Relazione M.G. Gabrielli Comitato Direttivo FILCAMS CGIL, 21-22/12/2015
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Care compagne, cari compagni
Sabato scorso a Milano abbiamo dato vita a una straordinaria giornata. Abbiamo occupato e colorato Piazza della Scala da cui è arrivato un messaggio di condivisione da parte delle lavoratrici e dei lavoratori, un sentire comune rispetto agli obiettivi che ci hanno portato a proclamare lo sciopero e la manifestazione nazionale.
Il risultato del 19 dicembre non era scontato e non è una valutazione di circostanza.
Tra il precedente sciopero e il 19 dicembre sono avvenute molte cose che hanno condizionato tutto il nostro lavoro:
-Il comportamento delle aziende che hanno messo in campo e intensificato azioni di dissuasione, pressione e contro informazione nei luoghi di lavoro. Diverse aziende hanno investito anche in pubblicità per affermare la propria posizione, tranquillizzare soci e clienti sulla garanzia del servizio nel giorno dello sciopero. Sono state azioni che avevamo già registrato il 7 novembre ma che ci hanno ancora colpito per l’impatto e la modalità con cui sono state attuate.
-I lavoratori hanno sentito l’effetto dello sciopero del 7 novembre e non è stato facile, a breve distanza di tempo, sostenere un ulteriore sacrificio economico.
-Il periodo natalizio, che non abbiamo scelto casualmente, ha sempre avuto delle controindicazioni. E’ il periodo che rappresenta un impatto più incisivo sotto il profilo mediatico ma contemporaneamente è più sentita la responsabilità del rapporto tra lavoratori e clienti. Inoltre, in questo periodo, è più alta la presenza di lavoratori con contratto a termine che fanno più fatica ad aderire allo sciopero. Non ultimo, l’effetto liberalizzazioni ha fatto sì che molti lavoratori erano comunque in turno la domenica successiva allo sciopero.
-La scelta di una manifestazione unica a Milano ha rappresentato un’assoluta novità organizzativa legata a una piazza importante e di forte impatto simbolico, soprattutto per Federdistribuzione, ma per le strutture e i territori più decentrati ha costituito un problema logistico non di facile gestione.
-La necessità di intensificare la nostra azione con un’altra giornata di sciopero è stata colta con preoccupazione da parte dei lavoratori in relazione all’aspettativa di conseguire la riapertura del negoziato dopo lo sciopero del 7 novembre.
-Alcune aziende hanno iniziato a pagare gli aumenti del CCNL Confcommercio adottando varie formule. Una scelta che, da un lato, ha avuto l’obiettivo di depotenziare lo sciopero dall’altro però, abbiamo la necessità di cogliere questo segnale come l’apertura di una dinamica interna al fronte di Federdistribuzione.
Anche per questo insieme di condizioni, possiamo esprimere assoluta soddisfazione per la riuscita complessiva di una giornata importante e straordinaria per la FILCAMS e per il rapporto unitario.
Ancora una volta possiamo dirlo con certezza, il lavoro fatto nelle assemblee sindacali, nei volantinaggi e nei presidi, con il supporto dei social, ha pagato e si riconferma come la modalità più incisiva per costruire la condivisione e la partecipazione da parte dei lavoratori e delle lavoratrici.
Per questo, attraverso voi, voglio ringraziare le delegate e i delegati, gli iscritti e le iscritte e tutti i lavoratori del grande sforzo, del lavoro e della tenacia che ancora una volta hanno mostrato per la riuscita dello sciopero e della manifestazione consegnandoci uno straordinario risultato.
Un ringraziamento che voglio rivolgere anche alla Filcams di Milano che ha supportato e di fatto gestito insieme a noi la logistica e l’organizzazione perché, come sempre avviene, il territorio che ospita assume gli oneri dell’evento ma credo, in questo caso, anche gli onori di una giornata importante.
Se la manifestazione ci consegna questo risultato, sui numeri di adesione vorrei non dare i numeri! Proverei a tenere questo profilo perché altrimenti rischiamo di appassionarci a una discussione parziale e forse fuorviante.
L’adesione allo sciopero è stata significativa tenendo conto anche delle diversità territoriali e aziendali che ben conosciamo perché già verificate nella giornata del 7 novembre.
Voglio provare a sintetizzare la questione adesioni e il risultato dello sciopero evidenziando che abbiamo inciso molto, dal punto di vista mediatico, nei confronti di Federdistribuzione e delle Coop mentre dal punto di vista delle adesioni e del disagio, abbiamo “fatto più male” alle Coop e un po’ meno a Federdistribuzione.
Dai risultati, assolutamente parziali, che sono arrivati alla struttura nazionale (colgo l’occasione per sollecitare l’invio) abbiamo nelle aziende percentuali che vanno dal 40 al 90 %- 95% con medie più basse in Federdistribuzione e più alte in Coop. Dati che comunque confermano il risultato del 7 novembre.
Per fare una valutazione più compiuta, dobbiamo anche dire che la nostra rilevazione coincide con il perimetro dato dalle aziende dove siamo presenti sindacalmente in maniera più organizzata. La rilevazione che invece fanno le Associazioni datoriali, a partire da Federdistribuzione, tiene conto di tutte le aziende aderenti all’Associazione stessa.
Questa differenza, aldilà dello scontro sui numeri, ci consegna una riflessione di evidente attualità. C’è un’ampia dispersione nella nostra azione perché non riusciamo ancora a raggiungere molti lavoratori ed essere interlocutori in diverse aziende.
Anche potenziando la nostra capacità comunicativa, la nostra azione sul territorio, la capacità di veicolare un messaggio importante e generale come quello del Contratto Nazionale, non riusciamo a mobilitare in maniera più diffusa.
Questa riflessione non va fatta certamente in chiave negativa perché in questi ultimi anni abbiamo lavorato molto sul versante della sindacalizzazione. Penso, ad esempio, alla nostra crescita in aziende come Zara, H&M, Decathlon, Abercrombie ma questo sta a indicare che c’è ancora molto margine da recuperare.
Per concludere sulla valutazione complessiva sullo sciopero è utile sottolineare che se la battaglia per il Contratto Nazionale non è ancora percepita in maniera diffusa e collettiva, abbiamo la necessità di comprendere come renderla più “mobilitante” anche cercando forme non tradizionali nella comunicazione e nel rapporto con i lavoratori.
La piazza e lo sciopero del 19 ci consegnano in tal senso un ulteriore forza e fiducia. Un momento di coesione e una posizione netta e “robusta” sui rinnovi dei contratti cui dare seguito.
Come dare seguito al percorso resta quindi il punto centrale. Le Associazioni imprenditoriali ci hanno inviato dichiarazioni a caldo tramite le agenzie di stampa che però non tolgono e non aggiungono nulla alle posizioni già note.
Ora inizia una fase anche più complicata perché c’è la responsabilità di dare risposte ai lavoratori, a quella domanda che ci veniva già posta, chiusa la manifestazione, sul percorso da intraprendere.
Il post sciopero deve tenere conto che ci sono dei tempi di “decantazione” per verificare se all’interno delle Associazioni datoriali si apre una discussione che può portare a una presa di posizione diversa o comunque a segnali di distensione e di disponibilità. Questa sarebbe la condizione auspicabile per riprendere le trattative.
Contestualmente, però, abbiamo bisogno di una riflessione nostra e con CISL e UIL di categoria per valutare lo scenario del settore terziario e più complessivamente la partita di tutti i contratti nazionali aperti e quelli che si stanno per aprire.
La situazione resta invariata nella sostanza ma la dilazione dei tempi è ormai un fattore di complicazione tale da cui non possiamo prescindere quando proviamo a ricercare soluzioni soprattutto sul fronte del salario. In questo caso mi riferisco soprattutto ai contratti scaduti da molto tempo come quelli del settore turismo.
Qualche giorno fa si è interrotta la trattativa con ANGEM ed è stato proclamato un pacchetto di ore di sciopero. Un messaggio indispensabile che andava dato dopo aver trascinato per lungo tempo una trattativa che doveva, a ogni appuntamento, consegnarci un punto di svolta salvo poi verificare solo sostanziali arretramenti. Ora la proclamazione va verificata nel suo sviluppo per rendere lo sciopero realmente efficace e fattibile.
Per FIPE, Confindustria e Confesercenti turismo, abbiamo ricevuto in questi giorni timidi segnali tutti da esplorare con le cautele del caso. Un tentativo che dobbiamo ancora capire se si concretizzerà con date di incontro ma che è indispensabile per comprendere se sta evolvendo la posizione delle Associazioni datoriali.
Avete visto dalle ultime circolari gli esiti non conclusivi del negoziato per il rinnovo del settore termale e l’incertezza di arrivare a chiudere in tempi certi un accordo.
Una situazione di difficoltà e di incertezza condiziona da lungo tempo il tavolo negoziale del Multiservizi e mettendo insieme la dilazione dei tempi e le questioni di merito, arriveremo a breve a fare le conseguenti valutazioni per segnare il nostro posizionamento e le iniziative da intraprendere.
Se questo, sommariamente, è il quadro, abbiamo bisogno di proseguire già dai primi giorni del 2016 una discussione tanto nostra, quanto con fisascat e uiltucs, su come coordinare e costruire possibili avanzamenti.
Se non ci saranno segnali sufficienti da parte delle Associazioni datoriali, avremo bisogno di costruire noi delle sollecitazioni e per farlo comunque abbiamo bisogno di supportare tutta la nostra azione con gli strumenti della mobilitazione.
Come filcams abbiamo già individuato un terreno che “riunisca le lotte” e che metta al centro il tema dei contratti e della condizione dei nostri settori.
Il primo confronto – del tutto interlocutorio – con i segretari generali di Fisascat e Uiltucs non è stato negativo ma siamo ancora lontani da una convergenza e dall’assunzione di una posizione condivisa rispetto a un percorso con dette caratteristiche.
Per far maturare un possibile e auspicabile percorso comune abbiamo necessità di intensificare la discussione. Un lavoro di costruzione che significa ragionare insieme sul merito dei problemi aperti e sugli andamenti che si possono prospettare nei diversi tavoli di negoziazione.
La fase continua a essere delicata e la necessità di mantenere un coordinamento tra le OOSS è un punto fondamentale per i negoziati. Questa, che può sembrare un’ovvietà, in realtà è una costatazione dei fatti perché le aziende e le Associazioni datoriali non hanno mai smesso di lanciare messaggi per testare sensibilità e orientamenti delle singole Organizzazioni.
In questa fase dobbiamo anche leggere quanto sta avvenendo intorno a noi e non sottovalutarne la portata.
Si sono recentemente chiusi il contratto dei chimici e della gomma plastica che hanno maturato delle soluzioni salariali che vanno calate in quegli ambiti ma non comunicano con i meccanismi che noi abbiamo trovato ad esempio nel CCNL di Confcommercio.
Al tavolo dei metalmeccanici Federmeccanica ha proposto di erogare i possibili aumenti salariali definendo prima una soglia di salario di garanzia composto dai minimi tabellari, scatti, superminimi, premio fisso aziendale, etc. L’aumento salariale sarebbe erogato solo ai lavoratori che si trovano sotto il salario di garanzia quindi introducendo una sorta di meccanismo di assorbimento.
Sul fronte del governo, tenderei a non valutare come una battuta mal riuscita la dichiarazione del Ministro Poletti sulla antichità della retribuzione oraria. In realtà questa dichiarazione mantiene aperto il progetto del governo di modernizzare il sistema contrattuale attraverso l’introduzione del salario minimo di legge.
A questo quadro c’è da aggiungere il lavoro di costruzione che è stato ripreso tra CGIL CISL e UiL su un nuovo modello contrattuale. Una discussione che non ha come oggetto solo il tentativo di individuare dei parametri per la determinazione degli aumenti contrattuali ma definire un sistema più complessivo di relazioni sindacali.
Avremo modo di fare i necessari approfondimenti ma per la rilevanza di quanto sta avvenendo è utile provare a indicare quali sono le questioni fondamentali che sono oggetto della discussione confederale.
In modo schematico i temi tengono insieme Contrattazione, partecipazione, regole e rappresentanza.
La prima considerazione è che fino a poco tempo fa avremmo ritenuto impossibile, per le diversità e i distinguo tra le OOSS, la condizione per un lavoro in comune.
Il 15 dicembre scorso in CGIL è stato illustrato lo schema che si stava disegnando e, per le cose che sono a oggi disponibili, la prima sottolineatura che possiamo fare è relativa all’impianto complessivo delle proposte che non parlano solo a Confindustria ma più ampiamente a tutto il mondo del lavoro nelle sue articolazioni e nelle sue specificità.
Provando a tracciare solo alcuni dei tratti che riteniamo vadano valorizzati nel lavoro che si sta compiendo, sicuramente, c’è quello di avere condiviso e ribadito la centralità del CCNL. Poi c’è il mantenimento/ampliamento di una contrattazione di II livello che può articolarsi secondo i demandi affidati dai contratti nazionali stessi in: contrattazione aziendale, territoriale, di sito, di filiera per provare a fare quella costruzione inclusiva che molto è dentro il dibattito e alle linee della CGIL.
Punto rilevante nell’ambito contrattuale è la definizione e affermazione dell’erga omnes dei contratti come risposta anche ai tentativi del governo di arrivare alla definizione di minimi salariali di legge.
Punto assolutamente qualificante anche nel rapporto con CISL e UIL è dato dalla riconferma del modello sulla rappresentanza firmato nel TU di Confindustria e nelle intese successive sottoscritte con le altre Associazioni datoriali. Elemento di novità e di interesse è la sfida inserita nei confronti delle Associazioni datoriali perché anche queste si sottopongano alla misurazione della loro rappresentanza.
Altro tassello della discussione riguarda la partecipazione. Un tema che non appartiene molto alle nostre corde e che probabilmente abbiamo sempre affrontato con qualche cautela e anche pregiudizio. E’ un tema sicuramente più caro alla CISL ma che da qualche tempo fa parte del dibattito con le imprese e sul versante politico. Il Governo, infatti, ha già promosso una serie di proposte ed è sicuramente utile non farsi cogliere impreparati nel momento in cui si dovesse concretizzare l’apertura di una discussione.
A oggi, il confronto con CISL e UIL più che una proposta compiuta e condivisa, ci sta dicendo quello che non può essere un sistema di partecipazione. Di certo bisogna individuare una “via italiana” perché è impensabile l’adozione tout court dei modelli nord Europei sviluppati e connaturati in tessuti produttivi e sociali completamente diversi. Inoltre, non può intendersi quale partecipazione il sistema dell’azionariato da parte dei lavoratori.
Sulla questione del welfare si possono tracciare tre direttici importanti: grande attenzione al tema della previdenza integrativa nell’ambito di una richiesta di riaprire complessivamente il problema delle pensioni; la sanità integrativa dove nel riconfermare l’importanza dei sistemi esistenti si condivide la necessità di non alimentare dispersioni con la costituzione di altri fondi provando, invece, a lavorare per la razionalizzazione e l’aumento della massa critica. Nell’indicare la sua origine di sistema integrativo, uno dei punti qualificanti è quello di riuscire a costruire un rapporto prioritario tra sanità integrativa e sanità pubblica attraverso il convenzionamento. C’è poi tutto il tema della bilateralità, più ampiamente intesa, che ha come criteri guida:
1- la bilateralità è di derivazione contrattuale;
2- l’accordo interconfederale sulla Governance costruito con Confcommercio fa da punto di riferimento per avere un sistema bilaterale in grado di consegnare risposte coerenti con le ragioni per cui la bilateralità stessa è stata costruita.
Ultima questione, ma non in ordine di importanza, riguarda la politica salariale. Il criterio che si intende condividere è che il CCNL non si possa limitare al solo recupero dell’inflazione e alla salvaguardia del potere d’acquisto.
Ad un intesa con CISL e UIL e la conseguente apertura del confronto con le Associazioni datoriali in una stagione che vede ancora molti rinnovi contrattuali aperti, va assegnato un valore importante. In tal senso ci sembra si possa condividere che il lavoro preparatorio per un nuovo modello contrattuale non deve bloccare le trattative e la ricerca di soluzioni sui vari tavoli aperti o che si stanno per aprire.
Il Nuovo Modello Contrattuale e il Nuovo Statuto di tutte le Lavoratrici e Lavoratori saranno tra i primi appuntamenti da affrontare alla ripresa dei lavori dopo le festività.
Nel 2016 porteremo anche le altre grandi questioni che incidono sulle condizioni individuali e collettive delle persone e che sono la trama del nostro progetto sindacale negli ultimi anni.
Provo a consegnare solo i titoli, per rinviare la messa a punto delle elaborazioni, delle iniziative e il loro aggiornamento, a partire dal prossimo mese di gennaio.
La grande questione degli Ammortizzatori sociali, dalla mobilità alla NASPI per i lavoratori stagionali. Purtroppo tutto il lavoro che abbiamo speso per sostenere un emendamento sulla NASPI con il fine di produrre un “alleggerimento” almeno per il 2016 sembra ormai naufragato nell’ambito della discussione della legge di stabilità. A questo si aggiunge il problema su tutti gli altri ammortizzatori in larga parte depotenziati a partire da 2016 (mobilità, Cassa Integrazione, Contratti di Solidarietà).
Il tema degli APPALTI per supportare il lavoro che si sta svolgendo nel recepimento della direttiva europea, il sostegno alla nostra proposta di legge e soprattutto la tenuta di un’iniziativa per non far spegnere i riflettori su un problema che coinvolge milioni di lavoratori – a partire dai lavoratori Ex LSU – rispetto agli effetti della spending review che continua a condizionare appalti pubblici e privati.
Il tema della CONTRATTAZIONE che non è solo il Contratto Collettivo Nazionale ma un impegno costante per produrre letture aggiornate di quanto sta avvenendo nelle filiere distributive e nella riorganizzazione dei vari settori produttivi. Uno sguardo per riuscire a cogliere e anticipare, seppur faticosamente, i cambiamenti e come questi possono poi essere tradotti anche in innovazioni da declinare nella contrattazione di II livello che resta ancora, in questa fase, ampiamente difensiva.
Sempre sulla contrattazione, resta inoltre aperto il tema del “recupero del JobsACT” dove oggi ci siamo maggiormente esercitati sul capitolo appalti- Gli altri aspetti, dal contratto a tutele crescenti al demansionamento, sono ancora troppo ai margini del lavoro contrattuale.
Il tema della LEGALITA’ come delle politiche del TURISMO che abbiamo avviato e che dobbiamo proseguire perché centrali nello stimolare un dibattito ancora troppo assente sulla qualità e potenzialità dello sviluppo economico del nostro paese.
La questione delle PENSIONI che per una categoria che aggrega giovani, donne, part time, resta un tema centrale per il futuro di milioni di lavoratrici e lavoratori.
Il tema della BILATERALITA’ perché dopo il grande sforzo per la costruzione e sottoscrizione dell’Accordo sulla Governance, abbiamo avviato la fase operativa e registriamo le prime difficoltà tra di noi, nei territori e nel rapporto con Fisascat, Uiltucs e Confcommercio. Dato abbastanza fisiologico, anche per la complessità della materia, ma che deve vedere un nostro costante e convinto impegno per rendere concreto i risultati e farli diventare gestione ordinaria. La concretizzazione dei risultati è di supporto all’estensione dell’Accordo di Governance negli altri settori per evitare di camminare con doppie velocità.
Oggi abbiamo votato l’Assemblea Generale e NON abbiamo consegnato a questo atto il semplice adempimento delle decisioni assunte nella Conferenza d’Organizzazione. Per noi deve rappresentare una sfida, parzialmente riuscita per come abbiamo composto l’Assemblea Nazionale, che ci indica che abbiamo ancora del lavoro da fare per produrre un cambio delle nostre impostazioni, per investire sui giovani, sui settori più frammentati, su una platea più estesa di lavoratrici e lavoratori. Nell’Assemblea Generale c’è anche il ruolo delle delegate e delegati per come saremo in grado di coinvolgerli nella condivisione di un progetto politico e di un programma di lavoro che dovremo costruire dal prossimo anno.
Per questo, sarà necessario inserire tra gli appuntamenti di breve periodo la prima convocazione dell’Assemblea Generale.
In merito alla Carta dei Diritti universali del lavoro-Nuovo Statuto di tutte le Lavoratrici e Lavoratori riteniamo che la FILCAMS non possa non candidarsi a sostenere questo progetto politico e identitario. Ne abbiamo parlato questa mattina alla presenza della Segretaria Generale Susanna Camusso e quindi non procederò a ulteriori approfondimenti, sapendo che il tema diventerà centrale da gennaio a marzo per la campagna straordinaria di consultazione degli iscritti e quindi sarà oggetto di nuovi appuntamenti sin dal nostro prossimo Direttivo.
Il fatto di aver tracciato soltanto alcune delle questioni su cui abbiamo lavorato nel corso del 2015 non ha la finalità di accantonare o derubricare altri temi parimenti importanti per la FILCAMS. Nonostante il tentativo di sintesi credo che possiamo anticipare a tutti noi una spontanea considerazione: le questioni da affrontare sono troppe con il rischio di essere affrontate male, con una qualche ambiguità sul progetto complessivo e comunque non con la giusta attenzione.
A questa considerazione se ne contrappone un’altra altrettanto spontanea perché obiettivamente non c’è una condizione diversa su cui lavorare. Ognuno di questi temi altro non è che parte dello stesso filo conduttore della politica complessiva che abbiamo intrapreso perché il lavoro diventi e torni a essere centrale nel nostro paese a partire dalle nostre iniziative e azione quotidiane.
Buon lavoro