25/2/2022 ore: 15:08

Acqui, la scomparsa delle terme

La proprietà chiude il Grand Hotel, due stabilimenti e si sottrae al confronto

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È saltato l’incontro previsto per venerdì 25 febbraio in prefettura, ad Alessandria, per affrontare la situazione del Grand Hotel e degli stabilimenti termali di Acqui Terme. È saltato perché l’azienda proprietaria delle strutture, la genovese Finsystem, lo ha giudicato ‘improduttivo’.

È così che la famiglia Pater, che aveva acquisito il complesso nel 2016, traghettandolo dal pubblico al privato, ha posto una sorta di sigillo alle decisioni annunciate: la chiusura definitiva del Gran Hotel e di due degli stabilimenti termali, un complesso decimato senza pietà, del quale secondo la proprietà non è nemmeno utile parlare.

 

“La cessione a privati era stata accolta favorevolmente, perché si riteneva che potesse produrre un investimento di rilievo nel campo farmacologico, reumatologico/riabilitativo e del benessere - spiega Stefano Isgrò, segretario della Filcams Cgil di Alessandria – ma quello che si è visto è stato solo un aggravamento della crisi già esistente”.

“Un vero e proprio piano industriale non era mai stato presentato” aggiunge. Il Grand Hotel Nuove Terme, gioiello Belle Epoque aperto nel 1891, lo stabilimento curativo Nuove Terme, lo stabilimento curativo Regina e il centro benessere Lago delle Sorgenti "sono stati rilevati per una cifra esigua e non sono mai stati oggetto di investimenti strutturali” da parte di un’azienda che ha il suo core business in tutt’altro settore. Nessuna cura per il rilancio di un comparto così importante per il territorio, semmai un progressivo distacco, che con il Covid è diventato un punto di non ritorno: è con la pandemia che l’albergo e i due stabilimenti sono stati chiusi per non essere più riaperti. Anche in questo caso, come in tanti altri in questo periodo, l’emergenza sanitaria è sembrata fornire una buona occasione per abbandonare un’attività incerta, senza adoperarsi minimamente per salvarla.

 

E pensare che incontrando i sindacati, a metà dicembre, l’azienda aveva presentato un piano di riapertura per il 2022/23 per l’hotel e per uno degli stabilimenti, uno spiraglio che si apriva però insieme all’annuncio del piano di stagionalizzazione del personale delle terme, ovvero la trasformazione dei contratti a tempo indeterminato rimasti in contratti a termine. Una soluzione che l’azienda aveva adottato da tempo, sostituendo progressivamente nel ricambio gli stagionali ai dipendenti e che adesso diventa una scelta radicale.
“La gestione del personale da parte di Finsystem è stata disastrosa – racconta il segretario - drastico taglio agli organici, blocco delle assunzioni stagionali, mancato turn- over, mancati riconoscimenti di professionalità, demansionamenti, condizioni di sicurezza sempre più carenti”. 

Lo sguardo di prospettiva comunque è durato poco e con il nuovo anno è arrivata la notizia della chiusura permanente del Grand Hotel: i costi di gestione, dice l’azienda, sono insostenibili, nonostante le importanti risorse economiche di cui dispone il gruppo. La chiusura comporta un procedimento di licenziamento collettivo per i 15 dipendenti, ma la perdita non riguarda solo i lavoratori diretti, colpisce tutto l’indotto ed è una scure che allunga la sua ombra su tutta la città, perché “quell’albergo è il simbolo di Acqui Terme, che non si chiama così a caso – spiega Isgrò – tutto ad Acqui ruota intorno alle terme, è a rischio la tenuta economico-sociale del territorio. Abbiamo cercato di valutare insieme delle alternative a una soluzione così drastica, ma la proprietà ha tirato diritto, senza preoccuparsi delle conseguenze”.

 

Si tratta peraltro di una ricchezza naturale che va sprecata: le acque termali, che sgorgano naturalmente a 75 gradi, hanno qualità curative certificate. “Sono la risorsa fondamentale della città, intorno alla quale costruire un piano di sviluppo e di rilancio dell’economia, in una prospettiva di crescita occupazionale e di lavoro di qualità” aggiunge Isgrò, invocando l’appoggio delle istituzioni, non solo locali, per tutelare lavoratrici e lavoratori. 

Ma intanto l’azienda incontra singolarmente i dipendenti degli stabilimenti termali, per illustrare loro la revisione a cui saranno sottoposti i servizi curativi delle Nuove Terme e il cambio del loro contratto, sei mesi di lavoro invece di dodici, e si rifiuta di partecipare al tavolo di crisi convocato in prefettura.
In questo momento difficile Acqui Terme conserva intatta la sua bellezza, quella che insieme alle magiche acque ha attirato migliaia di turisti - anche Winston Churchill vi aveva soggiornato. Ma adesso è bella e deserta, perché chiudere albergo e terme è proprio come chiudere tutta la città.