Vigilanza e Servizi fiduciari, una paga anti costituzionale
La sentenza del Tribunale di Milano condanna l'azienda a un risarcimento
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3,96 euro netti l'ora. È la retribuzione stabilita da un contratto siglato dieci anni fa, che i sindacati stanno cercando di portare al rinnovo affrontando, da un incontro all'altro, la resistenza granitica della parte datoriale, che non cede proprio su quel punto, quell'aggiornamento retributivo che porterebbe lavoratrici e lavoratori della Vigilanza e dei Servizi fiduciari da un salario ormai divenuto indecente a uno dignitoso.
Che quella paga, oltre a essere indecorosa, è persino anti costituzionale, lo ha appena ribadito una sentenza del Tribunale di Milano, ultima di una serie di pronunce emesse in seguito a ricorsi presentati anche dalla Filcams.
La sentenza ha sancito la vittoria di una lavoratrice padovana della Civis, che aveva intentato causa contro l'azienda: la retribuzione oraria di quella lavoratrice secondo il giudice del lavoro Tullio Perillo viola l'articolo 36 della Costituzione, in base al quale "il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro e, in ogni caso, sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa".
Qualità, queste ultime, che nelle vite di queste lavoratrici e lavoratori si perdono nella necessità di accumulare ore di straordinari o addirittura più lavori per arrivare a un mensile meno povero: più fatica e meno tempo per la vita privata e la famiglia, per giungere a far fronte a tutto, per sopravvivere.
"Il contratto in essere è stato siglato nel 2013 e l'ultimo aggiornamento salariale è datato marzo 2016 - spiega Emanuele Ferretti, Filcams Cgil nazionale - quando è stato firmato la priorità era l'emersione del lavoro nero o grigio e i parametri stabiliti dal contratto dovevano essere adeguati quanto prima, ma non è stato possibile farlo, a causa del comportamento dilatorio delle controparti datoriali".
Il giudice ha individuato "un parametro più coerente" nel contratto nazionale dei Proprietari di Fabbricati, escludendo la conformità al dettato costituzionale anche degli altri contratti sottoscritti dalle altre OO.SS. per gli operatori fiduciari, e ha condannato la Civis a risarcire la lavoratrice, riconoscendole la differenza pregressa tra la sua retribuzione oraria e quella applicata dal contratto dei Portieri, sottoscritto da Filcams Fisascat e Uiltucs, per un totale di quasi 7.000 euro .
La condizione di questa lavoratrice è la stessa di altre migliaia di addetti sul territorio nazionale.
L'azienda farà ricorso, appellandosi alla corretta applicazione di quanto previsto dal contratto, ma il corto circuito ormai è acceso e il paradosso di un rinnovo osteggiato proprio per continuare a mantenere la retribuzione del comparto lontana dai dettami della Costituzione è ancora più chiaramente sotto gli occhi di tutti: le aziende che si difendono dichiarando che le paghe contestate sono quelle previste dal contratto siglato dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative sono le stesse che ostacolano la chiusura del negoziato, mantenendo bassi in questo modo i costi della manodopera.
Ma le cause intentate singolarmente in diversi lavoratori con o senza OO.SS. per quanto mettano in luce la sofferenza dei lavoratori e segnino, come in questo caso, dei punti importanti per la causa del comparto, non sono risolutive. Solo il rinnovo del contratto nazionale, con un adeguato aggiornamento retributivo e normativo, potrà portare a una soluzione stabile e concreta.
"È una battaglia che ci vede in prima linea da tempo, siamo stati i tra primi ad appellarci all'articolo 36 della Costituzione - aggiunge Ferretti - e stiamo organizzando una innovativa class action per inibire l’applicazione di una retribuzione così bassa nel settore. Il 20 aprile ci sarà la prima udienza e tutto procederà unitamente alla mobilitazione territoriale, per arrivare in tempi brevi alla positiva definizione del negoziato".