6/7/2023 ore: 16:58

“Mettiamo il turismo SottoSopra”, la tappa di Olbia nel tour della Sardegna

Nell'isola la campagna della Filcams

Contenuti associati

Ha fatto tappa a Olbia, il tour del camper di Filcams nazionale allestito per la campagna di tutela delle lavoratrici e dei lavoratori stagionali nella filiera del turismo.

La Filcams Cgil regionale della Sardegna ha promosso un incontro durante il quale i diversi soggetti interessati del settore si sono confrontati su criticità, sviluppo e prospettive di un settore trainante dell’economia nazionale, ma che in Sardegna presenta pesanti deficit organizzativi e di programmazione strategica.

Al tavolo erano presenti la Filcams con la Segretaria Nazionale Monja Caiolo e la segretaria generale sarda Nella Milazzo; per la Regione Sardegna il capo di gabinetto dell’assessorato al Turismo a fare le veci dell’assessore Gianni Chessa e l’assessora al lavoro Ada Lai; la parte datoriale era rappresentata da Paolo Manca, presidente regionale e vicepresidente nazionale di Federalberghi; Massimiliano Mra, dirigente regionale dell’Ispettorato del Lavoro; il professor Bruno Sanna, dirigente della rete nazionale degli istituti alberghieri e il segretario generale della Cgil Sardegna, Fausto Durante.

Un dibattito vivace, non privo di frecciate rivolte alternativamente a questo o quell’ospite, su questioni estremamente trasversali quali l’applicazione dei contratti di lavoro, il ruolo degli organismi ispettivi, l’importanza della formazione professionale, la programmazione di politiche attive per il lavoro e lo sviluppo del turismo da parte della Regione.

A finire sotto la lente degli intervenuti il valore da assegnare al lavoro in un settore dove la produttività è strettamente legata al rapporto che si instaura tra addetti e clienti, per soddisfare le aspettative di chi arriva confidando in una vacanza (o un viaggio di lavoro) impeccabile, memorabile.

Nel suo intervento di apertura, Nella Milazzo ha sottolineato come nel turismo si punti sempre più a garantire servizi ottimali ai clienti trascurando diritti e tutele di chi quei servizi e prestazioni deve fornire.

“Riprende il turismo – ha detto – ma non migliorano le condizioni di lavoro, anzi. Il settore è regolato da contratti scaduti e non rinnovati da quasi cinque anni, condizioni di estrema irregolarità diffusa nel settore, migliaia di lavoratrici e lavoratori che hanno che hanno bisogno di essere sostenuti e supportati; noi vorremmo essere vicini a loro per renderli visibili, migliorare le loro condizioni di lavoro, perché questo miglioramento porta beneficio al comparto tutto”.

Particolarmente suggestivi gli interventi di lavoratrici e lavoratori che hanno portato le loro esperienze al tavolo del confronto, positive e negative. Come il caso di Lissia, dipendente di un bar, regolarmente assunta che ha però dovuto ricorrere al sindacato per far valere i propri diritti al riposo, a un orario concordato, a uno stipendio regolare e dignitoso. Una causa vinta che le ha restituito dignità e serenità familiare.

Esempio positivo anche quello portato da Luigi, delegato di Sardegna Resort, che ha evidenziato l’impegno dell’azienda nell’investire sui dipendenti, sulla loro formazione continua. Un aspetto, questo, fondamentale, sottolineato anche da Bruno Sanna quando ha detto che “le scuole professionali sono in grado di dare un’alta formazione a migliaia di potenziali addetti, peccato manchi una norma che obblighi le imprese ad assumere personale formato per le mansioni richieste”.

Si è parlato quindi dello sfruttamento diffuso degli addetti, con l’applicazione di contratti pirata, che non garantiscono diritti e tutele previsti dai contratti stipulati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative. Dito puntato anche contro le piattaforme online che gestiscono ricettività e offerta di alloggi in un regime di sostanziale concorrenza sleale.

“Le piattaforme non pagano le tasse in Italia, ma qui realizzano fior di profitti – ha detto Paolo Manca – e qui la politica dovrebbe intervenire. Il turismo non può essere delocalizzato, portando personale all’estero, il servizio deve essere garantito dove il cliente lo richiede. Noi siamo in regola, ci scontriamo con chi lavora in nero”.

Condividendo le richieste di maggiori tutele per i lavoratori, Manca ha sollecitato interventi anche a favore delle imprese turistiche, schiacciate proprio dalla concorrenza delle piattaforme e dall’assenza di strategie programmatorie di Stato e Regioni.

Un aiuto che l’assessora al lavoro, almeno a parole, pare voler garantire.

“La Regione – ha detto Lai – ha stanziato oltre 17 milioni per la concessione di aiuti per le imprese turistiche, che hanno assunto personale nel 2022. A tal proposito, garantiamo la prosecuzione della procedura dell’ultimo avviso dedicato agli incentivi per le imprese turistiche, in cui si è verificato uno stop del click day; ho dato mandato alla direzione dell’assessorato di potenziare il sistema informatico o di trovare in pochi giorni un’alternativa all’avviso a sportello per dare avvio, quanto prima, alla presentazione delle domande per gli aiuti al sostegno dell’occupazione”.

Presentando i dati dell’attività dell’Ispettorato regionale del Lavoro, Massimiliano Mura ha voluto sottolineare come un settore irregolare arrechi danno ad un intero sistema economico. “Il lavoro grigio – ha detto – non è che rechi minor danno di quello totalmente nero, anzi. Spesso fa riferimento a soggetti e associazioni poco pulite, che rispettano solo in parte le regole per non entrare nel mirino dei controllori. Danno che si ripercuote sulla qualità dei servizi, sulla qualità del lavoro, con gli addetti che realmente non sanno per chi stanno lavorando, accettando condizioni solo apparentemente sui binari della legalità”.

“Qual è il modello di turismo che vogliamo per la Sardegna?” si è chiesto Fausto Durante. “Certo non quello dello sfruttamento, degli orari infiniti, delle assunzioni part time per orari lunghissimi di servizio, senza ferie, permessi, riposi settimanali o malattia. A queste condizioni è chiaro che i giovani non rispondono alla chiamata, non intendono più essere maltrattati”.

Un concetto ribadito da Federico Piras, dell’Unione dei Universitari UDU di Sassari.

“Se ci fossero veramente orari corretti, stipendi giusti contratti regolari – ha detto alla platea dei partecipanti – i giovani e le giovani sarebbero sempre pronti e a disposizione per lavorare. Fateci però lavorare dignitosamente, non pretendete che si lavori fino a 15 ore al giorno, perché non è accettabile: un contratto regolare, uno stipendio equo, una vita regolare danno dignità alla persona, senza questo non possiamo biasimare che i giovani scelgano di abbandonare la propria terra e cercare fortuna altrove, anche all’estero”.

Nelle sue conclusioni, Monja Caiolo ha rincarato. “Se i lavoratori fuggono per la precarietà, lo sfruttamento, le irregolarità, le condizioni di lavoro insostenibili, non servono provvedimenti che sono specchietti per le allodole, come la detassazione delle mance o degli straordinari o delle maggiorazioni per il lavoro festivo. Non servono, soprattutto, provvedimenti che aumentano sfruttamento e precarietà, come voucher, le nuove norme per i contratti a tempo determinato e l’aumento dei flussi di lavoratori stranieri”.

“È necessario un impegno concreto – ha detto ancora Caiolo – da parte della politica e dell’imprenditoria: serve rimettere al centro il Lavoro. Lavoro regolare, dignitoso, stabile, con il corretto riconoscimento delle professionalità e delle competenze, che sicuramente devono essere in costante aggiornamento attraverso la formazione, sia quella scolastica che quella continua in costanza di lavoro”.

Un’ultima considerazione Caiolo la riserva alle indennità di disoccupazione Naspi per le lavoratrici e i lavoratori stagionali. “L’attuale formulazione della Naspi – ha concluso la segretaria – penalizza fortemente i lavoratori stagionali: la vecchia indennità di disoccupazione permetteva, a chi lavorava sei mesi l’anno, di avere una copertura reddituale per i restanti sei mesi. Oggi, chi lavora sei mesi, finita la stagione, ha una copertura di soli tre mesi. La maggior parte degli stagionali, lavora tre mesi l’anno. Ecco perché i lavoratori fuggono dal Turismo e guardano agli altri settori produttivi, perché comunque garantiscono una maggiore stabilità, occupazionale e reddituale. E su questo, le aziende e le istituzioni devono riflettere”.

 

Gallerie fotografiche