Cineca, intesa sullo smart working non rispettata. Il 9 settembre sciopero degli oltre 1100 lavoratrici e lavoratori
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Alcuni costretti perfino a licenziarsi per l'impossibilità di conciliare lavoro e vita privata
L'azienda ha imposto cambiamenti e non vuole tornare all'accordo sottoscritto. I sindacati si mobilitano
C'è chi è stato costretto perfino a licenziarsi, impossibilitato a conciliare vita privata e lavoro sulla base dell'organizzazione di Cineca; un'organizzazione che sarebbe dovuta essere transitoria per poi tornare all'intesa siglata con i sindacati, ma che così non è stato a causa del peggioramento delle relazioni sindacali.
È per questo che gli oltre 1100 lavoratori e lavoratrici di Cineca, il consorzio interuniversitario italiano a cui aderiscono 70 università italiane, 2 ministeri e 46 istituzioni, hanno proclamato lo sciopero di lunedì 9 settembre. Una decisione che arriva al termine dell'incontro dello scorso mercoledì tra i sindacati e la direzione aziendale di Cineca con all'ordine del giorno la gestione dello smart working e le modifiche organizzative decise lo scorso giugno.
L’incontro segue gli altri passaggi negoziali e assembleari del mese di luglio. "Nel corso della riunione - spiegano Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs - abbiamo ribadito, come organizzazioni sindacali unitariamente alle rappresentanze sindacali aziendali, che era necessario da parte della direzione il ripristino delle condizioni organizzative precedenti alle modifiche imposte in questi mesi. Quindi riprendere gli accordi individuali, sottoscritti sulla base delle regole definite nel contratto integrativo, ad oggi modificati per restituire alle persone la condizione lavorativa che hanno applicato in questi anni".
Questo fatto, per sindacati e lavoratori, è indispensabile per una serie di ragioni, in testa lo stravolgimento della vita dei dipendenti organizzata tra attività lavorativa e impegni personali sulla base dei precedenti accordi. Diverse lavoratrici e lavoratori avevano concordato forme di smart working “esteso” come condizione per poter lavorare nel consorzio: a fronte di queste modifiche alcune ed alcuni di loro si sono dovute e dovuti dimettere.
Non solo. Gli accordi erano frutto di attente valutazioni gestite sia a livello collettivo che individuale e nel contratto integrativo erano chiari i meccanismi di verifica dell’articolato sullo smart working che avrebbero permesso di discutere in anticipo di eventuali necessità organizzative. "Il fatto di non averle applicate - concludono i sindacati - rende esplicita la volontà aziendale di procedere da sola senza ascoltare la voce delle rappresentanze sindacali".
A pochi mesi alla scadenza del contratto integrativo aziendale e con la presentazione della piattaforma sindacale di rinnovo nelle prossime settimane, quindi, occasione in cui si sarebbe potuto discutere della modalità organizzativa dello smart working, e dopo promesse di migliori trattamenti per la sede di Bologna soltanto, ("è un tentativo di creare divisione e confusione tra lavoratrici e lavoratori", affermano le tre sigle) vengono confermate e rafforzate le ragioni dello stato di agitazione e dello sciopero del 9 settembre.