24/5/2005 ore: 0:00
Relazione I. Corraini Comitato Direttivo FILCAMS CGIL, Roma 23-24/05/2005
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Comitato Direttivo Filcams-CGIL Nazionale del 23-24 maggio 2005
Scaletta della relazione di Ivano Corraini, Segretario generale FILCAMS CGIL
Ora il C.D. ha il compito di ampliare la discussione, estenderla e di cominciare a consolidare orientamenti utili per la discussione congressuale che, auspicabilmente, la concluderà.
E’ giusto approfittare del C.D. per affrontare, seppur in tono minore altre questioni che si pongono esse nell’agenda politica.
1.Considerazioni di quadro politico
2.L’appuntamento del referendum sulla procreazione assistita del 12-13 giugno
3.La stesura dei 2 contratti dei quali si è fatto l’accordo
4.Un cenno al Congresso
Considerazioni limitate perché il centro è l’altro e anche perché, altrimenti se si aggiungesse un po’ di politica internazionale questo comitato direttivo diventerebbe esso stesso un congresso.
1-Quadro Politico
-
Registriamo il successo alle elezioni amministrative (nessun analisi nel voto, saremmo fuori tempo massimo, ma solo per poter fare alcune considerazioni di ordine politico).
E’ un’ onda lunga.
Noi siamo parte di questo successo.
La gente ha dimostrato di aver voglia di svolta politica.
La gravità della situazione economica e l’assenza di una politica del governo per uscirne ne è una delle principali motivazioni.
Soddisfazione per il successo.
Preoccupazione per il futuro se si vincerà
Ancora una volta non diamolo per scontato
·Sicilia insegna - certo se si stava più bassi, avremo potuto dire con ragione che abbiamo vinto anche in Sicilia, perché comunque qui il cappotto precedente si è rotto -
·Le uscite, le scelte di Rutelli e della Margherita sono un viatico per cominciare a perdere.
La negatività non sta solo qui ma perché:
·Si legge lontano un miglio che l’operazione compiuta da Rutelli non è per contenuti programmatici, per il programma, ma per interessi di partito e/o personali di ruolo e di potere, legittimi certamente, ma non è l’obiettivo per cui battersi tutti, è un altro.
Lo schema sembra essere: – visto che si vince –
·Quanto peserà la Margherita e Rutelli nel nuovo schieramento?
·Poi definiamo i contenuti in rapporto al peso misurato.
a)Così non si va molto lontani ed è già un bel problema
b)Se il merito viene dopo, noi che al centro abbiamo messo il lavoro, i diritti, le regole, leggi sul lavoro di produzione berlusconiana, ne usciamo sconfitti.
-crisi produttiva,
-siamo fuori mercato,
-recessione,
-bilancio in dissesto,
-risorse bruciate.
Come se ne uscirà?
Una nuova politica economica
Il risanamento dei conti
Il movimento dei lavoratori verrà chiamato a misurarsi su ciò
E questo avverrà dopo un fase
-di legnate,
-di diritti negati
-di reddito che si riduce,
-di stato sociale ridotto,
-di una serenità di quadro nel lavoro che non c’è più– penso alla precarietà che si è accumulata.
Noi dovremo scegliere il centro delle questioni da difendere, da valorizzare, su cui impegnate tutti a rilanciare, ma lo faremo allora.
Anch’io non voglio pensare alla sconfitta, ma nemmeno che si è già vinto.
2.SUI CONTRATTI - mi riferisco alla stesura
a)la settimana scorsa è stata positiva, non del tutto, ma finalmente ci sono cose nuove.
TURISMO – C’è stata una nostra forzatura rispetto al balletto tra problemi di stesura e problemi in merito al fondo per la sanità integrativa che si sviluppava tra FIPE e Federalberghi.
- Risolte d’imperio alcune cose sulla stesura, il balletto è finito con la firma di Confcommercio, Fipe e Agenzie di Viaggi
- Federalberghi si è riservata ponendo questioni su fondo di assistenza sanitaria
Non tutto è concluso quindi, ma la questione si è sbloccata e lasciando altri con il cerino in mano.
Avevamo minacciato di stampare il contratto da soli o con chi ci sta.
Mettiamo i nostri auspici perché la lite in Confcommercio si superi.
TERZIARIO – Anche qui siamo finalmente al capolinea
-Se la Confcommercio non chiude definitivamente lo stampiamo da soli
-La stesura è fatta anche con soddisfazione per aver respinto gli ultimi assalti alla diligenza – D.Lgl.66 su orario per citarne uno, improprie incursioni sulla sfera di applicazione, per citarne altri.
Abbiamo apportato limature per evitare contenziosi, visto l’atteggiamento poco costruttivo di G.D.
Sul punto riaperto dalle controparti, dalla G.D., su RSU dopo che avevamo chiuso la questione RSA.
Come sapete la grande distribuzione aveva riaperto il contratto il giorno dopo la firma nel luglio scorso affermando che la norma dell’accordo del “94 sulle RSU, che prevedeva il numero delle RSU per fasce di unità produttiva, decadeva per il suo carattere di sperimentalità con il rinnovo del CCNL non accettandone il prolungamento fino al prossimo contratto come definito con la firma.
I 3 Segretari Generali si sono assunti l’onere di fare una proposta risolutiva:
-carattere definitivo della norma superando la sperimentazione,
-rimodulazione delle fasce e dei numeri
-lasciare inalterato il cuore della nostra organizzazione
-rintoccare i livelli alti
-accorpare con equilibrio alcune fasce
abbiamo consegnato al Presidente della Confcommercio la proposta con un sostanziale “prendere o lasciare”.
La Confcommercio ci ha chiesto 10 giorni per la risposta e domani ci sarà un ulteriore incontro per alcuni aspetti formali della stesura.
3.SUL REFERENDUM del 12-13 giugno
-Impegno necessario
-Document0 del Comitato Direttivo della CGIL
-Lettera di Epifani
Il valore e il peso della consultazione referendaria è per quello che è in gioco, dalla libertà produttiva, al progetto di vita delle persone, all’autodeterminazione delle donne.
E’ in gioco, la laicità dello Stato messa in discussione da una legge ideologica, la libertà di ricerca scientifica per una speranza di vita rispetto a malattie oggi inguaribili.
Il lavoro più grande è convincere la gente di andare a votare anche per esprimere un NO ma che non impedisca lo sviluppo regolare del Referendum, ci si batte per quello che si pensa con lealtà.
Il voto come un diritto, come un dovere civile.
Ma l’impegno è discutere con la gente delle più gravi contraddizioni che questa legge porta con se.
Su questo la gente ci capisce perché la gente ha buon senso.
Pensate all’obbligo dell’impianto degli embrioni anche se malformati, mentre è possibile, in base alla legge attuale sull’aborto, interrompere la gravidanza per anomalie del concepito nei 90gg.
Pensate all’obbligo di impianto di tutti e 3 gli embrioni, non meno di 3, non più di tre indipendentemente dalle condizioni psichiche, fisiche, sociali della donna, con la possibilità di calvari continui o di parti trigemellari. Il deputato che si erge a medico!
Pensate la legge che consente la procreazione assistita soltanto ai coniugi ed ai conviventi:
-ma conviventi da quanto tempo,
-per quanto tempo
Pensate al no alla fecondazione eterologa
4. UN CENNO AL CONGRESSO
L’iter congressuale è avviato.
Si è costituita la:
-Commissione sul documento politico,
-Commissione sulle regole
La partenza è stata preceduta da un seminario del gruppo dirigente dove si sono affrontate le questioni che stanno alla base, preliminari dell’avvio del congresso:
-che tipo di congresso
-la questione dell’unità interna.
A riguardo vi è un orientamento univoco del gruppo dirigente per le seguenti ragioni:
·4 anni di anni terribili con scelte compiute quasi sempre unitarie
·Per una sostanziale coerenza con le nostre affermazioni politiche in merito al quadro politico, quando affermiamo la necessità dell’unità del centro sinistra per battere il centro destra
·Perché uniti si pensa di più per condizionare scelte politiche più coerenti in rapporto ai nostri obiettivi
·Perché l’opinione prevalente del nostro popolo è per un congresso unitario.
Si è costituita la commissione delle regole per definire un quadro di certezze per lo svolgimento unitario del congresso e la gestione successiva del dopo congresso.
Vedremo di coinvolgere, successivamente, il nostro gruppo dirigente in un momento più largo per una discussione anche di merito sul congresso.
Oggi, la discussione deve vertere su quello che era l’ordine del giorno originario, ovvero la contrattazione di secondo livello territoriale e dei grandi gruppi della distribuzione organizzata.
Due questioni di quadro - Non perché esse abbiano un impatto immediato sulla discussione che dovremo fare sulla contrattazione di 2°livello in oggetto ma per riflessi che esse hanno sulle strategie contrattuali più generali.
l’iniziativa europea del sindacato e la nostra mobilitazione per bloccarla è stato un fatto importante.
La partita non è finita perché la sua riscrittura può riservare sorprese. Non dimentichiamo che fu concepita nella passata legislatura a maggioranza centrosinistra e oggi c’è una maggioranza di centro destra.
-L’iniziativa si è resa necessaria perché il cuore è la difesa dei diritti acquisiti e il processo di evoluzione degli stessi. Una impresa di un altro paese che avesse operato in Italia avrebbe potuto disciplinare i trattamenti sul lavoro secondo le regole del paese di origine creando un dumping tremendo tra le imprese che operano sullo stesso mercato e, inoltre, ciò avrebbe inevitabilmente portato le imprese di servizio italiane a trovare prestanomi per poter fare altrettanto.
-Ma avrebbe portato un colpo mortale alle strategie che sul piano politico portiamo avanti da anni
Non dimentichiamolo:
Rispetto : - l’affermazione della clausola sociale
- - le garanzie in caso di cambio appalto e situazioni simili
- - alle gare negli appalti al prezzo più vantaggioso contrastando le gare al massimo ribasso.
- per compiere atti concreti contro la criminalità e le mafie come abbiamo riaffermato a Palermo il 15/6/3 nel convegno contro la criminalità e le mafie
Seguiamo gli sviluppi del Parlamento Europeo pronti a riprendere l’iniziativa.
TROVO IN CIO’ UNA CONTINUITA’ CON QUANTO AFFERMIAMO NEI CONGRESSI MONDIALI A CUI PARTECIPIAMO:
Dentro questo contesto ci stanno le nostre iniziative specifiche in rapporto alle organizzazioni Mondiali e Europee a cui noi siamo affiliati.
Lo abbiamo affermato al Congresso di Berlino:
1)Bisogna ormai ragionare su un processo di armonizzazione di linee contrattuali a livello europeo, a maggior ragione oggi con l’Europa a 25 che presenta uno squilibrio enorme da recuperare sui trattamenti e diritti.
2)Trovo però stucchevole e fuori da una possibilità concreta di realizzazione parlare di contratto europeo – così pure una definizione, a livello europeo, di normative che coinvolgono e impegnino tutti su orario, P.T., Salario.
3)Trovo più ragionevole, rispetto a questo scenario, parlare di assunzione di linee guida per orientare i contratti a livello nazionale, per realizzare avvisi comuni a livello del Parlamento Europeo in ordine a :
-Diritti minimi, a partire da quelli associativi sindacali
-Tutele minime maternità,malattia, Handicap e diritti della persona
Una politica Europea sul sociale esattamente opposta alla Bolkestein – per unire e non per frantumare.
In questo contesto occorre rivisitare i CAE magari riformandoli in merito a:
1)La rappresentanza - rafforzamento della titolarità duplice – Lavoratori e organizzazioni Sindacali
2)Il ruolo – non solo di ricevitori di informazione ma definendone ambiti di contrattazione
Pensiamo ai grandi gruppi nazionali e a questo riguardo come abbiamo affermato a Berlino:
-“CAE” internazionali da realizzare nell’era della globalizzazione, nell’era di Wal Mart – questo non può non essere un obiettivo di lunga portata.
Abbiamo partecipato, la settimana scorsa, al congresso di CONTRACS in Brasile e lì è stata l’occasione per lanciare, come FILCAMS, una proposta:
-una iniziativa coordinata per l’affermazione dei diritti nelle multinazionali della distribuzione in tutti i paesi in cui operano
-L’UNI si deve fare promotore di questa iniziativa
-Il centro dell’iniziativa è da ricercarsi nell’affermazione della responsabilità sociale dell’impresa in tutti i paesi in cui opera e non solo in quelli in cui firma gli accordi:
a.- responsabilità verso i diritti dei lavoratori
b.– responsabilità verso l’ambiente
c.– responsabilità verso l’economia del paese
ad Es: Carrefour fa accordi di questo tipo in Italia, in Spagna, in Francia impegnandosi per tutti i paesi salvo fare l’esatto contrario dove non ci sono accordi come in Brasile.
Un coordinamento dei paesi in cui insiste Carrefour per una piattaforma comune.
Proposta molto apprezzata dai congressisti di CONTRACS.
Altro elemento di quadro: La discussione aperta sul modello contrattuale.
-Confronti unitari Confederali in commissione – i lavori ristagnano – per un insieme di cause:
1.Congresso CISL
2.Riformare il modello del 23 luglio presuppone anche la intesa con questo governo che presenta le idee strampalate di Marroni e Sacconi in cui il primo nemico è la CGIL e quello che essa pensa.
3.Differenze esistenti a) - Peso e ruolo dei 2 livelli. CCNL e 2° livello
b)- Futuro del CCNL
4. conviene oggi a contratti aperti F.P. e meccanici esasperare le differenze? Dare la stura per fermare i negoziati in corso per parlar d’altro?
In ogni caso noi possiamo sviluppare le nostre considerazioni sul 2°livello (a 23 Luglio costante) per la discussione sul complesso delle 2 questioni che vogliamo oggi discutere, contrattazione di 2° livello nei Grandi Gruppi della distribuzione organizzata e contrattazione di 2° livello territoriale.
Ciò anche a fronte delle nostre affermazioni conosciute sul modello contrattuale.
1.Il CCNL deve restare un contratto di peso con norme cogenti e una sua autorità salariale dove si realizza solidarietà e diritti per l’insieme dei lavoratori a livello nazionale e non un contratto leggero, con cornice di regole e rinvii ad altri livelli per la cogenza. La durata e l’architettura non è il problema ma il problema è come si tratta la questione salariale.
2.Il 2° livello è da confermare e da estendere e dove lo si alloca dipende dalle condizioni strutturali e oggettive dei settori e dipende dagli obiettivi che ci si prefigge di raggiungere con la contrattazione di secondo livello:
a)Se l’obiettivo è affrontare l’organizzazione del lavoro e ruolo delle RSU, il luogo non può che essere quello aziendale e se si tratta di gruppo nazionale l’argomento del decentramento si impone. I due argomenti per trattarli meglio si deve farlo il più vicino al luogo in cui si esplica il lavoro.
b)Se l’obiettivo principale è il tema dell’occupazione e dei diritti collettivi come negli appalti, il luogo non può che essere quello territoriale così pure quando si è di fronte al polverizzato.
Ripeto, il luogo della contrattazione di 2° livello dipende dagli obiettivi che si vogliono raggiungere sempre essendo attenti a quelle che sono le evoluzioni strutturali del settore e in questo caso quanto indicato nel punto b) per il comparto della ristorazione collettiva può non essere più valido:
-nel settore c’è un processo di concentrazione forte in poche multinazionali
-l’esigenza di acchiapparle con una forte autorità negoziale senza prestarsi ai giochi c’è
-per ora potrebbe essere conveniente riflettere su un livello nazionale di contrattazione di secondo livello.
NEL DIBATTITO CONFEDERALE
Semplificazione del numero di CCNL
Un problema, è più forte oggi anche se è vecchio
Ne parla Cgil
Ne parla Uil
Ne parla Cisl
Ne parla Confindustria
Su ciò tutti si conviene, salvo poi che tutti cercano loro vie interne per la semplificazione. Come c’è ampia articolazione in merito alla innovazione della contrattazione.
Rispetto a queste due fattispecie è interessante affrontare:
1.Contrattazione di Sito
2.Contrattazione di filiera
3.Contrattazione per macrosettori: Industria
P.I.
Servizi Terziario
Tutte cose diverse fra loro con implicazioni anche diverse e anche contraddittorie
Non svolgo una disamina di ciascuna perché i temi all’ordine del giorno sono altri ma rilevo:
1. Contrattazione di Sito
Per noi è una scelta di 2° livello da compiere e in parte compiuta: - outlet, centri commerciali
a)va prevista esclusivamente nel 2° livello
b)il centro è l’affermazione dei diritti minimi per l’insieme dei lavoratori operanti nel sito.
E’ scelta da estendere, quando?
NELLA Contrattazione di avvio DEI CENTRI COMMERCIALI non SI PUO’ LIMITARSI AI solI LAVORATORI DELL’ IPER!
2.Contrattazione per macrosettori
1)Qui è il ruolo della Confederazione generale dei lavoratori a esere messa i discussione. E’ evidente che con pochi contratti di categoria il sindacato generale si trasformerebbe nella somma di alcuni potentati che monopolizzano o interdicono.
2)Questa è un’altra via per realizzare inconsciamente il contratto nazionale leggero. Più si allargano i confini e più si è obbligati su linee programmatiche generali, meno prescrittive, meno norme vincolanti, cogenti .
3)Le controparti non sono un opzional, ma determinano; la titolarità negoziale consolida centri di potere, anche all’interno delle confederazioni, in sovrastrutture che non si riescono a emarginare facilmente.
Facciamo mente locale ai nostri problemi attuali in rapporto alle questioni aperte del fondo unico della sanità integrativa del terziario e del turismo:
i rapporti tra Confcommercio e Federalberghi, i problemi sollevati da Federalberghi per il Quas, ai rapporti, sulle vicende contrattuali, tra Confcommercio, Confindustria, Confersercenti e Coop.
Prima ancora di riflettere sulle ragioni teoriche di fondo ponendosi il quesito: dove comincia e dove finisce la filiera e se questo è ragionevolmente e realisticamente l’ambito per un contratto nazionale è meglio riflettere sulla motivazione forte per la quale viene invocata la soluzione filiera ovvero per rispondere ai processi di terziarizzazione e di esternalizzazione.
Io la trovo una semplificazione eccessiva di un problema troppo complesso per essere risolto così.
Se i processi non siamo riusciti a contrastarli, se non abbiamo saputo garantire il contratto della casa madre e l’unicità contrattuale quando il processo è avvenuto e avevamo i lavoratori organizzati e presumilmente anche i rapporti di forza in piedi, c’è una qualche ragionevole possibilità che convinciamo più controparti - e non una come prima - con condizioni contrattuali differenti realizzate e consolidate – di superare le ragioni che le hanno spinte alla esternalizzazione (di solito la riduzione dei costi) e a ricostruire le condizioni quo ante?
E se la filiera non riguardasse un unico contratto ma più contratti con diverse titolarità, questo sarebbe un problema organizzativo, di chi organizza chi, - ma allora il problema diventa un altro; basta saperlo.
Il problema delle terziarizzazioni e della esternalizzazione, l’ho già detto altre volte, si affronta intanto analizzando il problema, ovvero le ragioni perché queste avvengono.
2.Vi sono esigenze di organizzazione del lavoro, di flessibilità che le consigliano? Si affronta quel problema con l’impresa e, o si è in grado di sostenere soluzioni organizzative alternative e o si trovano altre soluzioni in cui i diritti vengono conservati.
3.Si ritengono indispensabili per uno sviluppo della qualità del lavoro – del processo – o perché la tecnologia e processi adeguati non sono presenti nell’impresa? , o perché comunque sono migliorabili le attività se svolte dell’operatore specializzato?
- In questo caso si riconosce la terziarizzazione e ciò implica che:
Altro che semplificazione con i contratti di filiera.
Altra cosa è realizzare accordi intercategoriali di filiera diretti dalla confederazione e, in questo caso necessariamente, di secondo livello:
-I contratti d’area, in particolare nel Mezzogiorno, sono da ritenersi contratti di filiera ove la “filiera” è il progetto di natura sociale: sviluppo e occupazione.
-Per realizzare una politica sociale di filiera in merito alla responsabilità sociale dell’impresa: ricostruire il percorso del prodotto e del servizio dalla produzione alla commercializzazione.
-Per realizzare politiche economiche di filiera: § agroindustria e distribuzione
§ contratti di conferimento
-Per realizzare una politica solidaristica di filiera tra lavoratori dell’appaltatore e lavoratori dell’appaltante ciascuno con le proprie titolarità contrattuali e la propria organizzazione: quanto ce ne sarebbe bisogno!
Importante rendersi conto che:
-
Mentre si parla di semplificazione dei CCNL:
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di riduzione e accorpamento
di filiera
Confindustria che si candida a rappresentare il terziario, Confcommercio che non ha una strategia all’altezza.
Realizzando così confusione nelle zone di confine e sovrapposizione fra i vari contratti, incentivando il dumping.
Anche noi per obiettivi nobili e che mi sento di riconfermare siamo stati attori del processo di allungamento delle sfere di applicazione.
Qui. io penso che più che vagheggiare una “Yalta contrattuale” irrealistica nella sua realizzazione fra le categorie per fare chiarezza sui confini dei vari contratti, valgono le intese bilaterali per non farsi reciprocamente del male e rendere più chiaro il percorso.
-Vedi noi e la Funzione Pubblica l’avvio di una riflessione per la pertinenza a loro di tutti servizi rivolti alla persona e la non assegnazione alle cooperative sociali dei servizi tradizionalmente affidati agli appalti.
-
Siamo anche noi fautori della semplificazione senza fare la fine del turismo e del terziario quando si pensò di realizzare un unico contratto con quello che poi seguì.
Dobbiamo aver consapevolezza che in ogni caso il dumping contrattuale non dipende tanto dai confini dei contratti e non si elimina realizzando un utopico unico contratto ma realizzando contratti che hanno la stessa portata, e questo è il nostro compito, lavorando vuoi con la semplificazione, vuoi elevando il livello dei singoli contratti.
–E’ il caso del CCNL Guardie Giurate con la vigilanza non armata, è il caso delle imprese di pulizia con le Global Services.
CONTRATTO DEGLI APPALTI
-
Qui noi ci poniamo nella condizione di riflettere in una prospettiva di scomposizione e ricomposizione di contratti che contemplano attività di servizio alle imprese erogate con il sistema degli appalti.
Le ragioni stanno:
-Le normative, che pur diverse, hanno un minimo comun denominatore: l’appalto.
-I processi che attraversano i settori tesi alla concentrazione e al multiservices.
-Le richieste del mercato.
-La nostra strategia contrattuale che ha il prius nella difesa dei livelli occupazionali e dei diritti.
-La nostra strategia anche nella dimensione sociale del no al massimo ribasso e si alle offerte economicamente più vantaggiose e alle tariffe di legalità.
Si tratta dei contratti delle imprese di pulizia, della ristorazione collettiva e della vigilanza privata da unificare in un unico contratto con Fisascat e Uiltucs siamo d’accordo.
- I problemi maggiori li possiamo trovare:
-Nello stabilire cosa farne del contratto del turismo Confcommercio se esso, visto i problemi con Federalberghi, dovesse diventare il contratto dei soli P.E.
Questo è lo sfondo per discutere del 2° livello.
Queste sono questioni che fanno parte del dibattito attuale e che in qualche modo, indirettamente, si rapportano alle problematiche del 2° livello.
NELLO SPECIFICO DELL’ O.d.G.
Affrontiamo:
-il livello il territoriale per ragionare soprattutto su di un tema.
-il 2° livello di gruppo nazionale nella Distribuzione Organizzata
E, quindi, non tutto lo spettro della contrattazione di secondo livello per affrontare con voi 3 grandi questioni di scelte strategiche.
Il Territoriale: perché insistere.
Territoriale perché si :
-il 2° livello a tutti e non per le attuali piccole percentuali che mortificano le scelte compiute anche con il 23 luglio.
- il rapporto con E.B. - Se questi devono essere di supporto alla contrattazione, in assenza della contrattazione ne fanno le veci –
-la rappresentanza e rappresentatività.
-per togliere argomenti a chi li vede alternativi al CCNL, nei fatti, aldilà delle forme.
-per contrastare eventuali scelte incoerenti che vedono Camere del Lavoro pensare di svolgere un ruolo contrattuale intercategoriale territoriale su materia su cui non hanno titolarità e in asimmetria con i due livelli contrattuali.
-Per il principio che, in assenza di una propria iniziativa, altri se ne occupano.
Tutto ciò milita alla riconferma strategica del livello territoriale di contrattazione di 2° livello anche se i risultati sono deludenti per quantità di esperienze realizzate.
Oggi dobbiamo immaginare se è possibile una certa scelta, oggi per evitare che domani sia tardi, che faccia decollare davvero il livello territoriale.
Premesso che:
I rimandi, le materie demandate dal CCNL al livello territoriale ci sono tutte:
-Diritto di informazione
-Relazioni sindacali
-Gestione sistema degli orari
-Gestione di una serie di normative sull’organizzazione del lavoro
-Regole da usare in rapporto al salario variabile
-Sede di Bilateralità + varie
-C’è la possibilità di utilizzare scambi tra flessibilità e trattamento e diritti – allargandole ma mettendole sotto controllo - .
Le “occasioni” per farla possono essere queste o altre occorre, però, un salto di qualità per uscire dalla stagnazione in cui, nella sostanza, stiamo
Possiamo utilizzare le materie, le “occasioni” attuali:
a)Formazione (0,30) progettazione territoriale per utilizzare soldi versati dalle imprese per formazione altrimenti li perdono;
b)Sanità : sportello;
c)Pensione : sportello
d)Apprendistato, gestione delle tematiche demandate, in primo luogo il tema della professionalità e il rapporto con la Regione
Tutto questo va bene ma è il caso di riflettere sulla possibilità di vedere il territorio come il luogo in cui applicare eventuali rimandi del CCNL sul salario.
Bene inteso, nulla a che vedere con strane applicazioni del recupero del potere di acquisto del salario nel secondo livello o aggiustamenti delle retribuzioni base nei secondi livelli che significherebbe introdurre surrettiziamente le gabbie salariali.
Ma una quantità, o una scansione di quantità, predefinita dal CCNL, che ha fatto parte della contrattazione nazionale, che ha bisogno della contrattazione territoriale per essere agita.
Una idea che, nel corso della discussione all’interno dei seminari fatti dal nostro gruppo dirigente, ha raccolto oneste perplessità.
Non è però una novità assoluta.
-Studi professionali, ci avevamo pensato ma poi abbiamo optato per la conquista del livello regionale di contrattazione.
-Imprese di pulizia, c’è il famoso 3%
-Nel terziario ci sono le vecchie quote provinciali congelate
-I chimici hanno realizzato una qualche forma analoga
-Oggi l’idea ha una seconda giovinezza in quanto si presenta con una sua veste nella piattaforma dei meccanici
Insomma, l’obiettivo è che tutto il gruppo dirigente della Filcams stia nella condizione che, se non si realizzano le intese a livello territoriale, esso è responsabile di un mancato aumento di salario per i lavoratori.
Ovvero che se non si riesce a fare accordi sono i lavoratori che ci perdono, questa volta per colpa dei padroni.
Questa è evidentemente una grossa forzatura che dà il senso della portata dell’obiettivo.
Le tecniche e le modalità non interessano, interessa sapere se questa è un’idea su cui lavorare per tempo e oggi i tempi, secondo me, sono maturi.
Per quanto attiene alla contrattazione di 2° livello nei Grandi Gruppi della Distribuzione Organizzata:
Analisi sul mutamento di quadro del settore
-Sviluppo G.D. costante su tutto il territorio nazionale in ogni caso anche se a macchia di leopardo anche in una fase di stagnazione dei consumi e di margini ristretti.
-Processo di concentrazione nella G.D.
-Acquisizione delle catene italiane da parte soprattutto dei francesi, unico sistema di imprese italiano di un certo rilievo rimasto è Coop
-Sviluppo delle affiliazioni che anch’esse si concentrano e diventano pezzi di G.D.O.
-Tipologie prevalenti nello sviluppo: centri commerciali alla periferia, superstore e superrette nelle città.
-I fattori di successo sono individuati in due: i prezzi e la qualità prodotto e servizio. Chi spinge su uno chi sull’altro e chi un po’ e un po’.
-Ripresa di successo dei discount per le ovvie ragioni, oggi, di prezzo.
Tutto ciò in un quadro di una fase delicata della contrazione dei consumi generalizzata anche dei consumi alimentari e di prima necessità :
Per quanto tempo terrà la riduzione dei margini per aumentare i volumi?
Altri elementi di analisi
1.Mutamento dei modelli organizzativi abbiamo sentito da Pellegrini.
-
Questi convivono con il vecchio modello che puntava solo sul costo come fattore di successo, ovvero, col modello fordista.
Siamo di fronte ad una evoluzione postfordista che vede quali fattori di successo la qualità del servizio avendo come riferimento la soddisfazione del cliente non solo sul prodotto (qualità e prezzo).
Qui il coinvolgimento del lavoratore nei processi lavorativi e organizzativi è un obiettivo dell’impresa per noi molto interessante ( lasciamo per ora da parte come viene oggi realizzato dalle imprese che la attuano )
- 4 casi emblematici
b.LR – Auchan: dopo le cessioni di proprietà spaccato il gruppo anche sul piano contrattuale (nell’alimentare permane solo la vecchia Sma con le vecchie regole)
c.Coop Estense: il salario fisso si raggiunge con un nuovo modello legato ad obiettivi economici più che al tempo; ci sono dei pro e dei contro.
d.La Standa che finisce la sua storia.
Ciò significa che: se noi dobbiamo, come dobbiamo, riconfermare il principio del no al doppio regime, dobbiamo, nel contempo, aggiornare l’analisi e i percorsi per realizzarlo in quanto il quadro ci è mutato sotto i piedi in breve tempo.
3. Perdita di ruolo del Sindacato, delle RSU, nella gestione, nella contrattazione dell’Organizzazione del Lavoro e del peso che riusciamo ad avere nei luoghi di lavoro.
Da qui una richiesta pressante di un ruolo rinnovato delle RSU e dei Territori nella contrattazione a livello decentrato perché la contrattazione di gruppo non da lo spazio necessario al dispiegarsi del ruolo:
oSono medie che non soddisfano
oIl rapporto con i lavoratori anche sul piano organizzativo ha troppi filtri
oIl cambiamento dell’organizzazione del lavoro, rispetto al passato, avviene con una rapidità per la quale finché si sta analizzando cosa è successo per cercare di dare una risposta questa è già cambiata un’altra volta. Il che fa dire che va, non velocizzata la nostra iniziativa ma, bensì, cambiato il metodo proprio di approccio alla questione.
Sono 3 questioni che si possono affrontare se si aggrediscono in termini strategici nuovi 3 tematiche antiche.
1)L’organizzazione del lavoro
2)La frantumazione delle nuove e vecchie tipologie di impiego e l’iniquità della distribuzione degli orari in rapporto ai diritti: le precarietà
3)La questione salariale
E sulle prime due accorre riflettere se non si deve mettere in campo un vero e proprio salto culturale nell’approccio al tema e nella contrattazione.
Sulla prima tematica, l’organizzazione del Lavoro:
non si tratta di declinare all’antico, semplicemente, l’orario di lavoro, carichi di lavoro, occupazione, contratti a termine, part time, full time, ecc.
Bisogna cogliere le novità che su questo ci sono in alcune imprese, e non in tutte.
E la novità consolidata in alcune imprese, e che via via si sta estendendo, è che si individua quale fattore di successo nella competizione tra le imprese della distribuzione moderna il fattore qualità: qualità di lavoro, qualità del servizio.
Alcune imprese coerentemente a ciò mettono in campo la partecipazione dei lavoratori alle scelte dell’impresa come condivisione ideologica delle scelte dell’Impresa: l’impresa non come strumento per o come luogo di ma come detentrice di valori, di opportunità, di difesa, di famiglia allargata.
Il modello francese prevede la partecipazione alle scelte direttamente i soggetti impresa e lavoratori, escludendo il Sindacato per un suo qualsivoglia ruolo se non quello di supporto alle scelte dell’impresa.
I modelli organizzativi sono configurati in modo da rispondere ai bisogni organizzativi e di flessibilità dell’impresa e, dall’altro, in modo subalterno, e conferito dal capo, anche la soddisfazione di bisogni soprattutto legati all’orari degli stessi lavoratori.
Ora, noi dobbiamo scegliere:
-se essere ai margini di queste scelte
-se contestare e basta
-se essere portatori di un progetto che:
-
a)assume l’obiettivo della qualità,
-
b) si fa carico delle esigenze organizzative e di flessibilità utili all’obiettivo ma,lo scambio che ne realizza si articola in:
-auto gestione per gruppi, per aree funzionali, come conquista dei lavoratori.
E’ un terreno nuovo, qualche esperienza limitata l’abbiamo anche realizzata; si tratta di capire se è utilizzabile per estenderne l’impostazione, e non il modello.
Il 2° blocco di questioni riguarda sempre il tema Organizzazione del Lavoro ma sul versante M/L e affronta un concetto attorno al quale delineare un salto culturale necessario nella nostra iniziativa.
Oggi si sommano precarietà vecchie con le nuove indotte dalla legge 30, non tanto per quello che queste norme hanno realmente realizzato (molte non sono ancora operative) ma, per la cultura della precarietà e della frantumazione che hanno indotto nel mondo del lavoro e non solo di parte datoriale.
Oggi siamo di fronte all’esclusione dal ciclo organizzativo e dai trattamenti collettivi consolidati dalla contrattazione di secondo livello di un numero consistente di lavoratori:
Contratti a Termine:
- trattamento economico non uguale agli altri: salario variabile e non solo.
- diritto di precedenza per gli stagionali da affermare (il CCNL del terziario l’ha demandato al 2°livello)
Part time:
- diritto di precedenza nel passaggio a full time rispetto nuove assunzioni
- assunzioni per il fine settimana fisso o per le domeniche fisse
turni ad hoc
- per soddisfare organizzazione del servizio non concordate; penso all’occupazione per il lavoro notturno.
Interinali
CoCoCo – CoCoPro
- per quelle figure che sono sostanzialmente dei subordinati
Dobbiamo assumere la decisione di orientare la contrattazione per realizzare:
a)Un processo di inclusione nel ciclo nei diritti collettivi questo insieme di lavoratori
b)Se non ci si riesce, almeno costruire percorsi, strade di inclusione.
La battaglia contro la legge 30, le scelte fatte nel CCNL devono avere questa continuità teorica e pratica nel 2° livello.
Se noi non lo faremo, in un futuro non lontano tutti questi lavoratori ci chiederanno il conto della nostra inazione.
Questione salariale
Sui vari aspetti
1. Declinare in modo diverso il principio da salvaguardare del rifiuto al doppio regime.
Cosa è cambiato l’ho detto.
2. Le scelte della gradualità temporale per raggiungere il salario fisso aziendale hanno raggiunto il limite e in alcuni casi lo stanno superando: 60-70 mesi per le nuove aperture cancellano, nella sostanza, il salario fisso.
Che fare? E’ ipotizzabile utilizzare la via imboccata dalla contrattazione Coop Estense quale metodo (non come modello).
Non tempi di calendario per raggiungere al salario fisso consolidato, ma siano i risultati economici dell’impresa, dell’unità produttiva, con un suo meccanismo, a scandire i tempi, corti dove va bene e lunghi dove va male?
2° aspetto: Qualità del salario
Salario variabile: indicatori
a.Redditività, non la scampiamo.
b.Produttività - indicatori legati a - organizzazione del lavoro
-
- soddisfazione clienti e di qualità del lavoro
- utilizzo impianti
Il come farlo non è il problema, abbiamo già schemi collaudati anche se per piccole quote.
Consolidamento: è il tempo meno indicato ma, è il tempo per parlarne. Meno indicato visto l’andamento dei consumi e quindi degli affari delle imprese.
Però dobbiamo:
1)Rispondere ai lavoratori di Carrefour per l’impegno che abbiamo preso dopo il referendum. Su quell’impegno c’è la firma del Segretario Generale della categoria.
2)Non possiamo riperpetuare lo stesso premio variabile rivisitato ad ogni rinnovo, le modalità per farlo saranno quelle rese possibile dalle condizioni e dalla trattativa.
-Abbassare la soglia di ingresso.
-La parte reiterata per tanto tempo trasformata in fisso – annuo, mensile.
-Legata all’andamento economico con similitudini allo schema adottato, con altre finalità, in Coop Estense?
E’ aperto un discorso – va articolato.
DECENTRAMENTO
L’obiettivo è rispondere alle istanze di decentramento e protagonismo dei territori, delle RSU nelle imprese di gruppo nazionale.
Non sono sufficienti le materie demandate alla gestione decentrata, che pure sono tante, soprattutto quelle legata all’organizzazione del lavoro, all’orario e, in parte per alcune quote, al salario aziendale.
Dobbiamo tener nel giusto conto
-gli orientamenti delle altre organizzazioni poco propense ad un decentramento spinto
-alla volontà accentratrice sostanziale delle imprese anche se gli ipermercati hanno loro autonomie gestionali
-della necessità di avere un momento unitario per misurarsi sulle politiche strategiche delle imprese.
-Della nostra capacità di reggerla la contrattazione decentrata
Occorre mettere in campo un complesso di questioni che mentre da un lato richiamino il bisogno del momento nazionale per il confronto sulla politica del gruppo, dall’altro realizzino una contrattazione che crei nel territorio e nell’unità produttiva l’esigenza di contrattare.
I temi centrali che ho indicato attorno ai quali incardinare la contrattazione di secondo livello vanno tutti in quella direzione:
a.Il salto culturale su Organizzazione del Lavoro: la partecipazione, se non viene fatta in modo convinto con i diretti interessati è meno di zero o, peggio, un boomerang, uno strumento in mano all’impresa.
- Il consenso non lo si realizza con un voto in piattaforma o in accordo ma lo si costituisce realizzando con gli interessati il progetto. Il là è Nazionale ma la costruzione è territoriale;
c.Il salario, al di là degli schemi nazionali,
-
- gli indicatori di qualità
- gli indicatori di utilizzo degli impianti
- gli indicatori legati all’organizzazione del lavoro
d.Il consolidamento, lo stesso meccanismo di raggiungimento del salario fisso se è in rapporto all’andamento economico non può che essere di unità produttiva e quindi nel territorio.
Il baricentro si sposta e si tenta di unificare i due momenti :organizzazione del lavoro – flessibilità e contrattazione del salario.
Per i quadri bisogna continuare nella nostra propensione a trattare anche per loro, forse siamo l’ultima categoria che testardamente persegue questa strada ma è giusto continuare.
Per ciò non dimentichiamo quello che non siamo riusciti a realizzare nel contratto nazionale:
-l’abbassamento della età per la applicazione della normativa sui trasferimenti.
-La revisione delle indennità di funzione
Come ultima questione:
leasing di manodopera
lavoro a chiamata
sono due capitoli non normati nel CCNL che è proibito normarli nel secondo livello.