Agenti di viaggio e tour operator, “Siamo i nuovi invisibili”
Gli addetti del comparto in balia dell’emergenza, degli allarmi e di norme in continuo aggiornamento, si sentono abbandonati dalle istituzioni
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Nella sequenza intermittente e incerta di libertà ritrovate, nuovi aumenti dei contagi e ulteriori restrizioni che costringe il mondo del turismo a un cauto equilibrismo, agenzie di viaggio e tour operator occupano il segmento del settore più provato da questo logorante esercizio di resistenza.
“Il turismo è suscettibile a ogni piccola variazione – spiega Linda Bernabei, impiegata della Robintur – se cade una foglia a Tokyo il rumore arriva qui da noi e dobbiamo correre ai ripari”.
Lo stormire di fronde in questi tempi è forte e incessante e spesso a portarlo è anche un allarmismo non troppo controllato. E il primo avviso che arriva è sempre quello: non muoversi, non viaggiare. “Basta un’intervista in tv e i clienti tornano da noi a disdire quello che avevano prenotato, facciamo fatica a lavorare, soprattutto perché il viaggio non è considerato un bene che aiuta le persone a rigenerarsi, ma qualcosa di superfluo. Siamo diventati dei fantasmi.”
Non è nemmeno più la concorrenza del web l’ostacolo. “La gente si è spaventata della mancata assistenza, della difficoltà di ottenere un rimborso parlando solo con un computer – racconta Linda - e si sono rivolti a noi nuovi clienti, che non avevano mai utilizzato un’agenzia per viaggiare prima di allora”.
“L’introduzione dei corridoi turistici, a settembre, è stata accolta favorevolmente da tutti, agenzie, tour operator e clientela – racconta Andrea Chivilò, addetto Alpitour – ma le destinazioni protette sono poche e l’obbligo di eseguire una serie di tamponi molecolari, prima durante e al termine del viaggio, rappresenta per molti una spesa onerosa. Dopo il fermento iniziale, è arrivato il rallentamento”.
“I paletti che ha messo l’Italia sono giusti, ma sono tanti – aggiunge Linda – dobbiamo garantire, ovviamente, la massima sicurezza negli spostamenti, nei villaggi turistici il personale deve essere tutto vaccinato e i paesi stranieri che lavorano con noi si sono dovuti adeguare da una settimana all’altra. La cosa più triste però è che la gente si organizza da sola, perché non ci sono abbastanza controlli negli aeroporti e in tanti sono riusciti ad andare autonomamente dove noi non potevamo mandarli”.
“Noi limitiamo le destinazioni, diamo delle garanzie, curiamo la sicurezza in ogni dettaglio – le fa eco Andrea – però poi ci sono dei confini dove non si controlla nemmeno il tampone, non solo la vaccinazione. Dispiace questa incongruenza, come pure l’allarmismo che la stampa diffonde sui pericoli sociali di destinazioni come New York, che non presenta poi criticità tanto diverse da Roma e Milano”.
Paletti, burocrazia in continua evoluzione. “Il sito della Farnesina non è aggiornato sempre al 100% - spiega Linda – e noi dobbiamo stare attenti a tutte le normative, ai moduli da compilare che cambiano da un giorno all’altro. Abbiamo organizzato una partenza per la Svizzera e i clienti erano già partiti quando la Svizzera ha introdotto l’obbligo di tampone molecolare eseguito 48 ore prima: abbiamo dovuto fermarli e trovare un posto dove fargli fare il tampone, altrimenti li avrebbero rimandati indietro. Noi siamo reperibili 24 ore su 24, i clienti hanno il nostro numero di cellulare, se c’è bisogno di noi ci dobbiamo essere, in qualsiasi momento”.
La stagione invernale era partita bene, racconta Linda, con prenotazioni quasi da vecchi tempi, ma l’arrivo della nuova variante e il tam tam mediatico hanno portato un’onda di disdette. Ma non sono le uniche difficoltà. “Alle Maldive, una delle poche destinazioni protette, abbiamo pochi resort turistici– spiega Andrea – e poi noi italiani, insieme agli inglesi, siamo partiti tardi, mentre tedeschi, francesi e spagnoli hanno iniziato a prenotare prima di noi, lasciando pochi posti a disposizione”.
“Ogni cosa ci colpisce e allo stesso tempo, non veniamo tutelati a sufficienza – ribadisce Linda – ci sentiamo spesso abbandonati. Quando il ministro Garavaglia parla di turismo parla solo degli hotel di Rimini e di Roma, ma il turismo siamo anche noi, le agenzie di viaggio e i tour operator”.
“In altri paesi i lavoratori del turismo hanno ricevuto aiuti molto forti – nota Andrea – mentre noi dopo i primi ristori non abbiamo avuto più nulla”.
Nel frattempo è sempre cassa integrazione, “una cassa integrazione furente” dice Linda, che si trova in ammortizzatore sociale al 70% e lavora la metà delle ore, ma tiene a sottolineare l’attenzione ricevuta dall’azienda, che ha sempre anticipato la cassa e in vista della riduzione drastica degli stipendi ha anticipato anche, in accordo con il sindacato, tredicesima e quattordicesima.
“Che poi, alla fine – conclude Andrea – non vorremmo neanche i ristori, vorremmo semplicemente smettere di essere in cassa integrazione, tornare a lavorare a tempo pieno e guadagnare il nostro stipendio. È una questione di dignità per un lavoratore”.