno confermato le enormi potenzialità presenti, per sostenere un vasto processo di rinnovamento che non si esaurisca in una mera operazione di ricambio generazionale, ma che sia accompagnata da una crescita qualitativa dei nostri gruppi dirigenti.
Tra le fila dei nostri funzionari o delegati abbiamo incontrato molti giovani, tante ragazze, nuovi lavoratori stranieri, portatori di nuova passione, entusiasmo, di mentalità più fresche, tutte risorse alle quali il nostro processo di rinnovamento, in tanta parte già avviato, deve saper attingere.

Dovremo riflettere al congresso sulla stessa composizione di questo nostro organismo dirigente, che concluderà il suo mandato a Riccione e che tiene, con questa, l’ultima sua riunione. Voglio, pertanto, ringraziare tutte le compagne ed i compagni che in questi anni hanno contribuito ai lavori del Comitato Direttivo, molti dei quali, probabilmente, non verranno riconfermati, per l’esaurirsi della funzione per la quale erano stati eletti.
Credo che dovremo sempre più caratterizzare la composizione del nostro massimo organismo, sommando alle presenze “istituzionali” (segretari generali), quadri attivi portatori di esperienze e capacità riconducibili al progetto di rappresentanza al quale stiamo lavorando, il tutto, evitando composizioni pletoriche.
Penso, poi, che dovremo darci l’obiettivo di eleggere un Comitato Direttivo dove la differenza di genere venga annullata, nel senso di renderla equa, con il 50% di uomini e 50% donne, magari, con una donna in più, se il numero dev’essere dispari.
Se non ci prova la Filcams a farlo….!

Infine, con i congressi abbiamo sostituito un altro po’ di segretari generali. Nella girandola dei congressi io stesso non ho avuto occasione di salutare i nuovi eletti e di ringraziare gli uscenti. Voglio quindi farlo oggi, per tutti, a nome della segreteria nazionale, augurando buon lavoro a chi ha assunto nuove responsabilità e ringraziando le compagne e compagni che con questo congresso hanno concluso la loro esperienza in categoria, per tutto ciò che hanno fatto per la Filcams, consapevole che dentro quel risultato del tesseramento esiste tanto del loro lavoro.

3. Il Ccnl del turismo
A pochi giorni dall’inizio dei congressi provinciali è stata siglata l’intesa che ha consentito il rinnovo del Ccnl del turismo-Confcommercio.
Ciò ha consentito, durante i congressi, di fare una prima valutazione dei risultato.
Oggi, però, dobbiamo formalizzare il percorso di validazione democratica, alla fine del quale potremo confermare la nostra firma. Questo Direttivo, pertanto, è chiamato a decidere tempi della consultazione e definire un giudizio sull’accordo, attraverso il quale rappresentarlo alle lavoratrici e lavoratori nelle assemblee.

Per quanto riguarda i tempi, la consultazione può aver inizio da lunedi della prossima settimana, con una prima fase che può prevedere lo svolgimento di attivi dei delegati, per l’illustrazione dei contenuti dell’intesa e, successivamente, un programma di assemblee di un mese, un mese e mezzo, a conclusione del quale potremo indire un attivo nazionale dei delegati del turismo.

Per quanto riguarda il merito, abbiamo già avuto modo di dire in queste settimane, che l’accordo, senza ombra di dubbio, presenta numerose complessità, ma nel complesso, consente di acquisire un risultato “sostenibile”, ai fini dell’obiettivo che ci eravamo dati, cioè, evitare un nuovo strappo, entro confini, naturalmente, accettabili sul terreno del merito.
Prima di argomentare questa valutazione vorrei però sgombrare il campo da possibili, ulteriori elementi di polemica che nel corso di questi giorni possono essersi inseriti nella nostra discussione.

Il primo, riguarda un refuso di stampa, del quale ci siamo accorti solo dopo la firma del testo, probabilmente per distrazione, per stanchezza e per la concitazione delle ore finali del negoziato, che ricorderete essere state caratterizzate dallo stop imposto dalla Fisascat. Nella prima pagina del testo dell’intesa compare un riferimento all’accordo del 22 gennaio 2009. Come abbiamo già chiarito nella nota dei giorni scorsi, la cancellazione di ogni riferimento all’accordo separato è stata una delle prime condizioni per proseguire unitariamente il negoziato ed è stata subito accolta dalle controparti. La conseguenza è stata che dai testi iniziali sono stati cancellati non solo i riferimenti a detto accordo, ma anche le formulazioni che introducevano le deroghe contrattuali, così come ogni attribuzione impropria alla bilateralità, Chi avesse conservato i testi iniziali proposti dalle controparti può verificare quanto detto.

Naturalmente, sia Federalberghi che Cisl e Uil hanno ammesso che si è trattato di una distrazione e sono ovviamente disponibili a porre rimedio in fase di stesura contrattuale. Purtroppo, quel testo è già circolato e contiene questo refuso, che tale è e rimane.
Purtroppo, il partito degli stolti è duro da morire ed in questi giorni è circolato un volantino che, prendendo spunto da questo refuso, offre una lettura a dir poco ingiuriosa del nostro operato. Ma, per quanto mi riguarda, esso non è neanche commentabile.

L’altro elemento riguarda una versione dell’accordo che è stato diffuso in alcune zone del Paese, a margine del quale compare un allegato, dove si dice che il risultato economico dell’accordo è in linea con l’Ipca, di cui ne rappresenterebbe l’evoluzione.
Ovviamente, si tratta di un scorrettezza palese da parte di chi ha pensato con questo stratagemma di negare l’evidenza, cioè, l’esatto contrario di ciò che si afferma.
Quel documento, che impropriamente viene allegato al testo dell’accordo, altro non è che un atto sottoscritto dalle altre parti e non da noi, che ci era stato chiesto di allegare al testo dell’accordo, per “riparare” all’infortunio causato dalla Cisl e sbloccare la situazione.

Ovviamente, noi ci siamo rifiutati di accettare quella condizione, che appariva “ridicola” anche alle controparti ed alla fine, l’accordo è stato siglato come era stato definito al termine del negoziato.
Purtroppo, non sempre la correttezza è la bussola delle altrui azioni. Ma credo inutile ripetere che, per quanto ci riguarda, quell’atto è del tutto inesistente e mai farà parte degli atti ufficiali del Ccnl turismo.

Sarebbe più opportuno concentrare le valutazioni sulla sostanza di quell’intesa, che credo poter riepilogare in questi aspetti essenziali.

Fin dall’inizio sapevamo che si sarebbe trattato di un appuntamento difficile, per il contesto generale nel quale si collocava ed avevamo per questo individuato pochi obiettivi, ma in grado di soddisfare alcuni punti qualificanti della piattaforma, in particolare, sul tema delle terziarizzazioni e sul salario.
La dinamica negoziale, fin dall’inizio caratterizzata da approcci diversi nella stessa mentalità da parte delle singole organizzazioni sindacali, ha subito una svolta quando si è passati dal confronto sulle piattaforme sindacali a quella delle controparti, con la presentazione del loro documento.

Qui c’è un punto della nostra riflessione, che non riguarda solo questa vicenda, ma che deve proporre all’ordine del giorno il modo come più in generale dobbiamo gestire le trattative, sapendo per esperienza che, ad un certo punto, capita spesso che dalle piattaforme sindacali si passa a quelle delle controparti. E’ ciò che rischia di accadere, ad esempio, anche al tavolo della vigilanza privata. So che la possibilità di opporsi a questa prassi non dipende solo da noi, perché occorrerebbe una intesa anche con Cisl e Uil, che più di noi, invece, interpretano la fase attuale della vita politica ed economica italiana come poco favorevole all’azione sindacale, quindi, da gestire senza troppe ambizioni o velleità.
Anche noi siamo convinti che in questa fase sia difficile proporci obiettivi ambiziosi, né che siano immaginabili contratti pieni di gloria. Ma da qui a rovesciare le impostazioni negoziali, senza provare a mettere in campo una minima iniziativa di interposizione ce ne corre!

Sta di fatto che ad un certo punto si è discusso del documento delle controparti, zeppo di riferimenti all’accordo separato sul modello contrattuale e carico di un vero e proprio attacco al mercato del lavoro.
In questo senso, il bilancio complessivo, pur non esaltante, può farci dire di essere usciti da quel tunnel senza danni eccessivi, piantando alcuni paletti utili per il futuro, marcando però delle sofferenze che non vanno né sottovalutate, né ridimensionate.

Il risultato economico finale, che non poteva che rappresentare una mediazione fra le due richieste, si è collocato palesemente più nella nostra metà campo, che nell’altra.
Ovviamente, se prendiamo a riferimento la richiesta delle 135 euro contenuta nella nostra piattaforma, non possiamo che dire di essere lontani da quella richiesta. Ma se assumiamo la consapevolezza che il risultato finale non avrebbe potuto che rappresentare una mediazione fra le due richieste, non possiamo sottovalutare il risultato ottenuto, che rappresenta una chiara smentita dell’Ipca.
L’allungamento di quattro mesi della durata ed un eccessivo scaglionamento delle tranche naturalmente offuscano la nettezza del risultato. Ma, per contro, l’introduzione di una quota salariale di secondo livello, che interesserà la quasi totalità della platea, rappresenta a nostro giudizio l’introduzione di una novità utile non solo ad incrementare il salario, ma a stimolare la stessa contrattazione di secondo livello. Voglio ricordare che per acquisire il diritto al fondo di garanzia è sufficiente presentare una piattaforma aziendale (o territoriale), quindi, dobbiamo anche noi cogliere l’occasione per produrre nuovi stimoli, per scuotere l’albero, per superare alcuni nostri limiti, non sempre giustificabili con la natura del settore, molto destrutturato.

Sulle terziarizzazioni non abbiamo ottenuto il risultato che volevamo, l’applicazione del Ccnl Turismo ai dipendenti che lavorano in appalto nelle fasi di lavoro terziarizzate. Ma se vogliamo mantenere un minimo di realismo e di senso della realtà, non possiamo negare che il muro di cemento, da anni eretto da Confcommercio in materia, è stato scalfito con la soluzione individuata e dovremo sapere con intelligenza e determinazione infilarsi in questa fessura, per allargare piano, piano gli spazi conquistati.
Per gli esternalizzati, la sostanza è stata acquisita, con l’applicazione di un trattamento economico e normativo non inferiore al Ccnl del turismo, formulazione che aggira il veto al momento insuperabile in Confcommercio, a pronunciare il termine Ccnl Turismo.
Sulla fase di lavoro si sono ottenute garanzie importanti per il mantenimento dell’occupazione precedentemente esternalizzata, anche nelle fasi successive di appalto.
Chi ha partecipato alle fasi del negoziato ha ben chiara la fatica che abbiamo dovuto fare per ottenere queste acquisizioni che, seppur parziali rispetto all’obiettivo iniziale, vedono giustificata la loro importanza dalla grande resistenza opposta dalle controparti.

Il terzo risultato positivo dobbiamo misurarlo in relazione alla piattaforma delle controparti, nel senso della cancellazione delle richieste più inaccettabili che erano state avanzate sul mercato del lavoro. Tra queste, la riduzione delle ore del part-time sotto le 15 ore settimanali, la generalizzazione del lavoro a chiamata, il comporto malattia per l’apprendistato, la reiterazione all’infinito dei contratti a termine per sostituzione, per la cui deroga al limite di 36 mesi massimi è stato inserito l’accettazione del vincolo del diritto di precedenza nelle assunzioni. Va detto, tra l’altro, che questa norma è indispensabile per consentire ai lavoratori stagionali, anche per aziende aperte tutto l’anno, la prosecuzione del rapporto di lavoro.
Se l’obiezione è che, in questo caso, abbiamo giocato sul terreno imposto dagli altri, ho già detto che è così. Ma non possiamo negare che senza la nostra determinazione a impedire questo scempio, oggi le lavoratrici ed i lavoratori del turismo avrebbero avuto un Ccnl, probabilmente separato, ma con un serio abbassamento della soglia dei diritti.

A fronte di quelli che possono essere considerati risultati positivi o accettabili, dobbiamo anche evidenziare i punti di sofferenza registrati. Ve n’è uno che non ho difficoltà a dire che “grida vendetta”, perché la riduzione del diritto alle aspettative non retribuite per malattie si configura come una vera e propria violenza gratuita.
E’ ovvio che non abbiamo mai condiviso questa pretesa e fino alla fine abbiamo combattuto per respingerla. Purtroppo, ad un certo punto del negoziato, siamo rimasti i soli ad insistere e questo non ha consentito di modificare la posizione delle controparti.

Al tempo stesso, anche se con significati diversi, non siamo riusciti a superare la posizione sul riposo settimanale, addirittura, quasi più per una posizione di parte sindacale, che delle controparti, le quali, tutto sommato, erano arrivati alla fine a rendersi disponibili a cassare ogni riferimento.
Qui il problema è più legato ad una sorta di legittimazione contrattuale della legge che di sostanza. La sostanza è che esiste una legge che le aziende possono applicare. Questo ha portato Fisascat e Uiltucs a dire che è meglio provare a regolarizzarla con il Ccnl. Abbiamo opposto la nostra posizione, che era meglio non dire nulla, ma alla fine siamo anche qui rimasti soli.

Infine, sull’apprendistato, il risultato ottenuto costituisce un evidente indebolimento della norma, anche se ciò andrebbe misurato in relazione all’uso effettivo che le aziende fanno dei contratti di apprendistato. Ammetto che non è una grande consolazione sapere che la posizione di partenza su questo punto era ancora peggiore e noi siamo riusciti solo in parte a migliorarla. Tuttavia, questo è e non c’è ombra di dubbio che su questo punto siamo rimasti sotto alle aspettative iniziali.

A quel punto del negoziato, con la delegazione presente a Milano, abbiamo fatto una discussione vera, sofferta, per decidere cosa fare. Voglio dare atto a tutte le compagne e compagni che erano presenti di non aver sottaciuto nulla, ma, al tempo stesso, di essersi fatti carico della giusta sintesi tra merito e contesto.
Sul merito, a seconda dei punti di vista (ed a parte chi si è già pronunciato per la stroncatura), il risultato si colloca sulla linea della sufficienza o di una insufficienza comunque utile ad una promozione critica. Credo che nessuno immaginasse la possibilità concreta di produrre miglioramenti sostanziali sui punti nevralgici della nostra piattaforma e questo rimanda ad una riflessione più generale su come debbono essere gestiti i negoziati.

Credo, onestamente, che oltre a questo elemento di consapevolezza abbiano pesato le valutazioni di contesto. Ci siamo trovati di fronte a due scenari: da un lato, il rischio di un nuovo psicodramma, come quello vissuto sul terziario, senza maggiori possibilità di mettere in campo una grande iniziativa, quindi, con forti rischi di isolamento della Filcams; dall’altro, la scelta di stare all’interno di un compromesso onorabile, per consentirci di stare dentro i processi aperti nel settore.
Alla fine, ha prevalso questa seconda scelta, in coerenza con quanto andiamo affermando sul modo come la Filcams debba interpretare la fase di crisi dei rapporti sindacali e la sua ricaduta sull’attività contrattuale. Noi rappresentiamo settori nei quali l’assenza di regole sulla democrazia sindacale atte a verificare la validità dei Ccnl siglati, ha effetti più gravi che in settori più strutturati. Qui è maggiore il rischio di produrre il paradosso dell’isolamento di una organizzazione largamente più rappresentativa. Il contratto separato per noi non può che essere la scelta estrema, alla quale opporre tutto il lavoro intelligente dei nostri gruppi dirigenti e delle nostre strutture.
Naturalmente, entro i confini di mediazioni coerenti ed accettabili….

Per queste ragioni, alla fine abbiamo deciso di sottoscrivere l’accordo e con queste ragioni noi dobbiamo sostenerlo nelle assemblee di consultazione, facendo un’operazione di trasparenza e lealtà con i lavoratori. Io non dirò mai che questo è l’accordo migliore, che questo contratto è un grande contratto. Io dirò la verità, che nelle condizioni date, abbiamo cercato di lasciare la nostra impronta, ed in parte ci siamo anche riusciti.
Dirò anche che questo contratto consegna due impegni immediati: il primo, sul secondo livello di contrattazione, relativo al tentativo di migliorare le norme sui punti di sofferenza del Ccnl, soprattutto, riposo settimanale e aspettative non retribuite, riproponendo una prassi consolidata del sindacato, di affidare al livello aziendale il compito di migliorare per quanto possibile le norme; il secondo, riguarda il modo come dobbiamo gestire i percorsi negoziali, dalla nascita della piattaforma alla consultazione vincolante per l’approvazione. Ne ho già parlato in altri direttivi e ripropongo l’appuntamento del Ccnl terziario come occasione per provare a sperimentare un percorso innovativo.

Gli altri tavoli contrattuali
Una più rapida panoramica sugli altri tavoli contrattuali ci propone qualche ulteriore elemento di preoccupazione.
Intanto, dobbiamo portare a compimento il rinnovo contrattuale del turismo. Qualche giorno fa abbiamo proceduto con Confesercenti, adesso dobbiamo concludere con Confindustria.
Naturalmente, vorremmo provare a caratterizzare il tavolo Confindustria con qualche avanzamento, rispetto a quello Confcommercio, ma non sarà facile, dato che per gli altri dovrebbe trattarsi di pratica da risolvere in fotocopia.
Confindustria ha portato una posizione sul lavoro a chiamata, che è quella di generalizzarlo, in alternativa al lavoro extra, attraverso una regolamentazione.
Ovviamente, il terreno è insidioso, ma può offrire anche una opportunità interessante, quella appunto della regolamentazione, rispetto al libero arbitrio con il quale spesso il ricorso a questa tipologia di lavoro viene agito.
Nei prossimi giorni è previsto un nuovo incontro che dovrebbe dirci se entreremo nella fase di stretta del negoziato.

Molto più complessa e delicata è la situazione al tavolo della vigilanza privata.
Qui siamo allo stesso film del turismo, dove le controparti hanno presentato una loro contro-piattaforma, con altri “pezzi da collezione”. Tra questi, la cancellazione di due livelli (3° e 4° super), le 11 ore di riposo giornaliero, il non pagamento dei primi 2 giorni di malattia; mentre, sul cambio di appalto, sembra delinearsi una apertura interessante. A questo si aggiunge la proposta di mandare il cavalleria il 2009 dal punto di vista economico ed il rifiuto di adottare la soluzione del fondo di garanzia per il II livello, come strumento per avvicinare le posizioni in materia salariale.
Sul salario, ovviamente, la proposta è dell’Ipca pura.

Come è del tutto comprensibile, questa trattativa, che avviene a 14 mesi dalla scadenza del Ccnl, rappresenta una grande condizione di sofferenza. Anche in questo caso, ci siamo dati obiettivi realistici, come nel turismo, individuando nel salario e nel cambio d’appalto i due punti sui quali caratterizzare la chiusura del negoziato.

Il 6 e 7 aprile avrà luogo una due giorni di negoziato che ci farà capire se saremo completamente nelle sabbie mobili, oppure, se si apriranno spiragli.
Ed anche in questo caso siamo abbastanza soli, da un lato, una controparte caratterizzata dalla sommatoria di interessi difficilmente sintetizzabili in una posizione unitaria; dall’altro, una posizione delle altre organizzazioni sindacali ancora una volta caratterizzata da un approccio minimalista e poco disponibile a mettere in campo l’iniziativa necessaria.

La nostra idea è di evitare prima della due giorni la proclamazione di iniziative unilaterali di lotta, per quanto ve ne sarebbe necessità. Si tratta in questi giorni di mettere in campo l’iniziativa possibile di sensibilizzazione.
Tuttavia, questo Direttivo deve pronunciarsi circa la possibilità che dopo quella tornata di incontri, il negoziato resti al palo, dunque, riproponendo la questione della mobilitazione. In questi giorni porremo il problema a Fisascat e Uiltucs, ma è bene dire subito, qui, se la Filcams pensa di assumere in proprio l’onere di una iniziativa, qualora essa si rendesse necessaria.

Il Direttivo deve anche dare mandato alla Segreteria sulla questione Multiservizi. Qui, la nostra posizione è già stata ampiamente illustrata all’attivo nazionale di qualche mese fa: noi avanzeremo la richiesta per il secondo biennio economico, ma sappiamo già che Fisascat e Uil trasporti hanno presentato le loro piattaforme per il rinnovo contrattuale, che sono in nostro possesso.
Siamo per confermare la posizione già espressa all’attivo. Se le controparti sceglieranno il tavolo per il rinnovo contrattuale, noi non potremo starvi fuori.
Pertanto, presenteremo la richiesta economica per il secondo biennio, ma attiveremo immediatamente il percorso per la costruzione della piattaforma Filcams, che significherà condizionare i tempi del confronto con le controparti. Se questo dovremo fare, già dai prossimi giorni, subito dopo Pasqua, dovremo prevedere la convocazione del coordinamento muti servizi, mettere in piedi il lavoro necessario e poi impostare la consultazione.
Anche così si risponde al tentativo di isolarci, di tenerci fuori dalle loro stanze. Noi non intendiamo lasciare campo libero, vogliamo essere della partita e per questo creeremo tutte le condizioni per proporre un terreno avanzato di confronto, che recuperi le questioni qualificanti del contratto, dalle condizioni di lavoro, alel regole in materia di cambio d’appalto.

A questo proposito, richiamo l’attenzione del Direttivo sulla questione dell’Artigianato dove, in seguito alla disdetta data dalle Confederazioni, si aprono nuove opportunità negoziali.

Le vertenze nella grande distribuzione
Carrefour, Pam Panorama, Esselunga, Metro, ecc.. sono alcune grandi catene distributive dove la crisi, chi per un verso, chi per un altro, ha aperto fronti impegnativi.

(segue relazione a braccio)

(Iniziativa sulla grande distribuzione)

(iniziativa sugli appalti)

(arbitrato)